FOGLIO LAPIS - GIUGNO - 2008

 
 

L’influenza del celebre scrittore d’avventure sulla letteratura e il cinema contemporanei – La presenza salgariana nell’epopea di Indiana Jones e negli spaghetti western – Gli elementi fondamentali: la ricerca attraverso l’esplorazione del mondo e le virtù civili della lealtà, del coraggio, dell’amicizia, della fedeltà – Il romanziere anti-imperialista nella biblioteca di Che Guevara – La contraddizione fra uno straordinario successo e una vita difficile conclusasi con il suicidio

 

- Yanez, la prua a Giava – disse

Girò due volte su se stesso, poi cadde fra le braccia della sua adorata Marianna e quell’uomo che non aveva mai pianto in vita sua, scoppiò in singhiozzi mormorando:

- La Tigre è morta per sempre – [1]

 

Da Indiana Jones e i predatori dell’arca perduta:

“……………….

In un bar sinistramente tranquillo uno sherpa e un montanaro stanno per ammazzarsi in una sfida, quando Presence si piazza in mezzo ai due, è Marion Ravenwood

                                   MARION

Questo non deve succedere. Ho avuto abbastanza  pazienza con voi. Non sono aperta alle due di notte per me stessa. Lo sono per voi. E voi come mi ripagate?. Con litigi e urla e sangue sul pavimento! Non voglio questo!.

Fuori tutti, fuori! Siamo chiusi! Chiusi! Andate ad ammazzarvi fuori e non lasciate corpi nella veranda.

                                   MARION

Hei sei sordo? Ho detto fuori dal mio locale! Non intendo la prossima Pasqua. Intendo ora!

Lei si dirige verso lo sconosciuto quando Indy alza lo sguardo sorridendo.

Marion si blocca immobile scioccata

                                   INDY

                     Hello, Marion.

Lei lo colpisce con un gancio destro, gettandolo a terra. Lui si massaggia la guancia e le sorride.

                                   INDY

                     Felice di vederti.

                                   MARION

                     Alzati e vai fuori!

                                   INDY

                             (alzandosi)

                     Calma sto cercando tuo padre

                                   MARION

                                (con amarezza)

                     Bene! sei in ritardo di due anni.

 

Questa conversazione non sarebbe mai esistita senza Emilio Salgari.

Il testo sopra riportato è una parte del testo iniziale dello script di Indiana Jones e i Predatori dell’Arca Perduta [2], per coloro che lo ricordano è l’incontro tra Indiana e Marion, figlia di un famoso archeologo che Indy vuole nuovamente incontrare, ma sfortunatamente è morto due anni prima.

 


Gli Eroi Salgariani

[3] Una stanza di quell'abitazione è illuminata, le pareti sono coperte di pesanti tessuti rossi, di velluti e di broccati di gran pregio, ma qua e là sgualciti, strappati e macchiati, e il pavimento scom­pare sotto un alto strato di tappeti di Persia, sfolgoranti d'oro, ma anche questi lacerati e imbrattati. Nel mezzo sta un tavolo d'ebano intarsiato di madreperla e adorno di fregi d'argento, carico di bottiglie e di bicchieri del più puro cristallo; negli angoli si rizzano grandi scaffali in parte rovinati, zeppi di vasi riboccanti di braccialetti d'oro, di orecchini, di anelli, di medaglioni, di preziosi arredi sacri contorti o schiacciati, di perle provenienti senza dubbio dalle famose peschiere di Ceylon, di smeraldi, di rubini e di diamanti che scintillano come tanti soli sotto i riflessi di una lampa­da dorata sospesa al soffitto.

In un canto sta un divano turco colle frange qua e là strappate; in un altro un armonium di ebano colla tastiera sfregiata e all'ingiro in una confusione indescrivibile stanno sparsi tappeti arrotolati, splendide vesti, quadri dovuti forse a celebri pennelli, lampade rovesciate, bottiglie ritte o capovolte, bicchieri interi o infranti e poi carabine indiane rabescate, tromboni di Spagna, sciabole, scimitarre, accette, pugnali, pistole.

