FOGLIO LAPIS - GIUGNO - 2016

 
 

La misteriosa origine di quei “festosi accattoni” che da sempre consideriamo i nostri migliori amici - Questo rapporto andrebbe chiarito partendo da un punto fondamentale: chi sceglie chi? - Altra questione: chi viene trattato come un cane oggi, nell'Europa degli egoismi nazionali e delle nuove barriere? - Intanto si vanno facendo ricerche interessanti sulla comunicazione fra i lupi, i presunti antenati

 

1- What’s up? (Cosa c’è di nuovo?)
         2- Whatsapp (application)

Il passaggio dalla frase idiomatica, molto colloquiale, al nome dato all’applicazione, è geniale!

Mi dicono da Londra:

«Prima che inventasse l’agricoltura, prima che stabilisse una dimora permanente, prima che cominciasse a tenere con sé i gatti, l’uomo si accompagnava al cane, o, a seconda di come si vuole vedere il rapporto, “e il cane incontrò l’uomo”. Ora gli scienziati vogliono vedere con esattezza quando e dove sia nato questo legame. E da un nuovo studio condotto all’università di Oxford e con collaboratori di tutto il mondo, potrebbe presto emergere qualche risposta».

Riguardo all’origine del cane, gli scienziati hanno un’idea generale: concordano sul fatto che si sia evoluto dagli antenati del lupo. Secondo l’opinione scientifica prevalente tuttavia oggi questa teoria non è accettabile. I lupi, anche se cuccioli, sono difficilmente addomesticabili, e per questo molti ricercatori ritengono assai più plausibile che i cani si siano, per così dire, “inventati da soli”…

- Per rompere la solitudine dell’uomo?

Immaginate che tanto tempo fa qualche esemplare di cane meno timido di quelli presenti ancora oggi nelle giungle asiatiche abbia iniziato ad avvicinarsi ai cacciatori nomadi, già da 30 mila anni fa, sino a trasformarsi, hanno dopo hanno, in quel festoso accattone che oggi consideriamo il migliore amico dell’uomo. Già 14 mila anni fa infatti i cani venivano seppelliti, in alcuni casi addirittura accanto all’amico. Come in Turchia.

«C’è da scriverci un romanzo!», dice Orhan Pamuk, a viva voce, tramite Whatsapp. E aggiunge: «I romanzieri devono essere persone “possedute”, come il cane per l’uomo».

- I cani sono “persone”?...

Secondo molte persone è proprio così! Penso a Diana Withmore, che ha creato a Londra un centro molto attivo sia nella formazione dei counselor che in vari campi del sociale; penso a Tom Yeomans, che ha svolto un lavoro pionieristico in Russia e in altri paesi coi cani da slitta. Penso a Giovanna De Carli: alla sua “Elsa”, “un cane che rideva”…

- Ma questo cane ride!

Esclamò stupita una signora di Milano.

Penso a tante persone sole che vanno al canile comunale anche per scegliersi un amico.

Credo che presto qualcuno, tornando a casa col cane che l’ha scelto, riuscirà a stabilire il tempo e il luogo in cui la forza della mandibola di un lupo iniziò a cedere il passo alla persuasione prodotta dal naso di un cane che ci sfiora la pelle.

 La poesia

 

Sono andata al canile per prendere un cane
ho guardato decine di occhi supplicanti
ho ascoltato le loro paure e i loro pianti.
Avrei voluto scusarmi, spiegarmi, parlare,
ho provato, per gentilezza, ad abbaiare.
Ma non c’era niente da capire:
in tutte le lingue della vita
dietro a una porta chiusa
si grida solamente “fammi uscire”.

 Sostiene Pamuk

«… Scrivo lentamente, come una tartaruga, “creatura delle tenebre”. In realtà, sono più contento quando dipingo, ma mi sento più saggio quando scrivo. Il romanzo, come diceva Henry James, non è solo autoespressione, è struttura. I romanzieri devono essere “persone” possedute. Scrivo senza preoccuparmi delle conseguenze politiche. Voglio essere assolutamente poetico e profondamente significativo, come diceva Fitzgerald: “Se hai due opinioni solide, quello è l’inizio di un buon romanzo?”… Una triste verità è che i popoli europei non vogliono i migranti. L’Unione Europea ha chiesto alla Turchia di creare un muro, di fare da filtro. Vogliono che facciamo noi il lavoro sporco…».

Proprio così! Oggi i migranti sono trattati dall’Unione Europea come “cani in chiesa”.

 Due opinioni solide

1- “I cani derivano dai lupi” (Danilo Mainardi).

2- “No. I cani derivano dallo sciacallo dorato” (Konrad Lorenz, E l’uomo incontrò il cane).

 

          Chihuahua

La testa ha la forma a “lampadina”. Il nome è dovuto alla capitale dell’omonimo stato messicano dove sono nati i primi allevamenti di questa razza canina… «Ecco!» dicono alcuni. «I cani derivano dai cani… Se non accendo questa lampadina,

M’illumino
di meno».

What’s up? (Cosa c’è di nuovo?)

 

Tutti i cani spacciano un caratteristico odore che seduce l’uomo. I lupi no. “Lupi, cacciatori. Cani, seduttori?”, potremmo chiederci. È già qualcosa. Può darsi che gli uomini riescano a dare un risvolto positivo alla parte negativa che è dentro di noi.

- Perché i lupi parlano il dialetto e gli sciacalli dorati sono irascibili?

Alcuni ricercatori dell’università di Cambridge, ponendosi questa domanda, hanno deciso di studiare la comunicazione dei lupi analizzando i loro temibili ululati. Grazie a complessi algoritmi sono riusciti a distinguere ventuno diversi tipi di tonalità, ognuna con caratteristiche proprie. Ad esempio, i lupi rossi hanno un dialetto emesso attraverso suoni molto più acuti, mentre quelli grigi possiedono un tono più basso. I risultati potrebbero avere molteplici effetti. Da un lato, attraverso una migliore comprensione del linguaggio dei predatori, consentirebbero di facilitare la coesistenza tra uomo e lupo. In aggiunta, lo studio dell’ululato di questi animali aprirebbe le porte ad una maggiore conoscenza del linguaggio umano.

                                                          Filippo Nibbi 
                                         

    


                                                  

 
 

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