FOGLIO LAPIS - GIUGNO - 2013

 
 

Contrariamente a quanto molti credono, esporre i bambini a varie esperienze linguistiche non crea confusione: al contrario aiuta a sviluppare anche la familiarità con la lingua materna – Inoltre l'apprendimento dell'altro idioma è facilitato dal fatto che avviene direttamente, senza alcuna mediazione – Ma è importante che il processo investa tutte le interfacce del bambino con il mondo, a cominciare dalla dimensione ludica

 

"Aprire la mente dei bambini al multilinguismo e a culture diverse è un esercizio estremamente valido di per sé, in quanto rafforza lo sviluppo individuale e sociale dei bambini e aumenta la loro capacità di esprimere empatia verso gli altri.", questa l'apertura del " Documento di lavoro dei servizi della commissione" redatto in seguito all'incontro della Commissione Europea, settore istruzione e formazione (Bruxelles, 7.7.2011). Nell'ambito della medesima conferenza è stato evidenziato come il plurilinguismo infantile incoraggi l'abilità espressiva e comunicativa in genere, oltre ad aiutare lo sviluppo della capacità di concentrazione. Pare inoltre essere molto costruttivo il fatto che proprio nel periodo di graduale presa di coscienza dei propri valori culturali un bambino entri in contatto con un'altra lingua e quindi con un altro universo culturale. Questo evidentemente spinge verso una certa apertura nei confronti del diverso ed una marcata facilità nel confrontarsi con situazioni nuove o estranee.

Una credenza relativamente diffusa ritrae però bambini confusi e linguisticamente rallentati dall'esposizione a più di una lingua. Gli studiosi dimostrano che se il contesto è sereno questo non accade e che, al contrario, l'apprendimento di una seconda lingua accresce la proprietà d'uso e la coscienza della lingua madre. I risultati dell'esposizione a una lingua e dell'apprendimento della stessa dipendono da una serie di fattori che vanno dall'età e dalla frequenza fino a parametri più sottili quali ad esempio il coinvolgimento emotivo e le predisposizioni intellettive. Qualora per esempio la propria comunità avesse un'immagine negativa della seconda lingua e di coloro che la parlano, l'apprendimento è dimostrato essere molto più complesso e faticoso. Un celebre esempio di questo fenomeno riguarda i bambini indiani e la loro difficoltà nell'imparare l'inglese.

Quale l'età, quale i metodi migliori? Pare che, nei casi in cui una seconda lingua venga almeno parzialmente appresa entro i primi 7/8 anni di vita, il bambino abbia la possibilità di accedere a dei sub-sistemi neuronali per via diretta, senza perciò che le informazioni ricevute nella seconda lingua passino per un sistema di traduzione prima di essere elaborate. L'apprendimento della seconda lingua seguirà pertanto un processo molto simile a quello della prima, un processo per il quale il rapporto tra le parole della lingua in questione ed il bacino concettuale del bambino è diretto e non passa tramite la mediazione della lingua madre. Un simile risultato è comunque raggiungibile anche da un adulto nei casi in cui l'esposizione a stimoli nella seconda lingua sia molto significativa.

Il metodo migliore per l'apprendimento di una lingua è certamente quello in grado di coinvolgere più "campi" possibili e di passare attraverso più sentieri neuronali possibili. Il coinvolgimento emotivo pare essere una discriminante importante nel determinare il successo dell'apprendimento, è pertanto fondamentale che a scuola la lingua sia utilizzata anche in situazioni di gioco o che venga essa stessa trasformata in pretesto di gioco. Specie in età infantile, quando l'apprendimento avviene in primo luogo nel campo delle conoscenze linguistiche e pragmatiche (a differenza di ciò che accade all'adulto, che non può che approcciare la lingua, almeno inizialmente, dal punto di vista meta-linguistico).

La lingua va dunque appresa giocando, con la stessa dedizione interessata, curiosa e spontanea con la quale i piccoli si rivolgono al gioco; dedizione ed entusiasmo che dovrebbero essere rispettati e conservati con cura perché possano accogliere anche tutti gli altri insegnamenti, della scuola e del mondo.

                                                          Laura Venturi 
                                         

    


                                                  

 
 

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