FOGLIO LAPIS - FEBBRAIO - 2013

 
 

Immaginiamo uno sperduto villaggio africano dove manca tutto, figuriamoci la scuola! - Proviamo a distribuire ai bambini piccoli computer portatili – Devono funzionare con l'energia del sole, da quelle parti la sola disponibile – I risultati sono stupefacenti: senza l'aiuto di nessuno i piccoli imparano a leggere e scrivere in due lingue e perfino a filmare –  La strada giusta: qualche strumento informatico in più, qualche arma in meno

 

Non ascari, hacker! una persona che si impegna nell'affrontare sfide. Per esserlo e con-vincere, non c'è bisogno di arrivare a fare una conferenza in un circolo londinese; basta una cir-conferenza in un circo di bambini etiopi disposti in cerchio… Ma si può circoncidere la circonferenza?

Ma cos'è una
circonferenza?Un
cerchio sotto a un
tendone? Curva
chiusa tra un clown
e un domatore di
leone?...

Sì!... Tutto questo, sì! Ma è piuttosto un contatto fatto adatto sotto il sole africano. Questa è la versione iniziale ripresa dal vivo giannirodariando "l'ottimismo della specie" attaccati a un computer attaccato al Corno d'Africa da tutte le parti dell'Etiopia, io e Gianni!...

Mettiamoci nei loro panni:

Hanno fra i quattro e gli undici anni e non avevano mai visto prima una parola scritta, ma una volta ricevuta una scatola con dentro un computer, hanno impiegato quattro minuti per spacchettarlo e accenderlo, cinque giorni per usare quarantasette diverse applicazioni, due settimane per cantare l'alfabeto, in un inglese fino a quel momento sconosciuto. L'ultimo esperimento sul rapporto fra bambini e computer è firmato dal guru di internet Nicholas Negroponte, professore del Massachusetts Institute of Technology (Mit), e ambientato in due villaggi isolati dell'Etiopia, Wonchi e Wolonchete, dove quaranta bambini sono stati lasciati liberi di usare dei laptop da soli, senza adulti che li guidassero. L'ong One Laptop per Child, fondata da Negroponte nel 2005, affianca al resoconto dell'esperimento una cifra: 100 milioni di bambini del mondo che hanno l'età giusta per il primo anno di istruzione, però non hanno né scuola né maestri. Dieci settimane con il laptop in mano, e Kelbessa sapeva scrivere "lion", leone, tracciando le lettere sulla terra battuta vicino a una delle otto capanne di fango che compongono il suo villaggio, Wonchi. A un ottantina di chilometri da Addis Abeba, Wonchi è lontano da tutto, persino dal pozzo: per prendere l'acqua ci vuole un'ora di cammino. Non c'è elettricità, né una scuola vicina. Non ci sono cartelli né scatole, etichette o altro materiale con su scritte delle parole. A Wonchi nessuno, finora, leggeva o scriveva. I computer a energia solare portati nei due villaggi per l'esperimento hanno cambiato tutto. In ottobre, Negroponte poteva riferire al Mit che l'esperimento, partito in febbraio, stava dando risultati impensabili. Secondo lo studioso servono almeno due anni perché i dati siano convalidati dalla comunità scientifica, ma è un fatto che nel frattempo le settimane passano e i bambini continuano a usare i loro computer con costanza, facendo continui progressi. Le memory card di ogni laptop vengono prelevate e sostituite con nuove memorie ogni settimana, mentre quelle usate arrivano al Mit per essere analizzate. C'è chi ha scoperto la funzione video e filmato il nonno che curava il bestiame, chi ha immortalato fratellini e capanna, chi si dedica a hackerare le protezioni. E tutti stanno imparando inglese e amarico etiopico. Perché tutti usano il computer per una media di sei ore al giorno, in genere quando fa buio e sono finite le attività quotidiane di aiuto agli adulti, come andare al pozzo. Adesso, aiutano gli adulti anche di sera: mostrando loro il computer e quello che appare lì dentro. Ma l'obbiettivo dell'esperimento è un altro e sembra raggiunto. Dal 2005 a oggi One Laptop per Child ha messo due milioni e mezzo di Motorola Xoom in mano a bambini di quaranta paesi. Nel presentare i primi risultati dell'esperimento etiopico, Negroponte ha spiegato: «Con il lavoro già fatto in quei Paesi, abbiamo scoperto che i bambini imparano molto da soli. Ma quanto? Per rispondere, ci siamo concentrati sui 100 milioni che non hanno una scuola. Ed è così che abbiamo scelto i due villaggi etiopi per scoprire se un bambino può imparare a leggere da solo. Se può farlo, poi potrà anche leggere per imparare. Se funzionerà, ci indicherà la strada per raggiungere quei 100 milioni».

Basterà un computer per trasmettere all'universo mondo che

La Storia umana
è una montagna di
orrori / Mettete in
salvo i bambini /
che sia vietata ai
minori.

 

Concludiamo questa Fantastica in esercizio supplicando il Presidente Obama di formulare leggi che frenino la diffusione delle armi personali in America. È assolutamente urgente per proteggere i bambini.

 

                                                 Filippo Nibbi 
                                         

    


                                                  

 
 

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