FOGLIO LAPIS - GIUGNO - 2020

 

La testimonianza di una studentessa che nella continua ricerca di un impiego s'imbatte in una contraddizione: le si chiede esperienza ma non le si permette di farsela, se non attraverso mansioni di ripiego. Rivendica i diritto dei giovani a essere considerati degni di fiducia, visto che il futuro di tutti è nelle loro mani

 

Salve, mi chiamo Imma. Laureanda in giurisprudenza ma per il momento sono in Erasmus. Provengo da un piccolo paesino garganico, quei piccoli ma bellissimi paesini da cui tutti scappano, dove si pensa che quel posto, ossia la nostra casa, ammazza le prospettive di crescita, l’ambizione, la voglia di fare. Il problema non è solo quel posto, casa mia, no. Il problema è ovunque. Iniziamo per passi: il mio primo lavoro è stato proprio in questo piccolo paesino, una paninoteca a conduzione famigliare. Mai dichiarata, facevo “troppo poco “ secondo loro. Dopo di che ho sempre continuato sul campo ostelleria, uno dei campi a mio dire più martoriato e più triste per noi giovani soprattutto nel periodo estivo, dove si lavora il doppio delle ore previste dalla legge come giornata lavorativa, dove non esistono straordinari, dove dichiarano, nei casi piu fortunati un misero part time, dove non esiste il giorno libero.

Dal 2013 ogni anno ho cercato di avere un lavoretto nel mio amato Gargano (per far fronte alle tasse universitarie e ai mesi invernali), dove il turismo incalza e i lavoratori periscono. Ovviamente le esigenze cambiano e cambiano anche le condizioni, dal 2013 ad oggi ho preso un attestato in lingua inglese, ho un C1 in spagnolo, coordino e gestico un'associazione a tutela degli animali che mi ha portato a viaggiare fino in Messico per un programma sulle nascite e il controllo della popolazione di alcune specie a rischio, mi preoccupo di instaurare rapporti anche con perreras spagnole (infatti a fine mese un gatto di Nijar viaggerà con me per raggiungere l’Italia e la sua famiglia), ecc ecc.

Insomma tutto questo per dire che le mie esigenze lavorative sono cambiate e quindi ho iniziato a cercare un lavoro “diverso dalla solita cameriera/lavapiatti”, nei campi piu disparati, una sola frase “non hai esperienza”. Ecco la domanda che tutti ci poniamo: “ma come facciamo ad avere questo requisito tanto essenziale???” . Personalmente ho mandato in questi ultimi anni tanti curricula vitae, prima della pandemia ho cercato in ben due nazioni europee, Italia e Spagna, un lavoro che potesse coincidere con i miei studi o che potesse apportare qualcosa in più alla formazione già ricevuta, ma il nulla.

Quindi o si hanno cinque master o si ha l’esperienza, ergo è un sistema sbagliato che esclude i giovani fin dal principio. Italia e Spagna hanno lo stesso sistema di esclusione a priori, invece la Germania no. La Germania ti porta per mano fino alla laurea e ti apre le porte del lavoro già da quelle che per noi sarebbero semplici scuole superiori. Perché inserisce nelle ore teoriche la PRATICA, ossia quell’esperienza qui tanto cercata. Come ho detto sono in Erasmus quindi ho avuto modo di ciarlare con tanti studenti provenienti dalle parti più disparate, un'unica cosa ci accomuna tutti (non riporto le vicissitudini di tutti): non la mancanza di richiesta di lavoro sia nord, sud, Italia o Spagna, ma l’ESPERIENZA che nessuno ci permette di avere.

Il mio coinquilino spagnolo ha continuato a lavorare nonostante l’erte ricevuto (mantenimento dello stipendio in caso di sospensione del lavoro a causa della pandemia), solo perché era l’unico a non avere esperienza quindi l’impresa ha preferito tenerlo li e approfittarsi di lui. Io in primis non sono stata dichiarata full time ma part time pur facendo il doppio del lavoro e lavorando anche le domeniche. Una mia cara amica non ha potuto usufruire della disoccupazione causa imbrogli del datore di lavoro per non aver dichiarato le giornate reali di lavoro, tra l’altro con una laurea tra le mani ha passato l’estate a lavorare nelle cucine degli hotel. La mia coinquilina ha una laurea in psicologia, e a somme fatte viene pagata spesso tre euro l'ora per seguire dei bambini con svariate problematiche, ha dovuto accettare perché ha bisogno di questa ESPERIENZA per poi trovare un lavoro migliore.

Quindi per noi giovani fare esperienza vuol dire schiavizzarci, in parole povere, basta pensare agli stagisti e anche ai tirocinanti. Oppure pur di avere quel poco di esperienza per salire di un gradino siamo disposti ad accettare condizioni scomode e al limite del legale. DATECI FIDUCIA, perché il mondo riparte da noi e con noi.

 

                                                                      i. d. r.

 

   

 

 


                                           

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