FOGLIO LAPIS - FEBBRAIO - 2014

 
 

I bambini di tutto il mondo passano molto del loro tempo davanti agli schermi elettronici, dalla tv ai computer agli apparecchi mobili - Secondo uno studio americano due ore al giorno fino ai quattro anni di età, due ore e mezzo fino ai dieci – Si pone dunque il problema d'indirizzarli verso quei programmi e quelle applicazioni che non soltanto divertono, ma trasmettono informazioni utili all'apprendimento o all'acquisizione di capacità emotive

 

Serve a qualcosa, oltre che a un divertimento fine a se stesso, tutto il tempo che i nostri figli trascorrono, fin dalla più tenera età, davanti ai monitor di apparecchi televisivi, computer, tablet, telefoni mobili più o meno intelligenti? Quel tempo è davvero tanto: non disponiamo di statistiche italiane aggiornate, ma nella certezza che in questo campo tutto il mondo è paese possiamo ricorrere a una recente indagine americana. La propone il quotidiano New York Times, che rifacendosi a uno studio condotto la scorsa estate su un campione di 1577 genitori fornisce le seguenti cifre: i bambini dai due ai quattro anni di età dedicano mediamente a questi svaghi elettronici poco più di due ore al giorno, fra i quattro e i dieci anni il tempo si allunga, superando le due ore e mezzo.

L'inchiesta non si limita a cronometrare i tempi, ma analizza anche la qualità dell'intrattenimento. Lo fa invitando i genitori a pronunciarsi sul contenuto educativo dei programmi e delle applicazioni prescelti dai loro figli. Si tratta di giochi o spettacoli capaci di trasmettere capacità sociali o arricchimenti emotivi, o di fornire informazioni utili a migliorare le competenze lessicali, matematiche, scientifiche? Ebbene, secondo le risposte degli intervistati per i due gruppi di bambini considerati, quelli fino ai quattro anni di età e quelli che arrivano ai dieci, si registrano risultati diversi. I più piccoli usufruiscono di contenuti educativi per oltre la metà del tempo trascorso davanti ai monitor, esattamente un a media di un'ora e sedici minuti. Per i più grandi la quota si abbassa: soltanto quarantadue minuti, degli oltre centocinquanta che ogni giorno passano in compagnia degli apparecchi elettronici, sono considerati utili dal punto di vista educativo.

Un altro dettaglio dell'inchiesta americana rivela che i piccoli appartenenti a famiglie a basso reddito sono quelli che beneficiano di più dell'esposizione all'offerta tecnologica: con un reddito familiare inferiore ai 25 mila dollari la quota educativa del tempo passato davanti agli schermi supera il 57 per cento, poi cala progressivamente con l'aumentare del reddito fino a ridursi al 38 per cento nelle famiglie che guadagnano fra i 50 e i 99 mila dollari. Tutti i genitori, al di là delle differenze nel tenore di vita, ovviamente concordano nel ritenere che sarebbe auspicabile che ciò che piace ai bambini potesse insegnar loro qualcosa di utile. Imparare giocando è un ideale ormai collaudato dalla tradizione. Non a caso molti di loro si rivolgono agli insegnanti per chiedere quali programmi o quali applicazioni possono scegliere per i loro figli.

Commentando i risultati dell'indagine di cui riferisce il New York Times, alcuni dirigenti scolastici hanno sottolineato l'opportunità che si cerchi un raccordo fra le attività che si svolgono nelle classi con l'aiuto degli strumenti elettronici e la fruizione extrascolastica degli stessi strumenti. Non è facile, vista la facilità con cui è possibile attingere, via Internet, a ogni sorta di materiali. Un problema destinato a dominare sempre più l'attualità, non soltanto educativa.

                                                          l. v. 
                                         

    


                                                  

 
 

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