FOGLIO LAPIS - OTTOBRE - 2014

 
 

Una volta il telefono portatile era severamente vietato in classe, ma da qualche tempo in molte scuole degli Stati Uniti se ne è scoperta la grande utilità per l'insegnamento – Ora il programma BYOD (bring your own device: porta il tuo dispositivo) si va diffondendo a macchia d'olio – I ragazzi ne sono entusiasti, così come la maggior parte dei docenti e dei genitori – Ma c'è anche chi teme alcune controindicazioni: pericolo di distrazioni e diseguaglianze

 

Si fa un gran parlare di digitalizzazione della scuola, e non ci sono dubbi sul fatto che la tecnologia, se appropriatamente usata, può costituire un elemento utilissimo all'insegnamento-apprendimento. Anche la riforma della scuola recentemente annunciata dal governo italiano, di cui si parla in altra parte di questo giornale, contiene la promessa di una sempre maggiore dotazione di strumenti informatici per le classi. Negli Stati Uniti a questa strategia, che rimane irrinunciabile, se ne affianca da qualche tempo un'altra: utilizzare i dispositivi di proprietà dei ragazzi. Partito dalle scuole di Fairfax, una piccola città della Virginia, il sistema si va allargando a macchia d'olio negli altri stati dell'Unione. La sua sigla è BYOD (bring your own device, porta con te il tuo apparecchio), ed è decisamente innovativo rispetto al passato, quando il telefono portatile doveva restare fuori dalla classe.

Oggi che quasi tutti i ragazzi si trastullano con dispositivi come gli iPhone o gli smart, apparecchi che non si limitano ai collegamenti telefonici ma permettono l'accesso a internet e si configurano come veri e propri strumenti informatici, si è pensato che tanto vale usarli anche a scopo didattico. Le prime esperienze a Fairfax e altrove, informa il Washington Post, hanno confermato che l'intuizione era azzeccata. I ragazzi ne sono entusiasti, l'idea di poter condurre una ricerca sul proprio “telefonino”, o di poterlo usare per documentare uno studio con disegni, fotografie o citazioni, è per loro davvero elettrizzante. Tanto più che i giovani amano mostrare la propria perizia nell'usare strumenti informatici, e il fatto di poterlo fare sul proprio apparecchio è particolarmente appagante. Inoltre i risultati del lavoro fatto in classe rimangono in memoria e dunque si possono portare a casa, rivedere, elaborare.

L'innovazione piace anche alla maggior parte dei docenti, soprattutto ai più giovani. Il Post cita una di loro, Grace Romanelli, insegnante di scienze, che ha appassionato i suoi allievi con la ricostruzione nei loro cellulari, attraverso una ricerca fatta di testo, immagini ferme e in movimento, del microscopio e del suo funzionamento. Sempre più sofisticati, ricchi di applicazioni, in grado di fotografare e riprendere in video, dotati di memorie sempre più capaci, i dispositivi portatili assomigliano sempre più a veri e propri computer e vanno persino oltre, si prestano dunque come ausilio didattico per l'intera gamma delle materie d'insegnamento.

Anche i genitori accolgono con prevalente favore questa innovazione. Ma non manca chi esprime qualche riserva. Per esempio sul necessario controllo, perché avere in mano il cellulare senza che nessuno verifichi l'uso che se ne fa può anche rappresentare una forma di distrazione, e in questo caso l'effetto sarebbe l'esatto opposto di ciò che si vuole perseguire. Un'altra riserva riguarda i problemi connessi con la qualità dei dispositivi, da quelli più evoluti e dunque costosi a quelli più a buon mercato: una diversità che potrebbe alimentare gelosie e una pericolosa “invidia sociale”. C'è infine la possibilità che qualche allievo possa essere privo di questa dotazione personale: i fautori dell'iniziativa replicano che in questo caso tocca ai docenti colmare la lacuna e ripristinare l'eguaglianza fra i banchi attingendo alle risorse tecnologiche dell'istituto. Intanto il programma BYOD dilaga, accompagnato dall'entusiasmo dei ragazzi che vedono per così dire ufficializzato l'uso dei loro adorati cellulari.

 

                                                          r. f. l. 
                                         

    


                                                  

 
 

Clicca qui per iscriverti alla nostra newsletter!

 

Torna al Foglio Lapis ottobre 2014

 

Mandaci un' E-mail!