In quella stanza cosi stranamente arredata un uomo sta seduto su una poltrona zoppicante: è di statura alta, slanciata, dalla muscolatura potente, dai lineamenti energici, maschi, fieri e d'una bellezza strana.

Lunghi capelli gli cadono sugli omeri: una barba nerissima gli incornicia il volto leggermente abbronzato”

Nel film Pirates[4] (1986) Walter Matthau .nei panni di Captain Thomas Bartholomew Red[5], e prodotto da Roman Polansky, pare uscito dalla fantasia salgariana, la ricchezza di broccati , di oro di perle, l’opulenza della grotta del pirata è la descrizione salgariana della ricchezza dei predatori:

Pirates di Roman Polansky è la trasposizione cinematografica della ricchezza dei bottini delle scorrerie, descritta la Salgari nelle prime pagine di Le Tigri di Mompracem.

Vale riportare due frasi del dialogo tra i due naufraghi:

Ranocchio – l’oro potrebbe essere la sua rovina, capitano potrebbe costarvi la testa

Captain Thomas Bartholomew Red – é più facile vivere senza testa piuttosto che senza oro, stupido cranio - .

Avventure, pirati, fumo dei cannoni delle battaglie di arrembaggi feroci. Senza Salgari, forse, nemmeno i pirati sarebbero esistiti. I pirati antagonisti, irredentisti, risorgimentali cioè salgariani.

I pirati che combattono contro l’invasore, gli inglesi, e contro chi opprime la libertà e l’amore. Ovviamente l’amore del Pirata per antonomasia Sandokan, verso la fanciulla dai capelli rosso-oro la Perla di Labuan, e figlia del suo grande nemico inglese Lord Guillonk.

Siamo nuovamente alle prese con una grande fiaba, in questo caso il premio è la bella fanciulla, il nemico è il sovrano che si oppone, il nostro eroe, Sandokan e il suo aiutante magico, Yanez.

Senza Salgari-Sandokan non sarebbero esistiti i film di fiction come Indiana Jones di Steven Spielberg, O gli Spaghetti Western di Sergio Leone, e neppure Morgan The Pirate, interpretato da Steve Reeves.

Ma sono molti i riferimenti letterari e artistici a Salgari senza tenere conto delle traduzioni televisive dei suoi romanzi di successo.

Lo stile spagetti western, con cui Sergio Leone costruisce le sue saghe filmiche prende spunto dalla struttura narrativa di Salgari, dove i fuori - legge sono simili ai pirati di Salgari. E ancora, Fellini Umberto Eco, Gabriel Grcia Maquez Isabel Allende Carlos Fuentes, Jose Luis Borges, Pablo Neruda, sono tra scrittori e registi famosi che hanno amato e in qualche misura hanno preso ispirazione dai libri di Emilio Salgari.

Fellini e Mascagni avevano nella loro biblioteca più di 50 titoli dei libri di Salgari. Umberto Eco da bambino lesse Salgari, ma anche molti scrittori latino – americani, Gabriel Garcia Marques, Isabel Allende, Carlos Fuentes, Jose Luis Borges e Pablo Neruda, per citarne solo alcuni, si sono nutriti dei libri d’avventura di Salgari.

Che Guevara lesse 62 dei suoi libri e il biografo del Che, Paco Ignacio Taibo II, sottolineò che il suo antimperialismo poteva essere letto come di “Origini Salgariane”

Sentiamo ora Emilio Salgari ne, Le Tigri di Mompracem, il testo più famoso di Salgari, reso in fiction televisiva da Rai interpretato dal famoso Kabir Bedi e esportato in numerosi paesi.

“ …………………………………

Sandokan comprese che l'ultima ora stava per suonare per le tigri di Mompracem. La sconfitta era completa. Non era più possibile far fronte a quel gigante che vomitava a ogni istante nembi di proiettili. Non rimaneva che tentare l'abbordaggio, una pazzia, poiché nemmeno sul ponte dell'incrociatore la vittoria poteva arridere a quei valorosi.

Non restavano in piedi che dodici uomini, dodici tigri però guidate da un capo il cui valore era incredibile.

- A me, miei prodi! - gridò egli.

