FOGLIO LAPIS - SETTEMBRE - 2001

 
 

Sulla scuola che riparte l’ombra tragica degli avvenimenti americani, le inquietudini e le incertezze di un mondo assalito dalla barbarie – E’ un anno scolastico per altri versi anomalo: la riforma dei cicli bloccata, tappati i buchi nel corpo docente ma con l’inaccettabile eccezione degli insegnanti di sostegno, ridotti gli organici del personale tecnico e amministrativo

 

Doveva essere l’anno della riforma dei cicli, una riforma, cito Annalisa Fara, insegnante elementare che così si è sfogata sul settimanale Diario (anno VI, n. 37), “discutibile ma interessante, avviata da un ministro discusso ma coraggioso, pensata ed elaborata da esperti e saggi al di sopra di ogni sospetto e portata avanti da un altro ministro, autorevolissimo linguista”. La maestra, che insegna in una scuola sarda, rassicura i suoi alunni: “Niente paura, bambini! Io non vi butterò via insieme con l’acqua sporca, starò ancora più attenta, non permetterò che la strana aria di restaurazione, che serpeggia dopo il blocco, ci travolga”.

Annalisa Fara esprime un disagio diffuso, all’inizio di questo anno scolastico, lo stesso che un altro insegnante esprime, nella medesima sede, rivendicando al posto delle “tre I” della formula scolastica proposta dalla nuova maggioranza di governo (inglese, internet, impresa), tre I decisamente alternative: ideale, intelligenza, ironia. Che non escludono, del resto, i singoli contenuti di quello slogan, limitandosi a rifiutarne la semplicistica priorità.

Una ripresa scolastica all’insegna della riforma congelata, dunque, e sovrastata dall’ombra terribile del furore barbarico scagliato sugli Stati Uniti d‘America. Dal senso di insicurezza che gli avvenimenti di New York e Washington hanno diffuso nel mondo, dall’inquietudine che turba ogni ragionevole prospettiva di un futuro decente, per noi e soprattutto per loro, i nostri ragazzi. Il ministro Letizia Moratti li ha opportunamente invitati a parlarne con i loro insegnanti, a cercare di ragionarci sopra, a non tenersi dentro i dubbi e le paure.

Come al solito, la scuola riparte gravata di mille problemi. E’ stato risolto, o era in via di soluzione alla ripresa delle lezioni, quello degli organici docenti con la nomina di 80 mila supplenti, ma con un’eccezione che davvero non si vorrebbe registrare, quella degli insegnanti di sostegno. Bisogna ricordare che nelle 371 mila classi italiane dalle materne alle superiori, fra i sette milioni e 600 mila studenti, ce ne sono 130 mila penalizzati da handicap di varia natura. Molti, troppi di loro si trovano in classi troppo affollate, e privi di docenti di sostegno. E’ come moltiplicare per dieci, per cento il loro handicap.

Altro problema grave, quello del personale tecnico e amministrativo. La necessità di liberare risorse per altri impieghi ha portato al taglio per decreto di 18 mila posti di lavoro, e si noti che già molti istituti erano alle prese con gravi carenze di personale. Forse non si sottolineerà mai abbastanza quanto il buon funzionamento della scuola, soprattutto in regime di autonomia, dipenda anche dall’impegno del personale non docente. Anche qui, come per il sostegno ai disabili, bisognerà fare un massiccio ricorso al lavoro straordinario, e all’italianissima arte di arrangiarsi.

L’anno scolastico 2001/02 è dunque scattato, e anche se l’orizzonte appare oscurato da troppe nubi è comunque tempo di incoraggiamenti e auguri. Per i sette milioni e 600 mila studenti che certo meritano una scuola migliore, per i loro 750 mila insegnanti che vorremmo restituiti all’antico prestigio del ruolo, così nevralgico, così vitale. Nella speranza che la riforma “discutibile ma interessante”, per riprendere le parole della maestra Fara, venga magari ridiscussa, integrata, modificata: ma non ripudiata. Non è questo che merita.

 

                                                                                                                  r.f.l.

 

 

 
 

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