FOGLIO LAPIS - FEBBRAIO- 2022

 

Dalla Mesopotamia sumerica a Roma antica, dal Medioevo al libro tascabile e agli e-books: una breve storia della lettura attraverso i secoli. Un effetto positivo del lockdown: aumentato il consumo di libri, soprattutto digitali

 

La lettura e la scrittura sono le prime e fondamentali attività pratiche e di pensiero che accompagnano l’esperienza scolastica dei nostri ragazzi. Se si è abbastanza concordi nel datare la nascita della scrittura presso la civiltà sumera in Mesopotamia intorno al 3000 a.C., altrettanto non si può dire della lettura, la cui data d’origine è ancora avvolta nella nebbia. Di sicuro presso i greci e i romani era un’attività lenta e veniva effettuata in piedi e ad alta voce: il testo, composto da un ordine scritto in due colonne e senza separazione tra parole era accompagnato da una trama sonora, da gesti e movimenti del corpo. Una notevole trasformazione si ebbe a partire dal terzo secolo d.C. con la sostituzione del libro a forma di rotolo con quello in forma di codice che permetteva di essere sfogliato, letto e conservato più facilmente.

Nel mondo cristiano la lettura canora venne accompagnata dapprima con quella silenziosa fino ad essere completamente soppiantata. Ciò privò il testo della voce, ma lo arricchì, in particolar modo nei conventi medioevali, con la ruminatio, un mormorio, un borbottio a bassa voce che, abolendo la mediazione, favoriva un incontro diretto del lettore con il codice.

L’avvento e la repentina diffusione delle università, a partire dal XII secolo, richiesero un numero sempre più elevato di testi tali da essere facilmente consultabili e leggibili da più persone. La lettura, praticata in apposite biblioteche, divenne pratica, rapida e silenziosa. Nei secoli successivi la lettura, che nel frattempo aveva acquisito nuovi estimatori, pian piano assunse la forma di un’attività personale, si interiorizzò, abbandonò i luoghi religiosi divenendo laica e sensibile al diletto.

Il rapporto tra libro e lettore cambiò soprattutto durante l’umanesimo ad opera del veneziano Aldo Manuzio che insieme a notevoli innovazioni tipografiche introdusse il “libro tascabile”, decisamente più accattivante e maneggevole.

Un proverbio arabo vede nel libro “un giardino che puoi custodire in tasca”. E come tutti i giardini evoca un luogo bello, tranquillo che è piacevole frequentare per ricercare la pace e la serenità. Ma, come tutti i giardini, necessita dell’intervento personale per essere accudito. Ci sono anche coloro a cui non piacciono i giardini accampando svariate motivazioni: mancanza di tempo, problemi di vista legati all’età, oppure la spiacevole sensazione, che accompagna la lettura, di doversi impegnare o addirittura di dover studiare.

Un’inversione di tendenza si è avuta proprio durante il lungo periodo di lockdown, così come testimoniato dai risultati di tre indagini presentate proprio in questi giorni da BookCity Milano, Intesa Sanpaolo e Associazione Italiana Editori. I dati AIE registrano un incremento nella vendita di libri del +16% nel 2021 rispetto all’anno precedente. Risultato molto positivo che conferma il sesto posto dell’editoria italiana nel mondo dopo Usa, Cina, Germania, UK e Francia ed il quarto in Europa.

Il digitale, visto i dati, ha giocato un ruolo non marginale permettendo di allargare la platea a nuovi fruitori ed offrendo la possibilità, a numerosi utenti, di poter sperimentare strade poco conosciute e di familiarizzare con formati editoriali innovativi quali podcast, audiolibri ed ebook. Se la loro vendita è riuscita a compensare il calo di fatturato dell’editoria classica, tuttavia non ha pienamente soppiantato il libro cartaceo.

Interessanti a riguardo sono le strategie adottate per una maggiore diffusione del libro digitale, quali l’introduzione di una sorta di all you can read, un particolare tipo di abbonamento, simile a quello di Netfix per il cinema o di Spotify per la musica, che permette, pagando una tariffa flat, di leggere tutto quello che si vuole. Anche l’immissione sul mercato di nuovi ebook reader sembra andar incontro alle esigenze dei più riottosi alla lettura digitale quali, per esempio, gli studiosi e gli appassionati di saggistica. E’ questo il caso del Kobo Sage che abbinandosi ad una penna permette di studiare ed annotare, senza necessitare di implementare la lettura con un tablet o un computer, e di sincronizzare i contenuti su applicazioni di cloud storage quali Dropbox.

A quanto pare, tutto sembra muoversi per attirare e potenziare le esperienze di lettura, nella speranza che, fatto tesoro di quanto appreso a scuola, la quantità si accompagni con la qualità.

 

                                       Clemente Porreca

 

 


                                           

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