FOGLIO LAPIS - GIUGNO - 2017

 
 

Anche in materia di educazione finanziaria la nostra società deve colmare uno svantaggio puntualmente testimoniato da ogni indagine internazionale – Ben vengano dunque le recenti decisioni che fanno spazio a questo aggiornamento, sia nella scuola sia nei centri per la promozione dell'istruzione fra gli adulti – Ci sono da superare certi radicati pregiudizi, come quello che induce a considerare strettamente personali i rapporti con il denaro

 

Gli studi comparati internazionali assegnano solitamente ai nostri ragazzi una posizione al di sotto della media nelle competenze linguistiche, matematiche e scientifiche. Stesso discorso per l'economia e la finanza: se è vero che in materia nessuno se la passa poi tanto bene, visto che la percentuale media dei ragazzi che ne capiscono qualcosa non supera il dodici per cento nei paesi oggetto delle indagini OCSE, la situazione è particolarmente negativa per quello che riguarda l'Italia, dove la percentuale è esattamente la metà: sei per cento. Unica luce nelle tenebre delle competenze finanziarie degli adolescenti italiani la propensione al risparmio: potrà sembrare sorprendente ma la maggioranza, il 59 per cento per l'esattezza, risponde sì alla domanda se siano soliti mettere da parte un po' di soldi in vista di spese future.

Il dato complessivo permette comunque di parlare di analfabetismo finanziario. Secondo alcuni studiosi alla base dei questo fenomeno c'è un atavico pregiudizio, secondo il quale le faccende di denaro sono strettamente personali ed è meglio non parlarne troppo. Altra ragione possibile è un rapporto con la matematica, anche quella elementare dei conteggi, storicamente difficile per buona parte dei nostri ragazzi, ai quali oltretutto la dimestichezza con computer e telefoni portatili ricchi di funzioni ha fatto dimenticare l'antica abitudine al calcolo mentale. Fatto sta che sono in molti ad arrendersi di fronte a semplici problemi come la valutazione di una percentuale o il calcolo degli interessi, o addirittura il conto della spesa.

Di fronte a questo analfabetismo specifico si pone dunque la necessità di una alfabetizzazione finanziaria. Sia pure con molto ritardo, e inevitabilmente frenata dalle croniche ristrettezze di bilancio, questa esigenza comincia a farsi strada nelle istituzioni. Evidentemente ci si comincia a rendere conto che per essere all'altezza della spietata competizione internazionale si richiedono nuove e più approfondite competenze anche in campo economico e finanziario. E così per esempio nella legge recentemente votata sulla tutela del risparmio è previsto lo stanziamento di un milione di euro per avviare nelle scuole processi di educazione finanziaria. Toccherà al ministero dell'economia e delle finanze l'elaborazione di una opportuna strategia di interventi concreti. Altra novità, l'educazione finanziaria entrerà nei programmi d'insegnamento che si svolgono nei centri per la promozione dell'istruzione degli adulti (CPIA), che sono aperti come è noto a italiani e stranieri stabilmente residenti in Italia.

 

 

                                                          v. a. 

                                         

    


                                                  

 
 

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