I dodici pirati, cogli occhi stravolti, schiumanti di rabbia, col­le pugna chiuse come tenaglie attorno alle armi, facendosi scudo coi cadaveri dei compagni, gli si strinsero attorno.

Il vascello correva allora a tutto vapore addosso al praho, per affondarlo collo sperone, ma Sandokan, appena lo vide a pochi pas­si, con un colpo di barra evitò l'urto e lanciò il suo legno contro la ruota di babordo del nemico.

Avvenne un urto violentissimo. Il legno corsaro si piegò sul tri­bordo imbarcando acqua e rovesciando morti e feriti in mare.

Lanciate i grappini! - tuonò Sandokan.

Due grappini d'arrembaggio s'infissero nelle griselle dell'in­crociatore.

Allora i tredici pirati, pazzi di furore, assetati di vendetta, si slanciarono come un sol uomo all'arrembaggio.

Aiutandosi colle mani e coi piedi, aggrappandosi agli sportelli delle batterie e alle gomene, s'arrampicarono su per la tambura, raggiunsero le murate e si precipitarono sul ponte dell'incrociato­re prima ancora che gli inglesi, stupiti da tanta audacia, avessero pensato a ributtarli.

Colla Tigre della Malesia alla testa si scagliarono contro gli ar­tiglieri massacrandoli sui loro pezzi, sbaragliarono i fucilieri che erano accorsi per sbarrare loro il passo, poi tempestando colpi di scimitarra a destra e a sinistra, si diressero verso poppa.  ……………………………………………………………………………..

Sandokan e quattro altri, coperti di ferite, colle armi insangui­nate fino all'impugnatura, con uno sforzo poderoso si aprirono il passo e tentarono di guadagnare la prua, per arrestare a colpi di cannone quella valanga d'uomini.

A metà del ponte Sandokan cadde colpito in pieno petto da una palla di carabina, ma subito si rialzò urlando: - Ammazza! ammazza! ... -

………………………………………………

 

Chi è Emilio Salgari

Torino savoiarda, post risorgimentale e soprattutto post unificazione d’Italia, attrae politici, uomini d’affari, artisti e scrittori, e Salgari come molti scrittori è attratto da Torino, dalla nuova capitale del nuovo stato, dove si trasferisce nel 1894.

Noto come il Jules Verne italiano, rimase confinato a lungo nella letteratura per ragazzi, ma comunque sempre relegato ad un rango minore nonostante i suoi successi editoriali, stuoli di lettori e milioni di copie vendute.

Emilio Salgari è uno scrittore di fiction, diremmo con la contemporaneità attuale, ma anche del tempo, e con la dignità di grandi scrittori come, Philip K. Dick[6] oppure Sir Arthur C. Clarke[7] .

Si attribuiscono alla sua ispirazione più di 50 film. Oltre una serie di romanzi di scrittori che lo hanno plagiato e pubblicati da editori senza scrupoli.

Emilio Salgari nacque a Verona, il 21 agosto 1862, da una famiglia di modesti commercianti.

Seguì inutilmente un corso per diventare capitano di marina, occasione che gli fruttò il primo ed unico imbarco, che fra l'altro lo portò solamente lungo le sponde dell'Adriatico. L'uomo che tanto scrisse di paesi esotici e lontani, dunque, in realtà non li vide mai.

Nel 1883 iniziò a pubblicare sul "La Nuova Arena" il romanzo "La Tigre della Malesia", che gli fruttò molto successo, ma scarsissimi introiti. L'incapacità di gestirsi finanziariamente e una sua buona dose di ingenuità saranno una costante della sua vita.

Salgari deve la sua popolarità ad una impressionante produzione romanzesca, con ottanta opere (più di 200 considerando anche i racconti) distinte in vari cicli avventurosi, con l'invenzione di personaggi di grande successo come Sandokan, Yanez de Gomera e il Corsaro Nero. Tali personaggi risultano inseriti in un accurato contesto storico; la ricostruzione delle informazioni riguardanti le vicende istituzionali dei paesi da lui descritti non si limita, ad esempio, alla figura di James Brooke, il raja bianco di Sarawak.

