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Prof. Antonino Mangano dell’Università di Messina, presidente dell’Associazione Centro per lo sviluppo creativo “Danilo Dolci”:

 

Ricreare la scuola.

 

Nel chiedermi di aprire i lavori di questo Forum internazionale sull’innovazione didattica, la Lapis mi affida il compito di illustrare le linee del mio progetto di sperimentazione educativa e metodologico-didattica nella scuola dell’obbligo che le due associazioni, Lapis e Centro “Danilo Dolci”, propongono all’attenzione degli studiosi e degli amministratori. Per chi desideri leggerlo nella sua integrità, il progetto è disponibile in questo stesso sito; mi limiterò in questa sede a delinearne la struttura e sottolinearne i punti essenziali.

La scuola anacronistica produttrice di malessere. Noi non intendiamo demonizzare la scuola, che non è certo l’unica responsabile delle forme di malessere sociale: non condividiamo il parere dei “descolarizzatori” del recente passato, che propugnavano l’abolizione della scuola. No, quello che vogliamo è denunciare l’anacronismo della “qualità” dell’istruzione, e dei suoi rituali metodologico-didattici, e l’esigenza di quello sforzo innovativo che è imposto non solo dai bisogni del singolo e della società ma anche dalla scienza più avanzata.

Le forme di malessere sociale cui la scuola non è estranea. Oltre la metà degli italiani non legge libri e considera normale questo comportamento: è una conseguenza dell’apprendimento chiuso e strumentale che si pratica tuttora nella scuola. Altissima è la cosiddetta dispersione, cioè la mortalità scolastica e accademica: il fenomeno si affaccia fin dai primi anni dell’istruzione elementare, per trascinarsi in crescendo fino all’università. Esso è particolarmente grave nelle aree socialmente svantaggiate, come certe periferie urbane. E’ uno spreco dalle conseguenze gravi, sia sui diritti della persona, sia sulla coesione sociale. In Italia, come in altre società occidentali, dilagano le tossicodipendenze: effetto fra l’altro della negazione del diritto all’originalità, alla diversità, all’autonomia personale e comunitaria. Si tratta di poteri individuali che l’educazione potrebbe sviluppare, che allo stato l’educazione non sviluppa. In Italia, come altrove, la partecipazione politica è in calo: la scuola non fa nulla, o fa molto poco, per promuovere il senso dell’interesse collettivo. Siamo dunque di fronte a un vuoto educativo, prodotto da un sistema scolastico obsoleto. Non si può vivere nel ventunesimo secolo con la formazione offerta da un sistema didattico qualitativamente rimasto al livello dei secoli precedenti.

 

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Obiettivi della sperimentazione. E veniamo alle mete che ci proponiamo di raggiungere. Fra gli obiettivi che intendiamo raggiungere ce ne sono di negativi (rifiuto o difesa dalle forme di malessere) e di positivi (sviluppo dei tratti necessari per una integrazione creativo-progettuale nella società, che si persegue democratica, nonviolenta, rispettosa dei bisogni e dei diritti dell’uomo e della natura).

Obiettivi di carattere negativo. Lotta alla noia, alla scuola alienante considerata alla stregua di una tortura. Lotta alla dispersione scolastica, attraverso attività creative, partecipative, di gruppo, che valorizzino fra l’altro la cultura d’origine dello studente. Superamento dell’idea strumentale della cultura, poiché la cultura non serve solo per ottenere un diploma ma è parte del nostro modo di pensare e di essere. Superamento della dipendenza dai modelli, da ciò che è stato pensato da altri, tipica di una scuola che affonda le sue radici in tempi anteriori alla concezione evoluzionistica della realtà.

Obiettivi di carattere positivo. Si tratta di attivare l’apprendimento come processo di ricerca. Il sapere non deve discendere dalla cattedra come una imposizione, ma va costruito maieuticamente, attraverso la partecipazione attiva di chi apprende. Non bisogna imparare solo i contenuti ma anche i metodi; bisogna “apprendere ad apprendere”. C’è un tesoro nei bambini e nei giovani, la curiosità, che viene solitamente repressa: bisogna invece trasformarla in metodo di ricerca. Occorre inoltre rispondere al bisogno di libertà “positiva”, costruire la consapevolezza che è possibile agire sia sui problemi individuali, sia sui grandi mali del mondo. Va infine diffusa l’abitudine a ragionare in termini di interdipendenza complessa, di realtà come sistema organico in cui l’uomo dipende dalla natura e la natura dall’uomo. Bisogna, in definitiva, educare a pensare.

Le riforme scolastiche in Italia. Noi salutiamo con favore gli intenti riformatori che si vanno realizzando, in particolare la rivalutazione della funzione docente. Ma non possiamo fare a meno di rivolgerci alcune domande: si considera la qualità della scuola come parte della qualità della vita? Si percepisce in modo adeguato il nesso fra scuola e vita sociale? E soprattutto: quale posto viene riservato alla costruzione attiva dell’apprendimento da parte del soggetto che apprende?

I dettagli tecnici. Concludo ricordando che un gruppo di esperti dovrà elaborare la parte tecnica del progetto. Si dovrà proporre una metodologia sperimentale, organizzare la preparazione dei docenti, definire l’ubicazione della scuola sperimentale (che si vorrebbe in un’area svantaggiata, in una periferia urbana, ecc.).

 

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Il progetto completo del Prof. Mangano (pagina html)
Il progetto completo del Prof. Mangano (solo testo)
Piccola biografia del Prof. Mangano

Interventi al Forum>Prof. Antonino Mangano

Intervento del 21/05/2000