FOGLIO LAPIS - OTTOBRE- 2020

 

Come disse Italo Calvino, la scomparsa dell'autore della Grammatica della Fantasia ha impoverito il mondo – Il contributo pedagogico e la scoperta della Fantastica, fondamento secondo Novalis dell'arte di inventare – Il cruciale passaggio dall'immaginazione alla creatività

 

Se c'è un autore intergenerazionale in Italia capace di piacere sia a grandi che a piccoli questo è sicuramente Gianni Rodari. Nato ad Omegna (VCO) il 20 ottobre 1920 e perduto il padre fornaio all'età di nove anni, si trasferirà con la madre in Lombardia dove, ottenuto il diploma magistrale ed abbandonata l'università, insegnerà per alcuni anni nelle scuole elementari del varesotto. Nel 1944 si iscrive al Partito Comunista e verrà invitato a dirigere il settimanale L'Ordine Nuovo. Da qui inizierà la sua carriera di giornalista che lo condurrà a collaborare con diversi periodici quali l'Unità, Vie nuove, il Pioniere, Avanguardia, Paese Sera. L'attività di divulgatore comunista e la cooperazione con testate tutte di sinistra in breve tempo gli varranno l'appellativo vaticano di "ex-seminarista divenuto diabolico" con relativo invito a boicottare i suoi libri.

Proprio la sua esperienza di maestro elementare farà sì che gli vengano affidate alcune rubriche dedicate all'infanzia quali la fortunatissima La domenica dei Piccoli su l'Unità.

Questo incarico gli permetterà di sviluppare la propria propensione verso la scrittura per l'infanzia, scrivendo racconti, filastrocche, fiabe e dando vita ai suoi primi fortunati personaggi come Cipollino. Questo spazio insolito dedicato ai bambini su un quotidiano nazionale che aveva un pubblico ben caratterizzato e tutt'altro che infantile, gli permette di instaurare ben presto un filo diretto con i bambini, perchè pur nella semplicità ed immediatezza del linguaggio riesce a volare alto descrivendo sentimenti e concetti profondi e universali. Nella sua vasta opera non ha mai prodotto un personaggio indimenticabile, assoluto, un Pinocchio per intenderci, per il semplice fatto che non intende rivolgersi a proiezioni ideali ma a soggetti reali, concreti con un nome, un cognome ed una geografia di provenienza. Ed è proprio in questo tipo di narrazione che i suoi personaggi si rivelano moderni ed attuali ancora oggi.

La sua produzione letteraria raggiunge l’apice nel 1970 quando è insignito del premio Hans Christian Andersen, una specie di Nobel della letteratura per l’infanzia, che lo proietta in un contesto internazionale. La lettura di Novalis, un teologo e scrittore tedesco, che nei Frammenti sostiene che "se avessimo una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l'arte di inventare", conduce Rodari a pubblicare nel 1973 il suo capolavoro pedagogico: Grammatica della Fantasia, un autentico faro per quanti si dedicano all'educazione alla lettura e alla letteratura per l'infanzia. Un testo che pur ponendo al centro il mondo dei bambini, intende, questa volta, rivolgersi a genitori ed educatori. Un unicum nel suo genere e che affonda le sue radici nella Pedagogia popolare teorizzata da Célestin Freinet che vedeva l’educazione come cambiamento personale, e non come indottrinamento.

L'elemento di maggiore originalità ed importanza è il ruolo che ricoprono l'immaginazione e la fantasia nell'educazione dei ragazzi. L'immaginazione è ritenuta uno strumento imprescindibile nella crescita dei ragazzi, ecco perchè deve essere stimolata e coltivata, con la parola nel ruolo di liberatore. Il passaggio dall'immaginazione alla creatività può avvenire in tutti e, in una mente ben allenata, può rivelarsi brevissimo. Questo processo condurrà il soggetto alla maturazione di un pensiero divergente capace di rompere gli schemi dell'esperienza e di giungere alla formulazione di giudizi autonomi ed indipendenti.

Tali approcci teorici e metodologici, che traggono fondamento dalla negazione di ogni rigida prassi e sono improntati al dinamismo creativo, alla cooperazione fattiva, alla ricerca perenne, sono basati sull’esperienza per tentativi. Questa ricerca comporta, inevitabilmente, di incorrere continuamente in errori. Si ha in questo modo una visione educativa dell'errore e non punitiva, di socratica memoria. Ed è proprio a partire dalla seconda metà del '900 che si comincia a delineare una forma di pensiero che getta le basi per quella che verrà definita la Pedagogia dell’Errore. Questo grazie a Popper ma soprattutto alla rilettura dello stesso che verrà effettuata da Perkinson ed esposta, nel 1971, in The Possibilities of Error. Ciò apre la strada alla possibilità di inserire l’errore nella didattica a scuola come materia viva nel processo di insegnamento e di apprendimento.

Anche Feuerstein dedicherà alcune pagine del suo Programma di arricchimento strutturale (PAS) agli errori, proprio per sottolineare la loro funzione come fonte di pensiero critico consapevole.

Lo stesso Rodari, prendendo spunto dalla torre di Pisa, affermerà che "gli errori sono necessari, utili come il pane e spesso anche belli".

Oggi a cento anni esatti dalla sua nascita non ci resta che condividere la riflessione di Italo Calvino: con la morte di Rodari il mondo si è impoverito. Di lui vogliamo cogliere l’invito, rivolto a grandi e piccini, alla libertà e alla fantasia, alla Fantastica per dirla con Filippo Nibbi, come ideali da perseguire perché, come afferma Andersen: “la vita di per sé è la favola più fantastica”.

 

                                                                  Clemente Porreca  

 

 


                                                  

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