Seri studi condotti dalla storica olandese Bianca Maria Gerlich (i cui lavori sono stati pubblicati da autorevoli riviste scientifiche quali Archipel e, in Italia, Oriente Moderno) hanno infatti permesso di ricostruire le fonti storiche e geografiche lette e utilizzate nelle biblioteche di Verona dal grande scrittore di romanzi d'avventura.

Dal 1892 al 1898, sotto contratto con l'editore Speirani, pubblicò una trentina di opere. Dal 1898 invece lavorò con l'editore Antonio Donath, inizialmente a Genova, poi di nuovo a Torino. Nel 1906 passò all'editore Bemporad.

Molti suoi romanzi ebbero grande successo, ma a causa della sua ingenuità, furono soprattutto gli editori a beneficiarne, mentre per Salgari le difficoltà economiche furono una costante, fino alla fine. In particolare a partire dal 1903, quando la moglie iniziò a dare segni di follia, si moltiplicarono i debiti che fu costretto a contrarre per poter pagare le cure.

Era un forzato del lavoro. I contratti l'obbligavano a scrivere tre libri l'anno: ogni libro, un migliaio di pagine in bella copia: tre pagine in bella copia ogni giorno: e se una domenica voleva riposare, o se un giorno era preso dalla febbre, all'indomani le pagine da scrivere erano sei. Più il lavoro di direzione di un periodico di viaggi, più le novelle. Per aiutarsi, cento sigarette al giorno. Più una bottiglia di marsala, che beveva da mattina a sera.

Finché i nervi non hanno ceduto. La mattina del 25 aprile del 1911 ha lasciato sul tavolo tre lettere ed è uscito, con in tasca un rasoio. A trovarlo per caso è una lavandaia nel bosco della Madonna del Pilone. Ha la gola ed il ventre squarciati. In mano stringe ancora il rasoio. Si è ucciso come avrebbe potuto uccidersi uno dei suoi personaggi: facendosi karakiri, con gli occhi rivolti al sole che si leva.

 

Il viaggio è il racconto.

La ricerca della conoscenza è una grande avventura, sempre.

Un altro pirata famoso, Capitan Uncino, Hook deve il suo successo a Salgari. Il dialogo tra Hook e Peter Pan mentre duellano senza esclusione di colpi, presenta la vita come viaggio della conoscenza, il duello è paradigma della vita, soltanto più breve:

Uncino - vieni Peter la mia spada ti agogna, preparati a incontrare la morte

Peter - è l’unica esperienza che mi manca -

Crudo e vivido, pieno di passione.

I grandi navigatori, gli esploratori del 1500, al ritorno in patria tengono affollate conferenze sui loro viaggi. E ora molte agenzie di viaggio organizzano la loro comunicazione con incontri e conferenze. Il viaggio come esperienza di maturazione.

Valga per tutti ricordare le conferenze di Charles Dawin, che prima di essere conosciuto come scienziato, era conosciuto nei salotti e nei circoli londinesi, per le conferenze dei suoi  viaggi nell’Atlantico e nel Pacifico.

Nel ‘700 e nell’800, il viaggio era il Gran Tour[8] di scrittori come Goethe o filosofi come Soreen Kirkegaard e rappresentava la maturazione e la conoscenza del nuovo del bello e della cultura.

Ancora ora i giovani studenti scandinavi e tedeschi, interrompono la loro preparazione educativa facendo un viaggio normalmente di un anno in giro per il mondo, prima di tornare e iscriversi all’università.

 

L’eredità di Emilio Salgari

Il viaggio è conoscere l’altro, diverso da noi, significa uscire da noi stessi e avventurarsi nel mondo esterno, dove i pericoli non sono più quelli dei clerici vagantes medievali, ma è pur sempre pericolo avventurasi in un territorio che non si conosce. La non conoscenza genera paura che ci protegge con la prudenza dal fare azioni non ponderate, allo stesso tempo la curiosità ci permette di addentrarci nelle verità dell’altro, degli altri e ci obbliga alla scelta. È la scelta che ci permette di maturare, non la fuga.

Gli eroi salgariani, Sandokan per tutti, sono coraggiosi, generosi con gli amici fino al sacrificio, amanti focosi verso la sua innamorata, leader indomiti di libertà e di conoscenza.

