FOGLIO LAPIS - GIUGNO - 2007

 
 

Le statistiche sul lavoro infantile nel mondo sono approssimative ma il fenomeno ha comunque dimensioni impressionanti – Il contrasto a questa forma di sfruttamento ha prodotto qualche risultato in alcune aree, ma il più resta da fare – Per questo si è costituita a Ginevra una sorta di coordinamento fra varie agenzie internazionali, fra le quali la Fao e l’Ilo, per affrontare il problema nell’agricoltura, l’attività produttiva che più si avvale dei piccoli lavoratori

 

Secondo la Fao (l’agenzia dell’Onu che si occupa di alimentazione e agricoltura) sono 132 milioni, mentre sono addirittura 218 nelle valutazioni dell’Ilo (l’organizzazione internazionale del lavoro): si parla della diffusione planetaria del lavoro minorile, quello che riguarda esseri umani di età compresa fra i 5 e i 14 anni. Come si vede le statistiche sono imprecise e approssimative, ma le dimensioni del fenomeno sono comunque impressionanti. Le cifre ufficiali sono in ogni caso inferiori al vero, perché il lavoro dei bambini è per sua natura clandestino e quindi sfugge facilmente alla misurazione. Di questo fenomeno la Fao segnala un aspetto ancor più sconvolgente: ogni anno nel mondo muoiono 22 mila bambini in seguito a incidenti sul lavoro. Questi dati sono stati pubblicati di recente, in occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile.

È una piaga della quale ci siamo più volte occupati (l’ultima, meno di un anno fa: si veda http://fogliolapis.it/ottobre2006-3.htm, con particolare attenzione al capitolo africano, il più drammatico, e agli arruolamenti forzati di bambini nelle più svariate milizie armate): registrando a volte l’attenuazione del fenomeno in alcune parti del mondo, segno che la questione non corrisponde a una fatalità ma si può affrontare e combattere. Anche stavolta la Fao informa che in alcuni paesi latino-americani il lavoro minorile ha conosciuto fra il 2000 e il 2004 una diminuzione dal 16 al 5 per cento della popolazione infantile, mentre il numero di bambini costretti a lavori pericolosi è calato di un quarto. Ma nonostante questo lo scandalo dei piccoli lavoratori rimane un elemento costante nelle società più povere del pianeta, e del resto non soltanto in quelle.

Le conseguenze sono perfino ovvie. Milioni di bambini sono sottratti al gioco, all’educazione, alla salute, dunque a una crescita equilibrata e a una decente prospettiva di vita. Inoltre sono esposti a rischi gravissimi: devono maneggiare attrezzi progettati per braccia adulte, trasportare carichi pesanti, sottostare a lunghi orari di lavoro, esporsi a esalazioni tossiche come quelle dei pesticidi in agricoltura. Inoltre sono pagati pochissimo, ammesso che siano pagati il che non sempre si verifica. L’agricoltura è una delle attività produttive che più si avvalgono di questa forma di partecipazione forzata (secondo l’Ilo un terzo della forza lavoro in questo settore è costituito da bambini). Ma il lavoro infantile è  molto frequente anche nelle attività minerarie e nell’edilizia.

Si parla di paesi poveri, ma non occorre andare molto lontano per assistere allo spettacolo di bambini al lavoro: si veda in questo stesso numero l’articolo sui diritti negati all’infanzia in Italia. L’accattonaggio infantile è da anni ormai uno spettacolo frequente nelle nostre città. Sono spesso piccoli zingari, ma non soltanto: ci sono casi di bambini rapiti o addirittura venduti e poi costretti da bande criminali all’accattonaggio o alla prostituzione. Ogni tanto si registrano presso la magistratura italiana denunce per il reato di sfruttamento di minori, ma l’insieme delle denunce (soltanto 455 nel 2005) è drammaticamente inferiore all’estensione del fenomeno.

Forte della sua specifica competenza, la Fao ha promosso una forma di cooperazione con altre grandi agenzie internazionali, dall’Ilo al Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo, fino alle organizzazioni che raggruppano i lavoratori nei settori interessati, per affrontare il lavoro minorile in agricoltura. Allo scopo è stata costruita a Ginevra una partnership fra questi enti. Nonostante l’enorme portata del fenomeno, si confida nella possibilità di un’azione incisiva: vedremo nei prossimi anni se le valutazioni statistiche del fenomeno avranno dimostrato che questo cauto ottimismo non è fuori luogo. Sarebbe davvero imperdonabile che la percezione internazionale di questa piaga fosse limitata alla celebrazione protocollare della Giornata mondiale del lavoro minorile.

 

                                                     f. s.  
                                         

 

   


                                                  

 
 

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