Torna a Foglio Lapis - giugno 2003
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Piccola escursione fra le reti che hanno preceduto la Rete: da quella del retiarius a quelle di Novalis – Con una di queste, e con l’aiuto di uno scarafaggio kafkiano, è persino possibile catturare un significato della guerra irachena – Altra rete da pesca miracolosa: è un manifesto che ci proietta nei tempi in cui in Mesopotamia si estraevano non barili di petrolio, ma radici quadrate e persino cubiche – I controversi diritti delle parole, che spesso le parole prendono sul serio
 

Le ipotesi”, ha detto Novalis, “sono reti. Se si getta una rete, qualcosa, prima o poi, ci si trova”, dicevo ai ragazzi della scuola media “Mameli” di Milano, nell’aprile di quest’anno 2000-te, congegnando la Fantastica con loro: ragazze e ragazzi di terza media.

Che ci si trova nella rete del Retiarius?”, chiede la più preparata in latino di tutti, la quale aveva fatto una ricerca sui gladiatori dell’antica Roma.

Ci si trova un mirmillone!”, le risposi ridendo, e tutta la classe rifece il riso che mi facevo da me, perché quel nome, “mirmillone”, era come se dovesse far ridere tutti. Eppure, era tragico! Il tutto era tragico, anticamente. La ragazza lesse dalla sua ricerca: “Retiarius, gladiatore che combatte con una rete, nella quale cercava di avviluppare il suo avversario, che si chiamava mirmillone”…

Perché, congegnando la Fantastica, eravamo arrivati a ritrovare quel nome che ci faceva ridere?… È chiaro, per via delle “reti” di cui parla Novalis. La regione “didattica” era, però, ben diversa. Era il voler rendersi conto della guerra in Iraq. Ecco subito un esempio illustre di ipotesi fantastica, che si adatta benissimo alla guerra in Iraq. Lo proposi alle ragazze e ragazzi nei seguenti termini: “Che cosa succederebbe se un ragazzo di vent’anni americano si svegliasse trasformato in un immondo scarafaggio che vola e semina bombe?”. Dissi: “Alla domanda ha risposto, come fosse qui con noi, Franz Kafka nel racconto Metamorfosi. Non dico che quel racconto sia nato da questa nostra precisa domanda, ma la sua forma è sicuramente quella dello sviluppo di un bombardamento in Iraq, fino alle conseguenze più tragiche di un’ipotesi che, fino a ieri, mentre erano in corso le ispezioni dell’ONU, poteva essere del tutto fantastica”. Aggiunsi: “All’interno di quell’ipotesi tutto diventa logico e umano, si carica di significati aperti a diverse interpretazioni, il simbolo vive di vita autonoma e sono molte le realtà cui si adatta”…

SE ANDREMO AL CIELO PREGHEREMO PER TUTTI VOI”, leggevamo, il giorno dopo, da un manifesto amanuense appeso ai muri dell’Università Cattolica di Milano. Ecco cosa dice il manifesto intero:

 

 

 

 

È firmato, come dall’Iraq, dal Vescovo Ausiliare del Patriarcato di Babilonia dei Caldei. Ragazze e ragazzi fecero allora un’altra ricerca, che li portò a Ur della Caldea. Trovarono che era una grande città dove gli uomini conoscevano formule per l’estrazione di radici quadrate e perfino cubiche, quando altri non avevano ancora costruiti i pozzi per l’estrazione del petrolio.

UR-bino, RU-bino, RÚ-bino!”, esclamò sorridendo una ragazza, e il suo gioco ci ricondusse rapidamente in Italia, dove eravamo già... “Già!”, dissi: “È proprio come hai scoperto te: UR-bino, RU-bino, RÚ-bino… Questa guerra in Iraq, che si può esprimere e quantificare in un’equazione, anzi in una disequazione:

distribuzione di tecnologia ad alto costo < assunzione di petrolio a basso costo >, è nata come soluzione dell’ipotesi fantastica SE ANDREMO AL CIELO, che abbiamo letto sui muri della Cattolica?… Che ne pensate?”.

Dio Che”, scrisse un ragazzo sopra un foglietto, che mi consegnò ridendo.

Che c’entrava Guevara?”, gli chiesi cercando da lui una risposta del tutto ovvia, facendo girare il biglietto tra le mani dei ragazzi.

La nostra regione “didattica”, l’Iraq, aveva assunto , la connotazione di religione?… Dissi ai ragazzi: “Il diritto di crescere alle parole, di trasformarsi, di proporre una metamorfosi, noi glielo riconosciamo solo a parole. Ogni volta che loro, le parole, lo prendono sul serio, ci giochiamo tutta la nostra autorità per vietargliene l’uso”. “Sicuramente, Dio Che, come è vero che il Che era Guevara”, dissi ancora ai ragazzi, e scrissi alla lavagna: “Che Che? Che che? Che c’è? Che ch’é? Che Che?”.

Mi resta ora da farvi osservare”, conclusi: “a proposito dell’ipotesi fantastica, che essa è, a conti fatti e principi anche, un caso particolare di binomio fantastico, rappresentato dall’unione arbitraria di un nome e un verbo – Che e c’è –, e Dio Che solo quando la Fantasia funziona… Che cosa succederebbe se in tutto il mondo, da un polo all’altro, da un momento all’altro, sparissero i dollari?… Se sparisse, cioè, il biglietto verde?”.

Gli Americani e non solo, resterebbero al verde”, rispose acutamente un ragazzo.

Un altro disse che nelle scuole si studierebbero insieme al Latino, il Ladino e il Bindolino… Forse perché nella realtà ci si può entrare dalla porta principale o infilarvisi, che è più divertente!, da un finestrino.

Allora, avete capito?”, dissi e conclusi: “… Esempio: - nome e verbo: i dollari, spariscono… Nome e verbo. E l’ipotesi fantastica funziona… È picchefantastica!”.

                                                 Filippo Nibbi

                                     
FOGLIO LAPIS - GIUGNO 2003