FOGLIO LAPIS - GIUGNO - 2007

 
 

Accade nella vecchia Inghilterra: genitori a modo loro premurosi imbottiscono gli alunni di farmaci, generalmente acquistati su Internet, per aumentare la loro concentrazione agli esami – Si tratta di preparati che, assunti senza controllo medico, possono esporre i ragazzi a gravi rischi – Il fenomeno sembra piuttosto esteso nelle scuole britanniche, chi lo denuncia chiede che venga attentamente studiato e valutato nelle possibili conseguenze

 

La società britannica è tradizionalmente molto attenta all’esperienza educativa: non è raro il caso di famiglie che cambiano casa, oppure dichiarano indirizzi falsi,  per entrare nel bacino d’utenza di una scuola considerata ottimale per i loro ragazzi. Questo modo di porsi nei confronti della scuola sconfina a volte nell’ossessione: “si tratta di un valore distorto della nostra cultura” dice Paul Cooper: “qualunque cosa un genitore possa fare per avere ciò che ritiene un vantaggio educativo, lo fa”. Cooper, che dirige il dipartimento dell’istruzione all’università di Leicester, denuncia in un’intervista alla Bbc un caso limite di questo atteggiamento.

Si tratta di farmaci, le cosiddette smart drugs, reclamizzate soprattutto su Internet come sussidi per migliorare le prestazioni intellettuali, che molti genitori inglesi forniscono ai loro ragazzi in occasione delle prove d’esame. Si tratta di preparati che l’industria farmaceutica produce e propone per migliorare la concentrazione dei bambini iperattivi.

Il problema consiste nel fatto che quei farmaci, destinati a combattere un disturbo specifico, dovrebbero essere prescritti da un medico e assunti sotto il suo controllo. Ma i genitori ansiosi di dare ai loro figli una possibilità in più, in quella vera e propria battaglia sociale che identificano nelle prove d’esame, non si curano di questo dettaglio: ordinano il preparato via Internet e lo somministrano senz’altro al pargolo in partenza per la sala degli esami. Pare che il fenomeno sia piuttosto diffuso, fa notare Cooper, che segnala la necessità d’indagarlo a fondo, nella sua portata e nelle sue possibili conseguenze.

I preparati in questione sono studiati per quei bambini irrequieti che trovano difficile, per esempio, concentrarsi su una prova d’esame per tutto il tempo necessario a superarla. La pubblicità promette una concentrazione più intensa e più duratura per tutti, indipendentemente dal fatto che esista nel caso specifico quel tipo di difficoltà; e questo probabilmente è vero, ammette Cooper. Ma è anche vero, aggiunge, che assumere un farmaco senza controllo medico significa comunque correre dei rischi. Infatti la risposta individuale al trattamento può essere imprevedibile. Tanto per citare un caso nessun dottore prescriverebbe mai quei preparati a persone che abbiano sofferto di crisi convulsive.

Meglio dunque evitare di aggiungere un farmaco apparentemente innocuo a quelle droghe sicuramente nocive, dagli stimolanti fino agli stupefacenti, che già circolano anche troppo nelle scuole. In fondo la concentrazione necessaria ad affrontare un esame si può ottenere anche in modi molto più tradizionali e corretti: per esempio con il ricorso alla inglesissima tazza di tè.

 

                                                     r. f. l.  
                                         

 

   


                                                  

 
 

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