Una
nuova operazione anti-evasione scolastica a Napoli: quattrocento
denunce per violazione delle norme che impongono l’obbligo
scolastico – E’ il risultato di una lunga e paziente indagine dei
carabinieri, in una delle aree in cui più allarmante è il fenomeno
dispersivo, connesso con la delinquenza minorile – Insomma una buona
notizia, che non ha trovato sulla stampa l’eco che meritava |
Chi
ha mai detto che l’attualità offre soltanto cattive notizie? Eccone
una buona, anzi ottima: viene da Napoli all’inizio di questo mese di
marzo e parla di un’operazione condotta dai carabinieri di quel
comando provinciale. C’è stata una lunga indagine sul tema
dell’evasione scolastica, un fenomeno che in certi degradati
quartieri della metropoli campana è diffuso in misura allarmante.
Alla fine, quattrocento denunce: contro persone indicate come
responsabili della mancata osservanza della norma sull’istruzione
obbligatoria. In massima parte genitori che non esercitavano nei
confronti dei figli uno dei loro doveri primari, quello di fornirli di
un’adeguata istruzione mandandoli a scuola. Fermo
restando ovviamente che allo stato attuale si tratta appunto di
denunce, e che le singole responsabilità personali andranno accertate
in sede processuale, non si può che compiacersi di un simile impegno
sul fronte dell’evasione scolastica. Anche perché non è la prima
volta che questo accade: già in passato abbiamo avuto occasione di
registrare importanti operazioni dei carabinieri, a Napoli e altrove,
volte a contrastare il fenomeno dispersivo. Sappiamo
benissimo che in una città come Napoli le forze di polizia sono
attive su molti fronti, a cominciare da quello durissimo della
criminalità organizzata. Anche per questo la notizia di quelle
quattrocento denunce va salutata con favore e gratitudine. La scarsa
eco che quella operazione ha suscitato sulla grande stampa quotidiana
rivela infatti che quel reato è sentito come minore: probabilmente
qualcuno arriva a pensare che i carabinieri di Napoli dovrebbero
concentrarsi sulla camorra, e lasciar perdere i padri di famiglia che
non mandano a scuola i loro bambini. Niente di più sbagliato: non
soltanto perché l’evasione scolastica è qualcosa di gravissimo in
sé, ma anche perché quel fenomeno è strettamente correlato con
altre piaghe sociali, che si chiamano lavoro nero e criminalità
minorile. Se i carabinieri acchiappano oggi Pinocchio per riportarlo a
scuola, è meno probabile che lo debbano acchiappare domani per
portarlo al carcere minorile. Ben
vengano dunque le denunce per inosservanza dell’obbligo scolastico.
Anche se ovviamente l’azione di polizia non basta a risolvere un
fenomeno che, come dimostrò tre anni fa l’indagine condotta dalla
Lapis d’intesa con il comando della regione militare Sud, è molto
più diffuso di quanto le cifre ufficiali lascino intendere.
L’inchiesta, svolta su più di tremila giovani che nel 1999 si
presentarono alla visita di leva-selezione nelle province di Napoli,
Bari e Catanzaro, rivelò infatti che molti, troppi di quei
diciottenni, oltre il dieci per cento, non erano arrivati alla terza
media. Non avevano dunque completato il ciclo dell’istruzione
obbligatoria. Certo
una scuola migliore e meglio organizzata buona parte di quei ragazzi
avrebbe saputo trattenerli sui banchi: ma qui il discorso si fa
complesso, investe l’organizzazione didattica, la capacità di
contrapporre alle sirene della microcriminalità creatrice di
prestigio sociale un modello scolastico moderno e competitivo. Ci
preme soltanto rilevare in questa sede il rapporto stretto fra
dispersione scolastica, lavoro infantile, criminalità minorile. La
micidiale forza di attrazione esercitata su molti ragazzi non solo
dalla possibilità di guadagnare qualche soldo evadendo la scuola e
prestandosi a piccoli lavori malpagati, ma anche dal bullismo, dalla
piccola violenza gratuita, infine dall’offerta allettante di chi
recluta manodopera minorile per la piccola manovalanza del crimine:
contrabbando, spaccio di droga. Colpire
l’evasione scolastica significa contrastare indirettamente queste
deviazioni. L’impegno dei carabinieri su questo fronte dunque non
soltanto è meritorio in sé, ma è anche implicitamente una valida
opera di prevenzione. Auguriamoci dunque che l’esempio di Napoli, e
di alcuni altri comandi provinciali, ugualmente impegnati a far
osservare questa norma essenziale del vivere civile, diventi regola
sull’intero territorio nazionale. Auguriamoci anche che la stampa si
decida a capire quanto alta sia la posta in palio, e dia a queste
operazioni la copertura e l’eco che indubbiamente meritano.
f.s.
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