FOGLIO LAPIS - FEBBRAIO- 2022

 

Che i cori razzisti facciano ormai parte del tifo sportivo è ormai una triste realtà negli stadi italiani. Ma queste abitudini, che sarebbe assurdo liquidare come puro e semplice folklore, dilagano anche nella società multietnica degli Stati Uniti

 

C'è chi alza le spalle parlando di puro e semplice folklore, sia pure associato a una buona dose di stupidità, ma la questione è molto più complessa e pericolosa, indice di pulsioni istintive che possono facilmente portare alla violenza. Parliamo delle urla e dei cori razzisti che periodicamente esplodono negli stadi quando a toccar palla sono atleti etnicamente diversi. Fenomeno tipicamente italiano? Non proprio e non soltanto: prediamo per esempio un reportage comparso sull'autorevole quotidiano americano Los Angeles Times. Vi si parla dei frequenti episodi di razzismo che si registrano nelle manifestazioni sportive, in particolare fra squadre scolastiche di basket, baseball o football della Orange County, la contea nella parte meridionale della California che comprende le città di Anaheim e Santa Ana.

Si tratta di un'area abitata da una popolazione etnicamente mista che comprende diverse comunità: bianchi, ispanici, afroamericani, americani di origine asiatica. Ebbene, nonostante questa convivenza ormai consolidata, tipica della società californiana, negli stadi e nelle arene sportive della contea il razzismo da qualche tempo è all'ordine del giorno. Si tratta spesso di veri e propri insulti, che non esitano a chiamare in causa l'esperienza dello schiavismo. Eccone un esempio, “Dov'é il tuo padrone? Chi ti ha sciolto le catene? Chi ti ha fatto uscire dalla gabbia? Sei una scimmia!” Queste le piacevolezze che è stato possibile udire durante una partita di basket fra squadre scolastiche a Irvine, quando un giocatore afro-americano si apprestava ai tiri liberi.

Nessuno ha protestato, un altro tifoso ha al contrario incoraggiato lo spettatore che aveva urlato questi insulti. Soltanto dopo che la madre del giocatore offeso aveva postato sui social il video dell'episodio i responsabili della squadra di basket e i dirigenti della scuola di Laguna Hills, cui appartenevano i due tifosi razzisti, hanno preso posizione condannando l'episodio come “inaccettabile” e precisando ovviamente che simili manifestazioni non fanno parte della tradizione della scuola.

Ma nella maggior parte dei casi, fa notare il Los Angeles Times, queste esplosioni di razzismo e stupidità passano sotto silenzio, come se fossero tacitamente accettate quale elemento del gioco. Purtroppo hanno conseguenze psicologiche spesso assai gravi, creando un clima di tensione fra le comunità che proprio non si addice a una società etnicamente mista come quella che popola la California.

 

                                       a. v.

 

 


                                           

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