FOGLIO LAPIS - OTTOBRE 2004

 
 

Che cosa dicono i terra terra ai senza terra sbarcati sulle coste siciliane, e che cosa si sentono rispondere – C’è un cattivo maestro che non vuole intrusi fra i piedi – Affidiamoci dunque alla creatività, ma a che cosa dovrà servire? A lasciare le cose come stanno o a cambiare il mondo? – “Le stagioni non sono più quelle di una volta”: storia di una battuta da ascensore non priva di illustri precedenti

 

 

Questo modo di congegnare la Fantastica da parte degli extraterrestri E.T. Etiopi viene dopo

l’E.T. della pietra

l’E.T. del rame

l’E.T. del bronzo        

l’E.T. del ferro.

È la Fantastica dell’E.T. del loro, e loro, gli E.T., si possono incontrare ovunque, in campagna, al mare, in montagna, in città. Ecco il ritratto di un E.T. ritratto sotto le mura di porta D’Azeglio, sulla saracinesca dell’edicola situata in piazza San Mamolo, a Bologna:

Ed ecco un collo-qui-o-là tra T. (i terra terra, terrestri) e gli E.T. (senza terra, extraterrestri) sbarcati a Marsala, sulle coste della Sicilia, insieme ad altri Mille.

- Che cosa volete?

- Non vogliamo niente; vogliamo solo guardare.

          - Non avete assistenza da fare? - domandò una T. che aveva due persone anziane da badare.

- Guarda - disse come visse il più alto del gruppo E.T. all’ometto che non ometto perché era venuto fuori da una Panda che mangia i germogli delle canne in Cina, parcheggiata dietro la siepe: - sono di Ca’ Tania. Vòi che ci allontaniamo per parlare? - Ma quello non si mosse: - Che cosa venite a fare qui? Non vi fidate? Che cosa dovete guardare? Volete riscuotere subito?

- Niente, volevamo solo incontrarvi.

Il vento, intanto, riscuoteva la polvere sotto le piante dei piedi e gli alberi dei pescherecci.

Dissero gli E.T. dell’ometto: - Avete sentito cosa ci ha detto? Questo è proprio un cattivo maestro e non può guidare un gruppo.

Dissero i T. degli E.T.: - Con questa gente non costruiremo stati e non faremo nessuna fortuna. Fanno solo cose che hanno visto fare e per questo immancabilmente finiranno per rubare.

Chiesi ai ragazzi dell’ “Augusto Righi” che mi stavano seguendo per le strade di Bologna: - Cosa significa, per voi?

- Di uomini creativi - disse uno – s’intende, va in cerca anche questa società, per i suoi fini.

Dissi loro: - Scrive candidamente il Cropley, nel suo libro La creatività, che lo studio del pensiero divergente si colloca nel quadro della “utilizzazione massima di tutte le risorse intellettuali dei popoli”, ed è essenziale “per mantenere le proprie posizioni nel mondo”.

- Grazie tante! – mi ripresero due Grazie: - “cercansi persone creative” perché il mondo resti com’è?

- Nossignore - dissi: - sviluppiamo invece la creatività di tutti, perché il mondo cambi.

Dissi ai ragazzi, come avrebbe detto Gianni Rodari più Volponi che Corporale: - E non nego che ce ne voglia una buona dose anche oggi, di immaginazione, per vedere oltre la scuola com’è, per figurarsi il crollo delle sue mura di “riformatorio a ore”… Ma ce ne vuole anche per credere che il mondo possa continuare e diventare più umano. È di moda l'Apocalisse. Le classi che vedono tramontare il loro dominio vivono questo tramonto in chiave di catastrofe universale leggendo nelle carte ecologiche come nell'Anno Mille gli astrologi leggevano nelle stelle. I T. sono egocentrici. Lo aveva già capito benissimo Giacomo Leopardi, pessimista dagli occhi aperti e dal cervello sveglio, ricopiando e commentando nel suo Zibaldone, una domenica del 1827, una lettera già antica ai suoi tempi. e già dedicata alla lamentela che “le stagioni non sono più quelle d’una volta”...

- Sentite - dissi.

E una Grazia lesse:

“Egli è pur certo che l’ordine antico delle stagioni par che vada pervertendosi. Qui in Italia è voce e querela comune che i mezzi termini, i mezzi tempi, le mezze stagioni non vi son più, e in questo smarrimento di confini, arrivano gli E.T., sbarcano come C cloni sulle nostre coste... Superato il bagnasciuga, la battigia, nonostante le battuglie battigiane sistemate lungo la costa dalla Bossi-Fini, non vi è dubbio che il freddo acquista terreno. Io ho udito dire a mio padre che in sua gioventù a Roma, la mattina di Pasqua di Resurrezione ognuno si rivestiva da state. La ragione è chiara, cioè che il freddo lo noiava e gli faceva sentire infinitamente meno ecc. ecco…”.

- Con un po’ di esercizio - dissi - è possibile prendere lezioni di ottimismo anche da Giacomo Leopardi.

E può darsi che l’E.T. ritratto sulla saracinesca dell’edicola di porta San Mamolo a Bologna sia stato copiato da un quaderno di quinta. Le righe non sono proprio quelle di un quaderno di quinta. Ma “tout se tient”, come dicono i francesi.

                                             Filippo Nibbi
                                         

                                                                                                 

 

 
 

Clicca qui per iscriverti alla nostra newsletter!

 

Torna al Foglio Lapis ottobre 2004

 

Mandaci un' E-mail!