FOGLIO LAPIS - FEBBRAIO- 2022

 

L'esperienza della pandemia, a cominciare dalla mancata scuola in presenza, ha peggiorato una situazione già precaria, che penalizzava un sistema gravato dalle diseguaglianze interne e dall'insoddisfacente collocazione nelle graduatorie internazionali

 

Secondo i risultati dell'ultima indagine INVALSI, pubblicati nel luglio dello scorso anno, gli studenti della scuola secondaria registrano una perdita consistente dell'apprendimento dell'italiano e della matematica rispetto al dato precedente del 2019. Il fenomeno è evidentemente legato al vistosissimo calo della scuola in presenza determinato dalle misure di contenimento della pandemia. Ancora una volta il peggioramento della situazione si registra negli alunni provenienti da contesti svantaggiati, nei quali non è stato possibile compensare nemmeno parzialmente gli svantaggi della didattica a distanza con un'adeguata assistenza familiare. Per quanto riguarda il rendimento per la lingua inglese la situazione è lievemente migliore, nel senso che non si registrano vistosi rallentamenti, ma ancora lontana da un livello soddisfacente, e soprattutto gravata da sensibili differenze territoriali. Non soltanto fra Nord e Sud, ma anche all'interno delle singole macro-aree.

Più attenuato il fenomeno nella scuola primaria, ma anche qui con un sensibile rapporto, all'insegna della diseguaglianza, fra i risultati dell'apprendimento e da provenienza familiare e sociale degli studenti. Lo studio INVALSI 2021 è stato condotto su oltre due milioni di alunni dei gradi 2, 5, 8 e 13: cioè la seconda e la quinta classe della primaria, la terza della secondaria di primo grado (la “terza media” di una volta) e la quinta della secondaria di secondo grado, cioè la classe terminale del ciclo di studi. Il quadro complessivo che ne emerge è quello di un sistema che stava faticosamente recuperando sia sulle disuguaglianze interne, sia sul deficit in rapporto ai valori medi internazionali, fino a quando le conseguenze delle misure di contenimento della pandemia hanno provocato una brusca battuta d'arresto.

Quanto alla comparazione internazionale, l'indagine PISA (Programme for International Student Assessment) dell'OCSE, che normalmente si svolge ogni tre anni e avrebbe dovuto farsi nel 2021, a causa della pandemia è stata rinviata a quest'anno. Riguarda i quindicenni di un'ottantina di Paesi e le loro potenzialità misurate attraverso l'analisi delle competenze linguistiche, matematiche e scientifiche. Finora l'indagine PISA ha registrato una posizione del sistema educativo italiano tutt'altro che soddisfacente nel confronto internazionale. Nell'ultima edizione i nostri ragazzi si sono qualificati al di sotto della media: con 476 punti in capacità di lettura, 487 in matematica e 468 in scienze, contro i valori medi complessivi rispettivamente di 487, 489 e 489 punti.

Ora si attendono gli esiti dell'edizione 2022, con la facile previsione che la didattica a distanza avrà peggiorato la situazione, non soltanto in senso assoluto ma anche relativamente al confronto internazionale. É vero infatti che la pandemia ha colpito dappertutto e più o meno omogenee sono state le misure ci contenimento, ma è prevedibile che gli effetti delle condizioni disagiate di provenienza degli studenti, che hanno peggiorato gli effetti della mancata scuola in presenza, siano mediamente più significativi nel nostro Paese.

Da tutto questo emerge la necessità che la scuola italiana affronti con impegno assolutamente prioritario il grande problema delle diseguaglianza. Si è sempre detto che il divario sociale deve restare fuori dall'aula scolastica: ebbene si dia forza a questa missione, perché è proprio in classe che la dignità del singolo deve avere il sopravvento sulle differenze indotte dalle diverse provenienze familiari e sociali. É un'impresa da far tremare le vene e i polsi, ma non per questo il mondo della scuola può tirarsi indietro.

 

 

                                       r. f. l.

 

 


                                           

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