FOGLIO LAPIS - FEBBRAIO - 2019

 
 

Si è diffusa una controversa abitudine, quella di ordinare la chiusura delle scuole in previsione di copiose nevicate – In questo modo si trasmette un segnale del tutto sbagliato, quello di aggirare il problema invece di affrontarlo – É vero che a volte la neve può determinare gravi difficoltà nel traffico: ma forse basterebbe considerare con indulgenza le eventuali assenze

 

Domani forse nevica e allora non si va a scuola. É questa una situazione che nella stagione invernale si presenta più volte. Le previsioni meteorologiche parlano della possibilità di nevicate intense, e allora per anticipare gli eventuali disagi si ordina la chiusura degli istituti scolastici. Accade ovviamente nei luoghi in cui non c'è molta abitudine alla neve, non è certamente nelle località di montagna che si registra questa resa preventiva alle possibili avversità del tempo. Questo frequente comportamento induce a porsi una domanda: di fronte alla prospettiva di abbondanti precipitazioni nevose, non sarebbe meglio preoccuparsi di anticiparne le ripercussioni sul sistema delle comunicazioni, piuttosto che stringersi nelle spalle invitando la gente a restarsene a casa?

Se poi consideriamo la cosa, visto stiamo parlando di scuola, dal punto di vista educativo, è evidente che una simile abitudine lancia un segnale completamente sbagliato. Quando si profila un problema, bisognerebbe far capire ai ragazzi che va affrontato, non eluso. É in arrivo la neve? Bene, vestitevi nel modo giusto e ricordate a chi vi accompagna a scuola, se intende farlo in auto, che la macchina dev'essere attrezzata con catene o pneumatici termici. Ricordategli anche che è loro diritto pretendere da chi di dovere il rapido ripristino delle condizioni di transitabilità delle strade. Come si fa a dir loro, invece, che possono rimanere al calduccio e ci si rivedrà a scuola quando le strade saranno state sgomberate?

Oltretutto ai ragazzi la neve tradizionalmente piace, perché invitarli a considerarla niente altro che un ostacolo? Una ventina d'anni fa il nostro Foglio Lapis pubblicò l'intervista a un vecchio maestro che molto tempo addietro aveva insegnato in una piccola scuola rurale, che da tempo ha cessato l'attività, sulle montagne fra Cortona e il Lago Trasimeno (http://www.fogliolapis.it/settembre%201998.htm). Raccontava di bambini che a volte, nei mesi invernali, dovevano camminare con la neve o il fango al ginocchio per raggiungere la scuola. Ovviamente i tempi sono cambiati e non è questo che chiediamo, ma quell'esempio ci riporta a ristabilire un ordine di priorità fra i valori. Che cosa sarà mai un po' di neve di fronte alla paziente costruzione di una persona, di un cittadino, insomma a quello che dovrebbe essere il prezioso compito della scuola? E non dovrebbe far parte della dotazione mentale di un adulto attrezzato per affrontare la vita la persuasione che i problemi sono fatti per essere padroneggiati e non elusi?

Se una precipitazione nevosa più ingombrante del solito provocherà disagi nel traffico, ebbene si usi la massima indulgenza nel considerare le eventuali assenze. Ma per favore, non private i bambini del piacere di considerare assolutamente fisiologico lo spettacolo della neve e della certezza che qualcuno è chiamato a provvedere perché tutto fili liscio.     

 

 

                                                          r. f. l.                                    

    


                                                  

 
 

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