FOGLIO LAPIS - GIUGNO 2000

 
 

Da una parte la grande piaga dei bambini abbandonati a se stessi, dall'altra il problema di un'infanzia fin troppo controllata - Fra le opposte patologie del disinteresse e della coercizione, una sana fisiologia è tutta da ricercare - Intanto chi parla chiaro rischia l'emarginazione, se non il linciaggio: il caso esemplare di un maestro italiano "spedito in montagna"

 

Abbiamo aperto il nostro Forum e auspichiamo una viva e attenta partecipazione di chi opera nella scuola in qualunque parte del mondo, da chi come noi pensa che non c'è tempo da perdere. Da chi sente direttamente responsabile della situazione in cui versa la piccola scuola del villaggio di Zbuvdivci vicino a Smiaku in Ucraina dove (riprendo da Le Monde Diplomatique di giugno 2000) si aspetta con angoscia il ritorno del grande freddo: manca il carbone per il riscaldamento delle aule. Davanti alla maestra i visetti stanchi si alzano per accogliere il visitatore con un deferente "dobriden". Alcuni hanno fatto all'alba sei chilometri a piedi. "In passato - ricorda il direttore - c'era un pulmino per portare i bambini a scuola, ma i genitori non riescono più a pagarlo, né a comprare i libri che non riusciamo a procurargli d'occasione. Prima eravamo anche in grado di offrire dei pasti, ora non più. Oggi i malnutriti ci sono ancora, ma non c'è più denaro". Le maestre non percepiscono più nemmeno lo stipendio. Lavorano, "ma la motivazione non è più la stessa", ammette il direttore. E Katya, 14 anni, che vive a Smiaku, ammette "molti ragazzi della mia età bevono".

In Polonia, in testa ai candidati all'Unione Europea, nel 1998 lo stress dei genitori, la violenza nascosta, l'alcolismo hanno spinto circa 8500 bambini e adolescenti dai sette anni in su a scappare di casa e scomparire. In Romania 150 mila bambini sono ospiti di orfanotrofi e mentre pubblicità trionfali vantano i tesori dell'Occidente e mentre un pugno di affaristi si arricchisce, la miseria e l'impotenza dello Stato hanno gettato sulla strada oltre duemila bambini. Uno su cinque è fuggito dall'orfanotrofio. I due terzi hanno preferito la strada, l'accattonaggio, i piccoli furti, il freddo e la fame alla violenza quotidiana in famiglia.

Queste realtà non sono poi così lontane dalla non meno devastante realtà dei nostri bambini, quella che denuncia l'inglese Colin Ward quando afferma che i bambini dei paesi ricchi sono ormai cittadini di seconda classe, costretti ogni anno di più agli "arresti domiciliari": questo per soddisfare il desiderio di trasformare l'infanzia in un'età della vita il più possibile protetta e dipendente, nonché la riduzione del bambino a consumatore. E sottolinea come nella seconda metà del secolo caratterizzato da importanti conquiste in materia di diritti dell'infanzia l'universo concentrazionario degli spazi attrezzati a partire dalla famigerata "cameretta" con tv, videocassette, computer e videogiochi, elimina qualsiasi possibilità di trovare un personale equilibrio tra la privacy casalinga e l'esterno in un universo urbano inesplorato e difficile da riconoscere come proprio. Ward sottolinea che "il perpetuo tentativo di spezzare le misure di contenimento in cui si tenta di controllare la vocazione dell'infanzia ad appropriarsi dell'intero ambiente circostante può trasformare il ragazzo di città in un vandalo". Quell'esplorazione creativa di cui parlava un altro studioso, Paul Goodman, che la scuola potrebbe favorire prendendo a modello la "passeggiata" del precettore con i suoi allievi, può diventare distruttività pura, allontanando sempre più i nostri ragazzi dal mondo degli adulti.

A proposito di questo mondo, eccone un squarcio non proprio edificante. Noi sentiamo il dovere di tutelare il rispetto di quei maestri che hanno il coraggio di denunciare una scuola dell'obbligo lontanissima dalla sua funzione fondamentale, la formazione del futuro cittadino. Come Maurizio Boscherini, il maestro di Santa Sofia (Forlì) che a causa della pubblicazione del suo libro "L'ultimo maestro" ha quasi rischiaro il linciaggio dalle sue colleghe (la presenza maschile fra i docenti elementari italiani è ormai cosa rara, altro elemento preoccupante) e ha subito un immediato trasferimento in un luogo remoto, in un paesino di mille abitanti fra i boschi della montagna romagnola. Colpevole di avere affermato che la scuola è afflitta, parole sue, da una ipocrisia+burocrazia che ha generato l'"ipocrazia", cioè poco (ipo) governo (cratos), nel senso di scadimento di autorità.

A noi "premono", per usare un gioco di parole, quei ragazzi di quarta e quinta elementare, undici in tutto, che gli sono stati affidati a Premilcuore, nome del borgo in cui è ubicata la minuscola scuola. Di certo il provvedimento, di fatto disciplinare, a carico del maestro-mostro (come pretende che venga definito nel paese - ma a noi non risulta - la presidente del consiglio di circolo in una lettera al provveditore nella quale chiede l'esonero in via definitiva dall'insegnamento del maestro Boscherini) sarà forse la fortuna di quei bambini. Potranno infatti ricordare un maestro che "nonostante il programma da seguire, la disciplina da fare osservare, i genitori da rabbonire, le contraddittorie circolari ministeriali da applicare, le innumerevoli sedute cui partecipare con non sempre accomodanti colleghe" (dalla recensione di Luciano Tamburini, su Studi Piemontesi, novembre 1999) riusciva a far fare ai bambini teatro e altre attività creative, e offriva corsi gratuiti di recupero a casa sua. Tutte cose non certo prescritte "dall'alto". Tutte cose che gli hanno fatto guadagnare la stima e la simpatia dei ragazzi e dei genitori di Santa Sofia dove ha insegnato quasi trent'anni; ma anche l'aperta ostilità delle colleghe, che si sono sentite così offese da quel libro-ritratto. Reo di raccontare una quotidianità che tutti, proprio tutti, anche i più lontani dalla scuola conoscono a menadito e che sa tanto di scoperta dell'acqua calda.

 

Marilena Farruggia Venturi

(Presidente della Lapis)

 
 

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