Torna a Foglio Lapis - aprile 2001
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Una nuova operazione anti-evasione scolastica a Napoli: quattrocento denunce per violazione delle norme che impongono l’obbligo scolastico – E’ il risultato di una lunga e paziente indagine dei carabinieri, in una delle aree in cui più allarmante è il fenomeno dispersivo, connesso con la delinquenza minorile – Insomma una buona notizia, che non ha trovato sulla stampa l’eco che meritava

 

Chi ha mai detto che l’attualità offre soltanto cattive notizie? Eccone una buona, anzi ottima: viene da Napoli all’inizio di questo mese di marzo e parla di un’operazione condotta dai carabinieri di quel comando provinciale. C’è stata una lunga indagine sul tema dell’evasione scolastica, un fenomeno che in certi degradati quartieri della metropoli campana è diffuso in misura allarmante. Alla fine, quattrocento denunce: contro persone indicate come responsabili della mancata osservanza della norma sull’istruzione obbligatoria. In massima parte genitori che non esercitavano nei confronti dei figli uno dei loro doveri primari, quello di fornirli di un’adeguata istruzione mandandoli a scuola.

Fermo restando ovviamente che allo stato attuale si tratta appunto di denunce, e che le singole responsabilità personali andranno accertate in sede processuale, non si può che compiacersi di un simile impegno sul fronte dell’evasione scolastica. Anche perché non è la prima volta che questo accade: già in passato abbiamo avuto occasione di registrare importanti operazioni dei carabinieri, a Napoli e altrove, volte a contrastare il fenomeno dispersivo.

Sappiamo benissimo che in una città come Napoli le forze di polizia sono attive su molti fronti, a cominciare da quello durissimo della criminalità organizzata. Anche per questo la notizia di quelle quattrocento denunce va salutata con favore e gratitudine. La scarsa eco che quella operazione ha suscitato sulla grande stampa quotidiana rivela infatti che quel reato è sentito come minore: probabilmente qualcuno arriva a pensare che i carabinieri di Napoli dovrebbero concentrarsi sulla camorra, e lasciar perdere i padri di famiglia che non mandano a scuola i loro bambini. Niente di più sbagliato: non soltanto perché l’evasione scolastica è qualcosa di gravissimo in sé, ma anche perché quel fenomeno è strettamente correlato con altre piaghe sociali, che si chiamano lavoro nero e criminalità minorile. Se i carabinieri acchiappano oggi Pinocchio per riportarlo a scuola, è meno probabile che lo debbano acchiappare domani per portarlo al carcere minorile.

Ben vengano dunque le denunce per inosservanza dell’obbligo scolastico. Anche se ovviamente l’azione di polizia non basta a risolvere un fenomeno che, come dimostrò tre anni fa l’indagine condotta dalla Lapis d’intesa con il comando della regione militare Sud, è molto più diffuso di quanto le cifre ufficiali lascino intendere. L’inchiesta, svolta su più di tremila giovani che nel 1999 si presentarono alla visita di leva-selezione nelle province di Napoli, Bari e Catanzaro, rivelò infatti che molti, troppi di quei diciottenni, oltre il dieci per cento, non erano arrivati alla terza media. Non avevano dunque completato il ciclo dell’istruzione obbligatoria.

Certo una scuola migliore e meglio organizzata buona parte di quei ragazzi avrebbe saputo trattenerli sui banchi: ma qui il discorso si fa complesso, investe l’organizzazione didattica, la capacità di contrapporre alle sirene della microcriminalità creatrice di prestigio sociale un modello scolastico moderno e competitivo. Ci preme soltanto rilevare in questa sede il rapporto stretto fra dispersione scolastica, lavoro infantile, criminalità minorile. La micidiale forza di attrazione esercitata su molti ragazzi non solo dalla possibilità di guadagnare qualche soldo evadendo la scuola e prestandosi a piccoli lavori malpagati, ma anche dal bullismo, dalla piccola violenza gratuita, infine dall’offerta allettante di chi recluta manodopera minorile per la piccola manovalanza del crimine: contrabbando, spaccio di droga.

Colpire l’evasione scolastica significa contrastare indirettamente queste deviazioni. L’impegno dei carabinieri su questo fronte dunque non soltanto è meritorio in sé, ma è anche implicitamente una valida opera di prevenzione. Auguriamoci dunque che l’esempio di Napoli, e di alcuni altri comandi provinciali, ugualmente impegnati a far osservare questa norma essenziale del vivere civile, diventi regola sull’intero territorio nazionale. Auguriamoci anche che la stampa si decida a capire quanto alta sia la posta in palio, e dia a queste operazioni la copertura e l’eco che indubbiamente meritano.

                                                      f.s.

 

                                                     

FOGLIO LAPIS - MARZO 2002