FOGLIO LAPIS - APRILE - 2019

 
 

Poiché il tasso di assorbimento da parte del mondo del lavoro è insoddisfacente, si cerca di correre ai ripari limitando gli insegnamenti di carattere generale: francese, storia, geografia, educazione civica – Una soluzione paradossale, secondo le critiche provenienti dal corpo docente – Si cerca anche di trasferire alunni verso le specializzazioni che offrono più facilmente impieghi

 

Il cinquantadue per cento dei diplomati che escono dall'istruzione secondaria professionale a sette mesi dal baccalauréat non hanno ancora trovato un posto di lavoro. Sulla base di questo dato insoddisfacente, il ministero dell'educazione nazionale ha elaborato una riforma volta a rendere più facile l'ingresso dei diplomati nel  mondo del lavoro. Ma i modi di questa riforma hanno suscitato le proteste di buona parte del corpo docente. La riforma prevede l'accorpamento delle varie specializzazioni in gruppi di mestieri, e la riduzione del numero di ore settimanali dei corsi da trentaquattro ore e mezzo a trenta ore. Ma il punto cruciale è un altro: il ministero intende ridurre il numero di ore dedicate all'insegnamento delle materie generali, come il francese,la storia, la geografia, l'educazione civica, e a destinare una parte di quelle rimanenti a supporto delle discipline tecniche.

É paradossale, sostiene un docente di lettere citato dal quotidiano Le Monde, pretendere di migliorare l'inserimento die giovani nelle attività lavorative colpendo l'insegnamento generale: lo è soprattutto, spiega, se si pensa all'ambizione più volte manifestata dal ministero dell'educazione di lavorare per un a scuola di eccellenza. Tutti o quasi ammettono che l'istruzione professionale in Francia necessità di una riforma: ma per i più quella imboccata non è la strada giusta. Anche perché i nostri allievi fanno molte ore di stage, dunque non è certamente la formazione tecnica a mancare. Più in generale, alcuni stigmatizzano una scelta che sacrifica la formazione culturale sull'altare dell'efficienza tecnica: come se non fosse proprio la prima a determinare la potenzialità effettiva della persona, in qualsiasi campo di attività.

Chi difende il progetto  ministeriale fa notare che i licei professionali hanno bisogno di un assetto organizzativo rinnovato. Citano il caso di chi sceglie gestione-amministrazione, attualmente circa settantamila ragazzi sugli oltre cinquecentomila che in Francia affollano le classi professionali. Il loro tasso di assorbimento da parte del mondo del lavoro si aggira attorno al trenta per cento, il che significa che oltre i due terzi dei diplomati vanno a ingrossare i ranghi dei disoccupati. Del resto quella di gestione-amministrazione è generalmente una scelta di ripiego. Si tratta dunque di incoraggiare quegli allievi a preferire altre strade, per esempio il settore turistico-alberghiero o quello della sicurezza, o infine quello della logistica: tutte specializzazioni in grado di offrire molto più facilmente lavoro.

Anche questa riconversione suscita aspre critiche da parte dei docenti, se non altro perché implica la soppressione di forse millecinquecento cattedre secondo i sindacati (sicuramente meno secondo il ministero).

 

                                          f. s.  

    


                                                  

 
 

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