FOGLIO LAPIS - OTTOBRE - 2016

 
 

Il nuovo anno scolastico si è aperto all'insegna della consueta precarietà – Ancora cattedre vacanti, ancora supplenti, ancora doppi turni – Qualcosa si è fatto nel campo dell'edilizia, ma molto di più resta da fare – Nelle zone colpite dal terremoto del 24 agosto inagibile, all'apertura dei corsi, quasi un terzo degli edifici scolastici – Ma c'è anche un esempio di efficienza: ad Amatrice una scuola nuova di zecca costruita in poche settimane dalla Protezione civile di Trento

 

La grande riforma che dovrebbe trasformare il sistema educativo italiano è ferma al palo: questa la constatazione unanime di chi ha commentato a metà settembre l'avvio dell'anno scolastico 2016-17. Perdurano i disagi per gli otto milioni di studenti delle scuole statali e per molti dei loro docenti. In particolare si segnalano gravi ritardi sul fronte degli organici: la “buona scuola” tratteggiata dalla legge n. 107 del 2015, che dovrebbe fare a meno dei supplenti, regolarizzare gli insegnanti precari, garantire la copertura di ogni cattedra, è ancora un libro dei sogni. Ci sono cattedre vuote, supplenti e doppi turni. Molte classi hanno iniziato l'anno con insegnanti destinati ad essere prima o poi sostituiti. Sullo sfondo una perdurante polemica dei sindacati di categoria contro quella parte della riforma che attribuisce ai dirigenti d'istituto la facoltà di premiare il merito.

Ma c'è di più: molti, troppi edifici scolastici non sono adeguati alle norme di sicurezza. Secondo i dati forniti da Cittadinanzattiva sulla base di un'indagine condotta su un campione di centocinquanta istituti da un capo all'altro del Paese, la situazione è davvero preoccupante. Due terzi degli edifici scolastici sono privi di certificazione di agibilità: questo ovviamente non significa che sono tutti inagibili, ma certo il dato non è incoraggiante. Nel 15 per cento delle scuole si registrano lesioni strutturali, mentre il 29 per cento degli istituti che hanno richiesto interventi di risanamento non li hanno ottenuti. Il risultato è che negli scorsi tre anni c'è stato un centinaio di crolli, con alcun feriti. Il dato non comprende i crolli determinati da eventi sismici.

L'ammodernamento del patrimonio immobiliare del sistema scolastico è un'esigenza non soltanto italiana: secondo una ricerca di cui riferisce il settimanale Der Spiegel la Germania non è messa molto meglio di noi. Si calcola che per adeguare l'edilizia scolastica tedesca servirebbero trentaquattro miliardi di euro. Ma in Italia ci sono urgenze che chiamano in causa la stessa incolumità dei nostri ragazzi: in quasi un terzo delle scuola  non ci sono scale di sicurezza, scarseggiano le uscite di emergenza e le maniglie anti-panico, mentre abbondano le barriere architettoniche che rendono la vita difficile ai disabili. La nostra è tutt'altro che una buona scuola per costoro: non possono nemmeno disporre, in quasi i quattro quinti degli edifici scolastici, di spazi sufficienti per poter manovrare nelle aule le loro sedie a rotelle. Oltre metà delle scuole ha dispositivi anti-incendio inadeguati. Un quarto degli istituti è privo di mensa, addirittura la metà di palestra. Si cerca di rimediare (ma non sempre) facendo educazione fisica in campi sportivi o palestre esterne, o nell'atrio, o nei cortili, almeno quando non sono usati come parcheggi. Per quanto riguarda l'igiene, nella maggior parte delle scuole i bagni sono privi di asciugamani, nella metà di sapone, in oltre un terzo addirittura di carta igienica.

Altro passivo nel bilancio della scuola italiana le lacune della prevenzione sismica. Dovrebbe essere sistematica e generalizzata, visto che oltre la metà degli edifici scolastici si trova in aree a rischio di terremoto, di cui quasi un terzo in zone a rischio particolarmente elevato. Ma così non è, anche se passi avanti sono stati compiuti negli ultimi anni. Fatto sta che nei comuni colpiti dal disastroso terremoto del 24 agosto all'inizio dell'anno scolastico quasi un terzo degli edifici scolastici era inagibile. Che il problema sia particolarmente grave lo testimonia il caso della scuola di Amatrice, un istituto onnicomprensivo in cui studiavano quasi trecento ragazzi dalla materna alla secondaria di secondo grado, resa inagibile dalle scosse di quella drammatica notte: ebbene quella scuola era in regola, sulla carta, con i requisiti anti-sismici.

Sempre da Amatrice si segnala, a introdurre nel quadro una nota confortante, un significativo esempio di efficienza e tempestività. I ragazzi della cittadina devastata dal sisma hanno potuto iniziare regolarmente l'anno scolastico tre settimane dopo il terremoto: una scuola nuova di zecca è stata costruita in tempo record dalla Protezione civile di Trento nei pressi dell'abitato distrutto. Si tratta di un prefabbricato di 600 metri quadrati con dodici aule di trentacinque metri quadrati che ospitano una scuola dell’infanzia, una primaria e una secondaria, per un totale di centosettanta alunni. É troppo chiedere che questo modello ispiri il necessario adeguamento del nostro sistema scolastico alle moderne esigenze educative? Non è troppo, è la condizione essenziale perché il concetto di buona scuola compia l'indispensabile mutazione da slogan propagandistico a effettiva realtà.

                                                          r. f. l. 
                                         

    


                                                  

 
 

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