FOGLIO LAPIS - GIUGNO - 2008

 
 

Secondo un’indagine condotta per conto delle Nazioni Unite, nel Regno Unito il rispetto della Convenzione per i diritti del bambino è deficitario da molti punti di vista – In particolare si denunciano un’eccessiva criminalizzazione e un’inaccettabile disparità fra ricchi e poveri in materia di istruzione e tutela della salute – La pubblicazione del rapporto ha suscitato forti reazioni polemiche: secondo molti cittadini britannici il sistema giudiziario è anche troppo blando

 

Il sistema giudiziario minorile è punitivo, i ragazzi vengono troppo facilmente considerati teppisti, il trattamento educativo e quello sanitario dipendono troppo dal reddito delle rispettive famiglie, con disparità socialmente inaccettabili. Tre secche condanne, da parte dei quattro Commissari per l’infanzia responsabili rispettivamente per l’Inghilterra, la Scozia, il Galles e l’Irlanda del Nord, colpiscono la condizione infantile nel Regno Unito scatenando un’aspra polemica. Si tratta di un rapporto destinato alle Nazioni Unite, e volto a verificare il rispetto della Convenzione sui diritti dei bambini: la conclusione cui arrivano i quattro esperti di nomina governativa è che questo impegno viene violato in diversi punti.

Un tema particolarmente controverso è quello del trattamento giuridico: secondo il rapporto si tende a criminalizzare i giovani, applicando il diritto penale anche a illeciti di lieve entità. Il risultato è un paradosso segnalato dalle statistiche: in Gran Bretagna diminuiscono i reati commessi da minori ma è invece in aumento il numero dei minori detenuti. Fatto sta che nelle prigioni di sua maestà ci sono più minori che in qualsiasi altro paese dell’Europa occidentale. Non solo: nella patria dell’habeat corpus sono morti in cella, dal 1990 a oggi, tredici ragazzi, eppure non c’è mai stata un’indagine pubblica sulle condizioni di detenzione dei giovani reclusi.

Non è la prima volta che il rapporto sulle condizioni dell’infanzia giudica severamente le abitudini britanniche: nel 2003 fu segnalato che il Regno Unito era uno dei pochissimi, fra i paesi sviluppati, in cui schiaffeggiare un bambino non è reato. Questa volta l’allarme prefigura gravissime conseguenze sociali: criminalizzando i minori, avvertono i quattro Commissari, si finisce con il creare una sottoclasse criminale giovanile. Un altro appunto riguarda la tutela della privacy, cui la Convenzione fa espresso riferimento: dei ragazzi indagati per comportamento asociali, si fa notare, si pubblicano indebitamente nomi e fotografie.

Come se non bastassero le manchevolezze e gli abusi del trattamento giuridico, nel rapporto si traccia un quadro desolante della condizione minorile nel suo insieme. C’è un abisso fra le condizioni di vita dei ragazzi nelle classi alte della società, soprattutto in materia d’istruzione e di salute, e quelle dei meno fortunati dal punto di vista del reddito familiare. Molti, troppi, non hanno sufficiente accesso alle cure mediche, specialmente dentarie. Nella fascia di popolazione fra i cinque e i sedici anni di età uno su dieci manifesta segni di disordine mentale. Inoltre più di un milione e trecentomila minori vivono con genitori che hanno problemi di alcolismo, mentre le statistiche rivelano che le adolescenti che vivono nei quartieri più poveri hanno probabilità di incappare in gravidanze indesiderate quattro volte superiori rispetto alle ragazze dei quartieri alti.

I mezzi di comunicazione sono accusati d’indulgere volentieri al vezzo di tratteggiare i ragazzi come teppisti. Si cita una ricerca secondo la quale nel 2005 il 71 per cento degli articoli sui giovani comparsi sulla stampa britannica erano negativi, addirittura per un terzo si riferivano a comportamenti criminali. I comportamenti di quella che è pur sempre una minoranza finiscono dunque con l’influenzare il giudizio corrente sui giovani britannici nel loro insieme. Infine un invito al governo di Londra: cerchi di correggere la diffusa intolleranza a accettare la presenza di ragazzi negli spazi pubblici.

La pubblicazione di questo rapporto è stata accolta da vivaci reazioni polemiche: come tutte le società contemporanee, anche quella britannica è impaurita e insicura, tende quindi a respingere proposte, come quelle implicite nel rapporto dei Commissari per l’infanzia, volte a allentare il rigore poliziesco e giudiziario. Insomma anche nelle isole britanniche la tolleranza non è affatto di moda. Non è tempo di abbassare la guardia, protestano alcuni: forse non rendendosi conto che proprio una guardia troppo alta rischia di rendere irrecuperabili quei ragazzi che cercano, magari con un’esuberanza eccessiva e fastidiosa, d’individuare la loro strada nel mondo difficile in cui li stiamo proiettando.

 

                                                          f. s. 
                                         

    


                                                  

 
 

Clicca qui per iscriverti alla nostra newsletter!

 

Torna al Foglio Lapis giugno 2008

 

Mandaci un' E-mail!