FOGLIO LAPIS - LUGLIO 2002

 
 

Gli sviluppi imprevedibili di una settimana davvero fantastica in quel di Genova, fra gite scolastiche al Porto Antico e all’Acquario – Dall’arredo piuttosto mesopotamico per il G8 l’idea di giocare a “Storia sepolta” - Si tratta di estrarre parole dal paesaggio urbano e con quelle favoleggiare attorno al mitico Re di Mari, quinto sovrano in un mazzo di carte che comprende anche re Antennino – Perbacco, abbiamo inventato o forse reinventato le carte genovesi!

 

Ho passato a Genova una settimana per congegnare la Fantastica in diretta, attratto dalle scolaresche che vanno a visitare l’Acquario, in quella città che considero il capoluogo della Poesia-Paesia attuariale, fatta nel Galeone dei Pirati appoggiato al Porto Antico come una barca. E’ una barca che sembra abbia attraccato lì, davanti all’Hotel Jolly, trascinata dalle braccia di Gulliver.

Ho pensato di congegnare la Fantastica dichiarando la mia identità a una scolaresca in questo modo:

     “Langi – Mari sono io… re di Mari”.

Mi dichiaro con le parole “Mari sono io… re di Mari”. Con le stesse, incise sulla spalla destra, il sovrano del regno di Mari sul Medio Eufrate si presentò il 23 gennaio 1934 agli archeologi di Parigi.

Intercetto la scolaresca e gli dico che sono nato un anno dopo, il 1° febbraio 1935, e che questo è il re di Mari:

 

Lo guardano perplessi.

Io gli faccio osservare le palme sistemate attorno al Porto Antico in occasione del G8, e gli dico che forse siamo proprio in Mesopotamia.

Propongo, quindi, alla scolaresca di fare il gioco della “Storia sepolta”.

Cerchiamo”, dico, “le parole della città. Con esse inventeremo le nostre favole del Re di Mari”.

Aggiungo: “Possiamo pensare che in questa città i mazzi di carte da gioco hanno cinque re: il Re di Cuori, il Re di Quadri, il Re di Fiori, il Re di Picche e il Re di Mari. Chi sarà il sesto re?”.

Si alzano mani, si allineano parole estratte dal paesaggio, dalla vita cittadina. La parola “navi”. La parola “blue jeans”. La parola “delfini”. La parola “squali”. La parola “lanterna”. Eccetera.

Dico: “Se scrivessimo tre di queste parole su un foglio bianco e lo mandassimo a un genovese lontano, senza altre indicazioni, riconoscerebbe la sua città?… Sarebbe la riprova del nove del nostro gioco, ma non abbiamo tempo di farvi ricorso… Il tempo corre: quello che hanno fatto a Genova durante il G8, quando hanno portato le palme, lo potrebbero rifare a Pratica di Mare! E la riprova non prova più niente o riprova il contrario”.

Alcune parole sono accolte da risate genuine, “genovine”: contengono, evidentemente, allusioni che non colgo.

Poi, senza che occorra un invito speciale, cominciano a piovere, anzi, a sbocciare da quelle parole le favole del Re di Mari.

Tali e squali, una mattina, due squali, di prima mattina, entrano da un orologiaio per comprare una sveglia… Il cadavere di un delfino è stato trovato al terzo piano dei grandi magazzini… Eccetera. Il gioco consiste nel credere che vi sia una storia sepolta negli oggetti e nelle presenze della vita quotidiana e che le parole possano svegliarla e farla vivere.

Alle storie francamente surreali dei bambini si mescolano, a un tratto, i toni satirici introdotti da Loris Sandrucci, uno studente lavoratore. Dopo circa un’ora, è chiaro che non stiamo girando a vuoto: stiamo riflettendo sulla qualità della vita in questa città. Impariamo a fare Pratica di Mare sopra un foglio.

E arriviamo a mercoledì 29 maggio 2002. Sono circa le tre del pomeriggio. Loris ha sotto gli occhi un giornale che riporta la cronaca del 28 maggio da Pratica di Mare. Faccio osservare che, molto tempo prima che chi è NATO in Italia fosse NATO anche in Russia, in una novella di Achille Campanile c’è un rappresentante di commercio che viaggia in fischietti per capostazione. Dico che un mio amico confidò, una volta, serio serio, ai suoi compagni di scompartimento, in treno, che “viaggiava in bandiere nazionali”.

Tra le favole del Re dei Mari che raccolsi, riassumo la più originale: “La bottega delle manette”, dove si parla di un ladro di lusso che mostra un paio di manette d’oro. Potrà essere arrestato solo con quelle. Ma è lui che le tiene in tasca.

Discorsi di questo genere cominciano per ridere ma possono presto prendere una piega ben triste. Ci si provi chi ancora pensa di poter distinguere tra fantasia e realtà diversamente da come l’immagine si distingue dallo specchio…

Questo è il ritratto di “Antennino”, il sesto re, ripreso in diretta da Loris Sandrucci, di cui facemmo le fotocopie distribuendole a tutti:

 

                                Filippo Nibbi

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