FOGLIO LAPIS - GIUGNO - 2019

 
 

Una lingua difficile da padroneggiare complica la vita ai tedeschi, contribuendo al fenomeno dell'analfabetismo funzionale – Consiste nel non saper comprendere del tutto i testi scritti, pur essendo in grado di leggerli – Un'indagine dell'Università di Amburgo rivela che questo problema è in calo, ma riguarda tuttora oltre sei milioni di adulti, per più della metà di madrelingua tedesca

 

Un recente studio condotto dai ricercatori dell’Università di Amburgo pare confermare l’idea secondo la quale il tedesco sarebbe una lingua davvero difficile, per lo meno da dominare completamente. Oggetto dello studio è infatti l’analfabetismo funzionale, quello cioè che non riguarda le basi grammaticali ma la costruzione o comprensione di strutture testuali più o meno complesse. Gli analfabeti di questo tipo conoscono le lettere e le parole, sono in grado di formulare frasi semplici, ma incontrano difficoltà anche solo nella comprensione di una lettera che riguardi faccende burocratiche da svolgere. La loro partecipazione alla vita sociale e civile ne risente quindi sensibilmente. Allo studio hanno partecipato circa 7200 adulti di età compresa tra i 18 e i 64 anni.

I risultati della prima indagine svolta in questo campo, condotta e pubblicata nel 2010, avevano sconvolto la nazione: ben 7,5 milioni di adulti non sarebbero stati in grado di comprendere o redigere testi articolati. Pare che negli ultimi nove anni la tendenza sia stata positiva, in quanto il numero di “analfabeti funzionali” è calato a 6,2 milioni, una cifra comunque alta. In termini di percentuale siamo passati da un 14,5% del 2010 a un 12,1% di adulti che hanno competenze di lettura e scrittura molto limitate. Entrando più nello specifico scopriamo che tra questi la maggioranza sono uomini (58,4%) e che il 47% degli individui che rientrano nello spettro dell’analfabetismo funzionale hanno più di 45 anni.

Ci si chiede a questo punto in che misura la faccenda sia legata alle dinamiche di immigrazione e accoglienza: molto poco, a giudicare dal fatto che il 52,6% delle persone con competenze linguistiche limitate è di madrelingua tedesca. Anche il fatto che la cifra complessiva sia calata dal 2010 impedisce di attribuire la responsabilità del problema agli abbondanti flussi migratori cominciati nel 2015. Allo stesso tempo è necessario tenere presente che allo studio hanno preso parte soltanto individui in grado di usare tranquillamente la lingua tedesca, almeno per la comunicazione di base.

I risultati della ricerca non mettono in buona luce il sistema scolastico tedesco: il 76% degli analfabeti funzionali vanta un titolo scolastico e uno su sei ha perfino ottenuto la maturità in un liceo. Per quanto riguarda la situazione lavorativa, il 62,3% recepisce uno stipendio (contro il 56,9% del 2010), ma soltanto il 45% di questi ha un impiego fisso e solo il 50% può permettersi una settimana di vacanza fuori dalla propria dimora.

Per quanto riguarda i social media, la possibilità di inviare messaggi vocali ha quasi annullato l’esigenza di dover scrivere nella vita quotidiana. Naturalmente coloro che dispongono di limitate competenze di lettura e scrittura preferiscono risolvere le incombenze vocalmente o di persona. Per esempio, mentre la percentuale generale di chi gestisce il proprio conto bancario tramite online banking si aggira intorno al 60%, soltanto il 40% degli analfabeti funzionali ne fa uso. Anche la lettura di giornali cartacei o online è ovviamente più limitata in questa cerchia di persone.

Secondo il professore di psicologia Jascha Rüsseler, sarebbero molti i fattori concomitanti a creare le condizioni perché le competenze linguistiche non si sviluppino adeguatamente. Possono essere presenti fattori biologici, per esempio la difficoltà a distinguere il suono di alcune consonanti; fattori sociali, come lo scarso interesse dei genitori per l’educazione dei figli o le limitate competenze grammaticali degli stessi; eventi traumatici che abbiano in qualche modo modificato l’iter di sviluppo cognitivo e/o un intervento tardivo o insufficiente del sistema scolastico.

 

 

                                                             Laura Venturi 
                                                                                    

 
 

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