FOGLIO LAPIS - SETTEMBRE 1999

 
 

L'indagine conoscitiva del grado d'istruzione dei giovani di leva, frutto dell'intesa fra la Lapis e il Comando della Regione Militare Sud, conferma una volta ancora gli alti livelli di dispersione che abbiamo sempre denunziato - I dati emersi dal sondaggio su un campione di più di tremila diciottenni delle province di Napoli, Bari e Catanzaro, elaborati dal Centro di sperimentazione e ricerca sull'immaginario di Torino, parlano di una scuola vissuta come esperienza difficile e troppo spesso precocemente interrotta

Ricordo mio fratello di ritorno dal servizio militare, raccontava di avere conosciuto giovani che neanche sapevano scrivere il loro nome. Questo circa vent’anni fa, e la cosa non mancò di stupirmi. Purtroppo racconti simili, tra una battuta e una risata, se ne sentono anche oggi, ma più che divertire dovrebbero indignare. Perché oggi si fa un gran parlare di riforma scolastica, di scuola pubblica e privata. Gli insegnanti, da parte loro, lamentano di essere tartassati dalle richieste di continui aggiornamenti, richieste non sostenute da adeguati compensi per il loro, così dicono, superlavoro. Da parte mia, come presidente di questa organizzazione nazionale volta ad affrontare il problema dell’evasione dalla scuola dell’obbligo, posso confermare che ovunque le nostre delegazioni Lapis si siano presentate per verificare il reale stato della scuola di base la risposta, nei vari provveditorati di Sicilia, Sardegna, Campania, ecc., era sempre la stessa e cioè: i bambini sono tutti regolarmente iscritti, esistono osservatori a garanzia del rispetto della frequenza, insomma la situazione è sotto il vigile controllo dell’autorità scolastica. 

Ma allora è forse fatto di extraterrestri, questo 11 per cento di ragazzi che dichiarano di non avere raggiunto il diploma di scuola media inferiore, o questo 6,7 per cento che ammette tranquillamente – davvero scandaloso in un Paese civile – di non avere nemmeno raggiunto la quinta elementare? Dov’erano quegli insegnanti, erano forse troppo impegnati a leggere le circolari del ministero per accorgersi dei bambini che perdevano per strada? E perché queste mancate frequenze non furono segnalate come di dovere ai carabinieri, se proprio non c’era altro da fare? Mi si dirà che i dati emersi dalla nostra indagine rispecchiano una situazione di un decennio fa, quando gli attuali giovani di leva erano in età di scuola elementare: ma spero non si vorrà farmi credere che dopo dieci anni il problema non esiste più… 

Più di tremila ragazzi di Napoli, Bari e Catanzaro hanno costruito, partecipando al sondaggio frutto dell’intesa fra la Lapis e il Comando della Regione Militare Sud, l’immagine di una scuola ostile ma al tempo stesso agognata. Infatti l’indicazione più sconcertante che emerge dalla lettura dei dati, elaborati dal Centro di sperimentazione e ricerca sull’immaginario di Torino, è il desiderio di istruzione che questi ragazzi manifestano, rispondendo che avrebbero voluto studiare più a lungo e che sono favorevoli all’innalzamento dell’obbligo: ma in una scuola diversa, così come la auspicano per i loro figli. Diversa da che cosa? Per esempio dalla scuola che non seppe suscitare l’interesse del piccolo Silvestro delle Cave, da quegli insegnanti che dopo la tragica morte del bambino dissero, bell’esempio di deontologia professionale, che Silvestro aveva sempre regolarmente giustificato le sue ripetute assenze. Vergogna, e si unisce al nostro grido Daniela, la mamma calabrese di due bambini bellissimi e intelligentissimi, uno dei quali con gravi difficoltà di linguaggio. Nell’ultimo anno di asilo Daniela chiese per Andrea l’insegnante di sostegno. Si presentò a casa sua una signora che le disse di conoscere il suo problema (alla faccia della privacy) e la sua richiesta, e la invitò a far pressione sull’autorità scolastica perché quel posto fosse assegnato a lei, seconda in graduatoria. Bambini quindi ridotti a merce persino a scuola. Possibile che nessuno abbia inculcato a quella insegnante un minimo di rispetto per una famiglia già colpita dal problema dell’handicap? 

Vergogna, è settembre, in molti paesi l’avvio dell’anno scolastico è una festa di  ragazzi e di famiglie. Per esempio in Germania i bambini celebrano l’inizio delle lezioni confezionando lunghi cappelli a punta. Da noi la stampa scritta e televisiva, al di là delle solite lamentose litanie sul “problema” scuola, che quindi viene vissuto anche dai bambini come una “gran palla”, si concentra sull’elezione di Miss Italia. Mi colpisce la foto di una certa Miss Eleganza, eletta anche grazie allo sfoggio di una grande tatuaggio sul sedere. Non so da chi fosse composta la giuria che ha fatto quella scelta: certo non dai ragazzi che hanno faticosamente consegnato ai nostri formulari il bruciante segreto del loro insuccesso scolastico. Se i canoni che definiscono l’eleganza sono questi, del resto perfettamente in linea con la volgarità dilagante in televisione e altrove, bisogna amaramente concludere che la situazione educativa nel nostro Paese è ancora più tragica di quella tratteggiata dai ragazzi che pochi anni fa preferirono, piuttosto che “perdere tempo” a scuola, andarsene a lavorare.

                                                                      Marilena Farruggia Venturi
                                                                           presidente della LAPIS

 

 

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