FOGLIO LAPIS - GIUGNO - 2014

 
 

In Italia sono il cinque per cento: hanno un quoziente intellettivo superiore alla media, sono capaci di apprendere molto rapidamente e di applicare il patrimonio di conoscenze con grande creatività – Ma la loro genialità ha risvolti problematici: infatti a scuola si annoiano e restano isolati rispetto al resto della classe e una volta finiti i corsi alimentano la fuga dei cervelli – L'opportunità di aiutarli a mettere a frutto le loro preziose caratteristiche

 

Mentre la fuga di cervelli (brillanti e non) raggiunge i massimi storici, si sviluppa la consapevolezza che questi cervelli la scuola italiana non abbia ancora imparato a gestirli molto bene, specialmente quelli dei bambini “plusdotati”, quelli cioè con un QI (quoziente intellettivo) superiore alla norma. L'abbandono scolastico pare infatti essere un problema che riguarda molto da vicino anche questa categoria di studenti.

Circa il 5% dei bambini italiani ha un quoziente intellettivo superiore alla norma e, secondo le statistiche internazionali (in Italia non esiste un monitoraggio di questo tipo), una percentuale di bambini plusdotati che oscilla tra l'8% e il 17% non termina il percorso scolastico. Percentuale che può risultare sorprendente se dimentichiamo che le doti di questi soggetti sono una delicatissima arma a doppio taglio. E' infatti frequente che uno studente plusdotato non riconosciuto e trattato come tale sviluppi seri problemi di adattamento e/o apprendimento.

Ma di cosa si tratta esattamente, che caratteristiche “anomale” presentano i bambini di questo tipo? La plusdotazione comprende diversi aspetti ed è difficile trovare dei parametri fissi in grado di definirla. Alcuni studiosi pongono l'accento sulle capacità logico-intellettive misurabili tramite i test di intelligenza, altri ritengono di capitale importanza l'aspetto artistico, secondo altri sarebbero molto indicativi i risultati presentati a prove di tipo accademico, come quelle svolte a scuola; comunque carattere universalmente riconosciuto è quello di una spiccata creatività, la capacità quindi di elaborare elementi originali partendo da dati conosciuti.

Grande rapidità nell'apprendimento, senz'altro, e spiccata capacità di mettere in relazione le cose, di scoprire collegamenti “obliqui” e affatto scontati. Tuttavia la plusdotazione rappresenta soltanto un potenziale, che ha bisogno di condizioni favorevoli per svilupparsi ed esprimersi in modo armonico. I bambini con alto potenziale cognitivo maturano anche una personalità ed emotività particolarmente complesse e di difficile gestione. Quasi impossibile l'adattamento ai ritmi delle lezioni normali e ai fenomeni sociali tra i compagni.

Lo studente plusdotato non riconosciuto precipita in classe nell'abisso della noia e risulta disinteressato, disattento, dispersivo. Molto facile che si abitui a lavorare ben al di sotto delle sue potenzialità e che sviluppi problemi quali la dislessia, la discalculia, ecc. Il fatto di sentirsi “diverso” e non compreso, magari perfino criticato, può condurlo ad una perdita totale di autostima e alle conseguenti insicurezze, che possono sfociare nella depressione.

Tuttavia anche nel caso in cui l'insegnante si rendesse conto della situazione non potrebbe fare molto, non essendoci in Italia un chiaro regolamento didattico al riguardo. In altri Paesi esiste da anni per i bambini plusdotati la possibilità di essere inseriti in classi più avanzate o di usufruire di iniziative e strutture costruite su misura per le loro esigenze.

Dal 1 giugno 2010 esiste un'associazione che lotta affinché le cose anche in Italia possano cambiare: l'AISTAP, Associazione Italiana per lo Sviluppo del Talento e della Plusdotazione, con sede a Genova, che si pone l'obiettivo di sensibilizzare il governo al problema, di svolgere attività divulgativa anche presso i possibili genitori e di offrire attività di formazione ai docenti. Questo ultimo punto è di fondamentale importanza, in quanto servono delle competenze e conoscenze psicologiche mirate per essere in grado di guidare, o se non altro di non ostacolare, l'apprendimento di un bambino plusdotato. L'acquisizione di queste competenze da parte dei docenti dovrebbe essere preoccupazione primaria di uno stato che riconosca l'importanza e investa nel valore e nel potenziale dei propri cittadini.

                                                          Laura Venturi 
                                         

    


                                                  

 
 

Clicca qui per iscriverti alla nostra newsletter!

 

Torna al Foglio Lapis giugno 2014

 

Mandaci un' E-mail!