FOGLIO LAPIS - GIUGNO - 2020

 

La pandemia non è soltanto una questione virale e sanitaria eppure è stata gestita come se lo fosse. In realtà ha posto problemi di natura molto più vasta, dall'economia all'organizzazione sociale, influendo persino sui concetti spazio-temporali. Ha inoltre ridimensionato la nostra visione ciecamente ottimistica

 

Se si fa riferimento alla Costituzione dell'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), l'obiettivo che essa si prefigge è quello del "raggiungimento, da parte di tutte le popolazioni, del più alto livello possibile di salute", intendendo quest'ultima come "uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale". Quindi, non soltanto "assenza di malattie o infermità".

Alla luce di tale programma, occorre evidenziare che fin dall'inizio la diffusione del Covid-19, in tutti gli stati non solo europei, è stata gestita prevalentemente come una questione esclusivamente virologica e sanitaria. Eppure, la sua diffusione non è solo una questione virale, pone problemi che vanno oltre l’ambito strettamente medico e interessano campi quali l’economia, l’ecologia, la psicologia, le relazioni e l’organizzazione sociale. Di questi settori occorre necessariamente tener conto non solo nella ricerca delle concause nella diffusione del virus, ma anche nel delineare strategie di salute pubblica per il suo contenimento immediato, e interventi non solo medici, utili per la gestione sociale durante e dopo l’epidemia.

Tutto ad un tratto ci siamo trovati a comprendere cosa significhi davvero vivere in un mondo globalizzato e a ripensare all'imprevedibilità della vita, a mettere da parte la nostra visione ciecamente ottimistica e ad apprezzare i nostri limiti che avevamo, forse volutamente, rimosso o smarrito. E' pur vero che le grandi epidemie, come dimostrato dalla storia e dalla letteratura, hanno da sempre flagellato l'umanità e nello stesso tempo contribuito a plasmarla e trasformarla.

L'emergenza Coronavirus ha cambiato non solo il mondo ma il nostro modo di relazionarci ad esso.?Spazio e tempo sono state le sue vittime più illustri. Essi hanno subito trasformazioni non indifferenti in cui la dimensione privata e quella pubblica sono definitivamente implose: soggiorni, cucine, camere, camerette, balconi e terrazze sono stati investiti da un’improvvisa promiscuità con ambiti lavorativi e peculiarità a loro non consone. Il rapporto stretto fra forma e funzione si è disciolto, dal funzionalismo si è passati a quello dei funzionoidi in cui gli oggetti non hanno una loro funzione specifica, ma tante quante sono le necessità di colui che li utilizza.

Quello che sta succedendo in questo tempo di pandemia ha cambiato e cambierà noi tutti, sarà una dimensione di non ritorno, sia nella sfera dei sentimenti che dei pensieri, nei nostri rapporti con il cibo, il denaro, le relazioni umane e quelle lavorative, il nostro rapporto con la fede e la religione.

A tal proposito è interessante una recentissima ricerca, condotta su un campione vastissimo di popolazione (composto da oltre 66.400 infermieri e 43.100 professionisti sanitari) e pubblicata su JAMA Psychiatry, una prestigiosa rivista edita dall'American Medical Association, da cui si evince che andare a messa è un valente supporto alla salute e, quindi, alla stessa felicità dell'individuo. In questo momento storico, in cui la tecnologia digitale sembra rappresentare l'unico salvagente con cui è possibile mantenere un tempo e uno spazio utili per continuare a lavorare e a relazionarci con gli altri, ci sembra interessante l'indagine condotta, questa volta in territorio italiano, dall'Università "Giustino Fortunato" di Benevento, a cui hanno risposto 4000 persone. I risultati pervenuti evidenziano che i fedeli hanno promosso le "messe online", introdotte a seguito delle misure per contrastare la pandemia da Covid-19.

Proprio in vista di un repentino ritorno alla normalità, ci sembra interessante segnalare il contributo che hanno voluto offrire le monache del Monastero agostiniano di Montefalco (PG), che per l'occasione e con il contributo determinante di sr Mariarosa Guerrini, hanno realizzato dei disegni, utili per preparare questi luoghi sacri ad accogliere i propri fedeli. In essi emerge la leggerezza e la serenità di una umanità che vuole uscire dall'isolamento a cui è stata relegata per così lungo tempo e che ambisce ad una nuova e rinnovata coesistenza.

                                                                      Clemente Porreca

* I disegni sono completamente gratuiti e possono essere richiesti presso la pagina Facebook: https://www.facebook.com/Doro.Belglie/

   

 

 


                                           

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