Un esempio di coraggio per i giovani la cui avventura più bella è rappresentata dalla conoscenza e non altrimenti dall’implosione generata dell’ubriacatura delle droghe, che sono anche la ricchezza gratuita, e l’egoismo del privilegio.

Per contro la conoscenza si acquisisce con la conquista leale, il sacrificio per raggiungere un obiettivo con le persone che si stimano, il proprio comportamento per la stima verso noi stessi prima che verso gli altri.

 

Il viaggio

È il viaggio salgariano che i giovani cercano quando si avventurano sui treni o con gli aerei per andare a visitare altri paesi. Sarebbe opportuno ricordarlo, quando i nostri ragazze e ragazzi ci chiedono di non andare nei villaggi vacanze, al cui confronto la biblioteca di una qualunque scuola rappresenta una avventura più affascinante e eccitante.

Lasciare andare i giovani per la prima volta da soli è una sofferenza per i genitori, ma se lo chiedono significa che ci hanno pensato, ne vogliono parlare e vogliono iniziare il viaggio della loro vita.

Every time you go away you take a piece of me with you -

recita la lirica di una famosa canzone di Paul Young. Il viaggio, l’andare via, rende maturi ma ha un prezzo, non è indolore, vuole un pezzo di vita, in cambio ci rende affascinanti, curiosi, misteriosi.

La frase è mai così vera come nel caso di E. Salgari, i suoi viaggi, che costruiti nella sua mente lo portano in luoghi affascinanti e meravigliosi, ma ogni volta se ne va un pezzo di vita fino alla fine, quando l’immaginazione gliela toglierà sulle rive del fiume Po, proprio nella boscaglia della Madonna del Pilone dove abitava.

Ma non desidero concludere queste considerazioni con un pensiero cosi importante, anche se tragico nella sua dimensione di scelta personale.

Trovo che alcune frasi del dialogo tra Indy e Marion possano essere affidate a Salgari per poterci congedare da lui con ironia e simpatia, come si ha simpatia per un guascone:

Marion: Papà ti aveva capito subito, sai? Diceva che eri uno spostato.
Indiana Jones: Ah, molto gentile da parte sua.
Marion: Lo spostato più dotato che avesse mai tirato su. Lo sai che ti amava come un figlio... Ce l'hai messa tutta per fargli cambiare idea, eh?
Indiana Jones: È bastato che gli toccassi te.

Marion: Non sei più l'uomo che ho conosciuto dieci anni fa.
Indiana Jones: Non sono gli anni, amore, sono i chilometri.



[1] Le Tigri di Mompracem, Emilio Salgari Genova 1900, Donath. La frase riportata è a chiusura del testo

[2] Raiders of the Lost Ark (1981) USA, diretto da  Steven Spielberg, scritto da Writers:George Lucas (story) e Philip Kaufman. Intepreti principali Harrison Ford,  Indiana Jones,  Karen Allen, Marion Ravenwood

[3] Le tigri di Mompracem è una delle opere più celebri di Emilio Salgari, soprattutto perché vi appare Sandokan, l’eroico pirata soprannominato “La Tigre”, strenuo difensore della sua terra e del suo popolo per il quale combatte contro la violenta colonizzazione britannica. La vicenda inizia la notte del 20 dicembre 1849, quando un uragano si abbatte sull’isola di kismi8, il capo dei coraggiosi pirati malesi, chiamati “Le tigri di Mompracem”. Sandokan è rimasto sveglio tutta la notte perché attende il ritorno di Yanez, l’inseparabile compagno di tante battaglie. Yanez è il “fratellino bianco” di Sandokan; portoghese di nascita, di media statura e molto robusto, ha abbracciato la causa dei malesi contro gli oppressori inglesi e olandesi quando, anni prima, fatto prigioniero, era stato conquistato dal fascino guerriero della Tigre della Malesia. Yanez porta notizie di lady Marianna Guillonk, figlia di un lord inglese e madre italiana, conosciuta come la Perla di Labuan per la sua pelle bianca come l’alabastro. Curioso di conoscere la bellissima fanciulla, Sandokan si scontra con un incrociatore britannico rischiando moltissimo: infatti, durante l’arrembaggio, viene colpito da una pallottola e, per non cedere ai nemici, si tuffa in mare.

