FOGLIO LAPIS - OTTOBRE - 2018

 
 

Il grande successo dei corsi d'istruzione online – Anche alcune fra le università più prestigiose affiancano ai loro programmi tradizionali quelli affidati a Internet – Un'affermazione legata non soltanto alla potenzialità planetaria della rete, ma anche al fatto che il sistema permette di superare certe resistenze psicologiche – L'esempio dei corsi in rete di educazione musicale

 

Sono ormai da tempo sulla via del successo le offerte educative in rete, che provengono anche da università e accademie di grande prestigio. Significativa a questo proposito l'esperienza di Udacity (eu.udacity.com/courses/all), nata dall'iniziativa di due docenti della Stanford University, Sebastian Thrun e Peter Norvig, che in via sperimentale lanciarono gratuitamente in rete nel 2011 una “Introduzione all'intelligenza artificiale”. Si iscrissero più di centocinquantamila studenti di quasi duecento paesi, e sulla base di questo imprevisto risultato fu fondata Udacity, che gradualmente allargò la sua offerta di alto livello scientifico dagli studi sull'intelligenza artificiale fino a una grande quantità di soggetti, per la maggior parte legati ai progressi delle nuove tecnologie.

Per i cosiddetti MOOC (Massive Open Online Courses, corsi aperti di massa online), il momento è particolarmente propizio. Sono infatti pensati per vastissime platee di studenti e spaziano da tempo in ogni ramo dello scibile. I risultati della crescente offerta di formazione a distanza non si sono fatti attendere: si parla di incrementi annuali di oltre il venti per cento, dieci volte il tasso di crescita delle iscrizioni agli istituti tradizionali. Secondo il settimanale britannico The Economist questa tendenza sta scuotendo le torri d'avorio del mondo accademico tradizionale. Del resto le università, anche le più esclusive, si adeguano: per esempio il portale Coursera ha allacciato rapporti di partenariato con decine di istituti d'istruzione superiore in tutto il mondo.

Fra i soggetti proposti da più parti agli studenti online c'è per esempio la musica, che da anni si può apprendere in rete in tutti i suoi aspetti didattici grazie all'offerta di scuole anche di altissimo profilo. É significativo l'esempio di Coursera (www.coursera.org/courses), che alcuni anni or sono ha registrato una folla di partecipanti a un corso di cinque settimane sulle sonate di Beethoven organizzato d'intesa con l'esclusivo Curtis Institute di Philadelphia. Era la prima esperienza di questo tipo, affrontata con qualche perplessità dai responsabili del Curtis, abituati da sempre a platee limitate dal numero chiuso, come si conviene a una istituzione di carattere decisamente elitario. Si aspettavano alcune centinaia di iscritti, invece il ritmo delle iscrizioni entrò rapidamente nell'ordine di grandezza delle decine di migliaia, provenienti da ogni continente.

Nell'analizzare le ragioni di un simile successo alcuni elementi si rivelano prioritari. Il primo è ovviamente la capacità di Internet di raggiungere chiunque in qualunque parte del mondo, il che elimina le necessità della frequenza e conseguentemente del trovarsi a distanza ragionevole dalla scuola. Il secondo è la potenzialità illimitata della rete, che può facilmente coinvolgere moltitudini di studenti, non più limitati dalla fisicità degli spazi tradizionali. In un certo senso la rete democratizza l'istruzione, rendendole accessibile a tutti con spesa relativamente modica. Ma c'è un altro elemento decisivo, ed è di natura psicologica. Frequentare un MOOC è cosa ben diversa dall'occupare un posto in un'aula. Soprattutto di fronte alla musica classica, esiste una sorta di ritegno da parte di chi si presenta al corso con ridotte basi conoscitive di partenza. La rete permette di accostarsi alla grande musica sia a chi conosce a memoria i concerti di Bach o le sinfonie di Beethoven, sia a chi ne ha appena sentito parlare.

Per tornare alla musica, un'altra offerta interessante viene dalla Cina. Si tratta di edX (www.edx.org), che fa capo all'università di Pechino e offre corsi di musica occidentale e musica contemporanea, molto seguiti anche al di fuori dell'immenso paese asiatico nonostante il limite oggettivo rappresentato dal fatto che la lingua usata è il mandarino (ma con sottotitoli in inglese). Il successo di queste iniziative sembra fra l'altro smentire l'opinione corrente secondo cui il pubblico della musica classica sarebbe in calo costante, con un innalzamento progressivo dell'età media. I corsi online dimostrano al contrario che la classica interessa molto i giovani, che grazie all'anonimato della rete possono finalmente evitare di mettere in mostra la loro cultura musicale eventualmente scarsa.

Fra l'altro moltissimi postano commenti, dando vita a intelligenti dibattiti, sui blog collegati con le iniziative MOOC. Fra i molti difetti della rete, almeno questo risultato si può mettere all'attivo, un canale di comunicazione fra il grande pubblico e numerose centrali del sapere. Ha ragione l'Economist: è proprio un attacco alle torri d'avorio.

 

                                                          f. l. 
                                         
 

    


                                                  

 
 

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