FOGLIO LAPIS - MAGGIO 2002

 
 

In una cittadina nei pressi di Washington visitatori da ogni continente si avvicendano in quello che è considerato l’istituto elementare più moderno del mondo – Un progetto fondato sulla naturale attitudine dei bambini per la tecnica e sulle immense potenzialità dell’informatica e della telematica – Ma c’è qualche limite: la biologia e l’educazione sessuale sono insegnate in modo tradizionale, la teoria evoluzionistica è ignorata

 

A sei o sette anni, talvolta ancora alle prese con qualche difficoltà di lettura, scaricano agevolmente immagini da Internet per mettere insieme compiti multimediali. A nove anni sono già in grado di presentare le loro cognizioni attraverso spettacoli in video-suono. A dieci anni sanno montare veri e propri videoclips e brevi filmati, a undici eccoli attivare una videoconferenza con una classe gemellata in Irlanda. Tutto questo accade nella scuola elementare di Mantua nella contea di Fairfax, Virginia, non distante da Washington. A poche miglia dalla capitale federale americana, in queste aule l’istruzione primaria ha decisamente imboccato la strada del futuro. Questa scuola popolata da oltre 800 alunni divisi nelle sei classi elementari è letteralmente imbottita di alta tecnologia, compresi uno studio televisivo semiprofessionale e un centro per l’insegnamento a distanza.

In ogni aula ci sono almeno quattro computer, equipaggiati con sistemi di collegamento velocissimo. Inoltre ogni alunno a partire dai dieci anni ha un portatile con cui può lavorare anche a casa. Complessivamente è a disposizione un apparecchio per ogni 4,2 alunni. Anche ognuno dei quarantotto insegnanti dispone di computer, e di indirizzo elettronico per le comunicazioni con la famiglia. Paradossalmente, ma molto meno di quel che può sembrare a prima vista, la sola materia che non si insegna nella scuola di Mantua è informatica: la tecnica del padroneggiare il computer non è infatti un fine ma un mezzo. I piccoli imparano a maneggiarlo così come pochi anni prima hanno imparato a camminare. Tutte le altre materie, con un paio di eccezioni che vedremo, vengono insegnate e apprese attraverso la tastiera, il monitor, il modem e la stampante: con una proiezione quotidiana nell’immenso mondo di Internet.

Ai numerosi visitatori che da ogni parte si avvicendano a visitare l’istituto della Virginia, la direttrice Jan-Marie Fernandez e gli insegnanti ripetono che la loro non è una scuola per piccoli geni: la frequentano infatti alunni del tutto normali, per la maggior parte provenienti da famiglie di impiegati e funzionari federali. Né è destinata a sfornare superesperti di informatica: più semplicemente donne e uomini che nel computer avranno lo strumento principale di conoscenza, di studio e di comunicazione. Saranno dunque, fanno notare gli insegnanti, perfettamente inseriti nella società dell’informazione che li aspetta: che diventino artigiani, commercianti o scienziati, il loro rapporto col mondo passerà infatti attraverso una tastiera e un monitor. Parallelamente, di questo strumento informatico si sperimentano a Mantua, con una pervasività senza precedenti, le potenzialità didattiche.

I libri di testo non sono scomparsi del tutto, ma il loro ruolo è ormai secondario. I compiti si fanno sul computer, le esercitazioni sono interattive e ogni lezione viene alimentata da materiali scaricati da Internet. Fin dall’inizio gli insegnanti si sono resi conto che la noia, il grande nemico tradizionale della scuola, poteva considerarsi superata. Quando la lezione assomiglia a un videogioco, i bambini si appassionano facilmente, addirittura si divertono. I più piccoli vengono inizialmente aiutati nelle ricerche, ma in poco tempo imparano a navigare in rete e diventano abilissimi a trovare tutto quello che gli serve attraverso i portali e i motori di ricerca. Il loro coinvolgimento attivo nel processo di apprendimento è considerato a Mantua una preziosa conquista.

Bisogna anche dire che l’esperimento non è privo di limiti: ce ne sono in materia di biologia e di educazione sessuale. Gli organi scolastici di quella parte d’America sono infatti dominati da gruppi religiosi tradizionalisti, che hanno imposto per queste materie un insegnamento assolutamente conformista. L’educazione sessuale viene impartita come una volta, con testi scritti e i maschi separati dalle femmine, mentre le apparecchiature della scuola sono dotate di filtri che escludono ogni informazione considerata scabrosa, o ritenuta tale da suscitare premature curiosità infantili. I rigidi tutori della morale si sono anche preoccupati, con lo scopo dichiarato di non urtare eventuali suscettibilità, di mettere al bando ogni accenno alla teoria evoluzionistica: nella scuola più avanzata del mondo non c’è posto per Darwin!

Questi limiti non sono da poco, se si considera che l’ambiente telematico apre di per sé ampi spazi di libertà, e non mancano di suscitare polemiche. Così come, in altro ambito, quella che un’insegnante definisce la “liberazione dalla grammatica”. I piccoli imparano infatti a scrivere sorretti dai programmi di correzione automatica, e quando provano a impugnare una penna sono guai. In pratica rischiano di non sapere più scrivere a mano, o di farlo con un sacco di errori. Loro ovviamente non lo considerano un problema: che m’importa?, dicono i ragazzi, quando mai avrò bisogno di scrivere a mano? Di fatto, i piccoli della scuola di Mantua sono in difficoltà perfino di fronte a una cartolina di Natale: ma il problema è presto risolto, ci sono programmi anche per le cartoline, con vastissima scelta di immagini e di frasi impeccabili. E allora, dove sta il problema? In realtà il problema esiste, ma il discorso porterebbe lontano, e comunque sia lo riprenderemo.

L’avventura futuristica di questa scuola cominciò con un disastro ecologico. Era l’inizio degli anni Novanta e in un giacimento di petrolio gestito dalla Texaco, una delle grandi multinazionali dell’energia, si produsse una falla che provocò gravi danni nella zona di Mantua. Nel quadro dei risarcimenti alla comunità colpita, la Texaco consegnò alla scuola elementare un assegno di 600 mila dollari. Una bella cifra, che fu investita nell’acquisto dei primi computer e di un apparato televisivo. Negli anni successivi, con l’aiuto di sponsor e donatori vari, sempre più disponibili man mano che cresceva la notorietà dell’iniziativa, l’investimento in  apparecchiature ha superato i tre milioni di dollari. L’appetito tecnologico era infatti aumentato a dismisura, l’istituto era stato connesso alle reti più veloci, che a loro volta richiedevano strumenti sempre più perfezionati. Sia pure con qualche persistente tabù, quella scuola della Virginia era diventata il bastione avanzato della modernità..

                                                            o.i.

 

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