FOGLIO LAPIS - GIUGNO - 2018

 
 

Durante il mese sacro i musulmani devono astenersi dal cibo durante le ore di luce – A stretto rigore questa pratica non riguarda i bambini, ma molti di loro preferiscono digiunare per mostrarsi adulti – Il problema è che presentarsi a scuola a stomaco vuoto, e non cibarsi fino a sera, ha ovviamente effetti negativi sulla salute dei piccoli, per non parlare del rendimento scolastico – Soprattutto quando il Ramadan cade all'inizio dell'estate

 

A metà maggio è iniziato per i musulmani il Ramadan, un mese di digiuno e preghiera che prevede la quotidiana impossibilità di mangiare e bere fino al tramonto. Sono sempre più numerosi i bambini che come i genitori partecipano alla pratica del digiuno, perfino in età di scuola primaria. La cosa ha ovviamente ripercussioni evidenti sul rendimento scolastico e sulla possibilità di concentrarsi, specie se, come quest’anno, il Ramadan coincide con un periodo molto caldo dell’anno. Le ore di luce sono molte in questa stagione, il che costringe i bambini a dormire pochissimo per riuscire a mangiare durante la notte. Capita che i genitori musulmani facciano pressione su scuole e insegnanti affinché non ci siano compiti in classe e gite durante il mese del digiuno, richiesta che diventa spinosa nei casi in cui per un bambino soltanto un’intera classe debba rinunciare ad un’escursione o al normale programma scolastico.

Nel Corano non è chiaramente espressa l’età a partire dalla quale si debba digiunare, ma si trovano riferimenti alla pubertà secondo i quali i piccoli sarebbero esclusi. Capita però che siano loro stessi a voler partecipare alla pratica, per dimostrare di essere grandi e forti, o che qualora soltanto due inizino a farlo in una classe, anche gli altri musulmani decidano di digiunare per non sentirsi da meno. Succede anche che gli scolari che decidono di non praticarlo vengano presi a bersaglio dagli altri. Per quanto riguarda i ragazzini più grandi, quest’anno il Ramadan è caduto proprio in concomitanza con il più intenso periodo di esami a scuola. “Il Corano è chiaro riguardo obblighi e diritti durante il Ramadan”, spiega il teologo islamico Serdar Kurnaz dell’Università di Amburgo, “qualora ci si trovi in una situazione in cui sia problematico digiunare, non si deve digiunare”.

Il ministro tedesco della famiglia Franziska Giffey ha preso a cuore la problematica, affermando che la salute e il rendimento scolastico dei bambini debbano stare al centro della discussione e che le pratiche religiose non possano arrivare a minacciare questi aspetti. Lei, come anche Sylvia Pantel della CDU, sarebbe favorevole ad un vero e proprio divieto. Bilkay Kadem, politica della SPD ed ex-ministro per l’integrazione, musulmana di origine turca, sottolinea quanto pesanti possano essere gli effetti del digiuno su bambini e ragazzini a scuola. “Non possiamo proibire il digiuno, perché i genitori sono liberi di gestire l’educazione religiosa dei figli”, ma una buona soluzione sarebbe quella di far passare il messaggio di quanto questa pratica possa essere dannosa, specie qualora influisca negativamente sugli esami di maturità o altre situazioni affini, “andando a rovinare le possibilità di sviluppo individuale e lavorativo dei ragazzi”.  Nella migliore delle ipotesi, sostiene Bilkay Kadem, dovrebbe essere l’autorità musulmana stessa, per esempio il Consiglio centrale dei musulmani in Germania, a comunicare alle famiglie il fatto che i bambini non siano obbligati a partecipare al Ramadan.

Ci sono anche voci, come quella di Yavuz Özoguz, autore e presidente di una influente associazione islamica, che parlano di drammatizzazione di una faccenda che in fondo ha funzionato per decenni senza che affiorassero problemi, o interviste come quella al diciassettenne Ilias El Ghanmi, pubblicata sul “Westfalen Post”, nella quale si racconta di una pratica del Ramadan serena e perfettamente integrata con scuola e società circostante. Una questione nel complesso molto spinosa la cui soluzione è ancora lontana, ma che merita di essere trattata apertamente e ripetutamente in quanto lo scambio di idee e l’informazione sono tasselli fondamentali per affrontare dinamiche di questo tipo.

 

 

                                                            Laura Venturi 

                                         

    

                                                  

 
 

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