Il romanzo apparve per la prima volta a puntate sulla rivista La Nuova Arena, fra il 1883 e il 1884, con il titolo La tigre della Malesia, per essere poi pubblicato in volume nel 1900, con il titolo definitivo.

[4] Pirates 1986, USA Il film inizia con il Capitano Red (Walter Matthau) a bordo di una zattera alla deriva con il suo Primo Ufficiale Jean-Baptiste (detto Frog, nella versione italiana “Ranocchio“), entrambi presumibilmente prossimi alla morte per disidratazione. Vengono raccolti da un galeone spagnolo e vengono ridotti in schiavitù prima di istigare gli altri prigionieri all'ammutinamento e prendere il controllo del vascello. Ranocchio si innamora di María-Dolores de la Jenya de la Calde (Charlotte Lewis), la nipote del governatore di una colonia spagnola. Il Capitano Red ambisce il trono d'oro che gli spagnoli hanno sottratto ad un re Azteco. Nel resto del film i tentativi dei due di accaparrarsi l'oro e la ragazza sono accompagnati da innumerevoli esplosioni e sparatorie. Il film si conclude con il Capitano Red e Ranocchio ancora alla deriva su una zattera, ma stavolta Red siede sul trono tanto ambito.

[5] Bartholomew: nome usato da famosi pirati,!

[6] Philip Kindred Dick (Chicago, 16 dicembre 1928 – Santa Ana, 2 marzo 1982) scrittore statunitense. Forse il più famoso scrittore di fiction di fantascienza. A partire dalla sua morte, Dick ha influito profondamente non solo sulla fantascienza, ma sulla narrativa nordamericana in generale; giunse alla fama al di fuori della fantascienza solo dopo che i diversi adattamenti cinematografici delle sue opere lo fecero conoscere a un pubblico più vasto (in particolare Blade Runner di Ridley Scott). I suoi lavori sono ora tra i più popolari della fantascienza e della letteratura postmoderna in generale (Ursula K. Le Guin lo definì "il nostro Borges[1]"), e si può affermare che da morto Dick ha ottenuto sia la fama che il rispetto da parte dei critici: ciò che in vita aveva a un tempo desiderato e temuto.

[7] Sir Arthur Charles Clarke (Minehead, 16 dicembre 1917 – Colombo, 19 marzo 2008) è stato un autore di fantascienza e inventore britannico. Clarke è ai più noto per il suo romanzo 2001: Odissea nello spazio. Ispirato al racconto breve La sentinella (The Sentinel - 1948) dello stesso Clarke, il romanzo è in realtà cresciuto assieme alla sceneggiatura del film 2001: Odissea nello spazio realizzato con il regista Stanley Kubrick.

[8] Il Grand Tour era un lungo viaggio nell'Europa continentale effettuato dai ricchi giovani dell'aristocrazia britannica a partire dal XVII secolo e destinato a perfezionare la loro educazione con partenza ed arrivo in una medesima città. Questo viaggio poteva durare dai pochi mesi fino a 8 anni. Le destinazioni principali erano la Francia, l'Olanda, la Germania, ma aveva come obiettivo privilegiato l'Italia e Roma in particolare, e di norma includeva le tappe di Venezia, Firenze, Bologna, Napoli, talvolta Pisa, e poi i Campi Flegrei, i centri vesuviani, Paestum, potendo raggiungere anche la Sicilia. L'espressione Grand Tour, sembra aver fatto la sua comparsa sulla guida An Italian Voyage di Richard Lassels, edita nel 1698. Il successo del libro di Thomas Coryat Coryat's Crudities è spesso considerato come l'inizio della mania per Grand Tour. Al Grand Tour, specie verso l'Italia, non erano estranei i giovani degli altri paesi europei, come la Germania e la Francia. Anche Johann Wolfgang von Goethe effuttuò il suo Grand Tour in Italia dal 1786 al 1788.

 

 

                                                          Ferdinando Cabrini 
                                         

    


                                                  

 
 

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