FOGLIO LAPIS - FEBBRAIO - 2015

 
 

Per i nostri ragazzi Internet è ormai un ingrediente essenziale della quotidianità – Ma la rete non è soltanto un formidabile strumento d'informazione e di comunicazione: è anche la sede di molti rischi – Si pone la necessità di vigilare, sia pure evitando pressioni che potrebbero interferire con l'armonia della crescita – Bisogna trasmettere le necessarie cautele della navigazione, allo stesso modo in cui insegniamo ai nostri figli ad attraversare sulle strisce

 

Un bambino britannico su tre tra i cinque e i sette anni di età possiede un tablet personale e due su cinque trascorrono quotidianamente più di un'ora online. Tra i tredici e i sedici anni la media è quella di due ore e mezza al giorno e ben nove adolescenti su dieci hanno la possibilità di accedere a internet anche dal proprio smartphone. La televisione sembra perdere importanza rispetto alla rete ed essere praticamente sostituita da youtube, uno dei siti più cliccati in assoluto. Ogni notte i giovanissimi trascorrono su internet più tempo di quello che durante tutta la settimana dedicano all'attività sportiva.

Queste le cifre emerse dall'ultimo sondaggio di Childwise, condotto su un campione di circa duemila bambini di età compresa tra i cinque e i sedici anni residenti nel Regno Unito. Il sondaggio fotografa un fenomeno che non si limita certo alla Gran Bretagna. L'accesso ad internet è ormai parte integrante della quotidianità dei piccoli, al punto che questi tendono a considerarlo un diritto fondamentale, rendendo ancora più complesse le dinamiche familiari di divieti e condizioni che si instaurano a questo proposito. Sempre dallo stesso sondaggio emerge che il tipo di punizione attualmente più in voga sia proprio quello che consiste nel limitare l'accesso alla rete.

Lo scorso autunno è uscita negli Stati Uniti l'ultima pellicola di Jason Reitman: Men Women & Children, una commedia drammatica che racconta il rapporto con internet, social media e cellulari di alcune famiglie e dei rispettivi figli. I comportamenti rappresentati spaziano dall'ossessione di madri iperprotettive che controllano continuamente il cellulare dei bambini alla noncuranza di altri genitori, che si tradiscono vicendevolmente cercando partner su siti di incontri e che pubblicano in rete foto dei propri bambini senza minimamente preoccuparsi delle conseguenze possibili.

Questa del pubblicare le immagini dei figli è una questione recentemente molto dibattuta. Il fenomeno dei social media nelle dimensioni che ha assunto con Facebook è ancora relativamente giovane e negli scorsi anni molti neogenitori hanno pubblicato foto dei propri bambini con la stessa euforica generosità con la quale precedentemente pubblicavano sempre aggiornatissime immagini rappresentanti la propria vita. Di recente però assistiamo ad un'inversione di tendenza da parte di molti, specie negli Stati Uniti. Effettivamente non si ha la certezza assoluta di chi possa o non possa accedere ai contenuti e per un malintenzionato può essere veramente molto semplice individuare aspetto e abitudini di un bambino. Inoltre spesso non è possibile eliminare completamente un contenuto dalla rete e non è giusto infliggere ai piccoli una mancanza di privacy senza che siano loro a sceglierla. Infine, il genitore non può esimersi dal porsi alcune domande, in quanto deve inevitabilmente assumere un ruolo educativo e di controllo riguardo l'accesso (sempre più precoce) e l'attività dei propri figli su internet.

Mezzo potentissimo per la condivisione culturale nel senso più ampio, la rete può anche rappresentare un grave pericolo per i giovani navigatori. Ci sono due aspetti preponderanti, l'uno relativo alle persone o ai contenuti negativi nei quali è possibile imbattersi (pornografia, violenze, eccetera) e l'altro, più subdolo, legato alla dipendenza da mezzi tecnologici che è facile sviluppare e che tende a sottrarre l'attenzione dei più piccoli dall'approccio fisico al mondo che li circonda. Tale dipendenza crea anche le premesse per gravi disturbi identitari, quali la rinuncia ai rapporti in “carne ed ossa”, la costruzione di false identità ed una squilibrata percezione di se stessi. E' necessaria, e non solo auspicabile, la presenza di genitori in grado di insegnare quali rotte intraprendere e quali no, con la stessa scrupolosità con la quale si insegna ad attraversare sulle strisce e a non lasciare che loschi estranei si avvicinino per la strada. Utili anche i numerosi mezzi tecnologici in grado di filtrare i contenuti accessibili dal computer domestico.

                                                          Laura Venturi 
                                         

    


                                                  

 
 

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