FOGLIO LAPIS - FEBBRAIO - 2012

 
 

Accade in Francia, dove gli elettori sono chiamati la prossima primavera a confermare o sostituire il presidente della repubblica Nicolas Sarkozy – Mentre il capo dello stato uscente per parare la minaccia dell'estrema destra incoraggia una politica educativa d'impronta tradizionale, il suo sfidante socialista insiste sulla necessità di un recupero dei troppi giovani che dal fallimento scolastico passano a situazioni di devianza

 

Gli elettori francesi sono chiamati alle urne il 22 aprile, e in caso di ballottaggio il 5 maggio, per eleggere il loro presidente della repubblica. Contro il capo dello stato uscente, Nicolas Sarkozy, è in campo una quindicina di candidati. Come vuole la tradizione di un paese che si è sempre sentito coinvolto nelle scelte educative, molti di loro hanno incluso i problemi dell'istruzione fra le tematiche della campagna elettorale. Anche perché non soltanto di problemi pedagogici si tratta: l'opinione pubblica francese è fortemente turbata dalle manifestazioni di un malessere giovanile che si esprime, partendo dall'abbandono della scuola, con atteggiamenti di bullismo quando non di vera e propria criminalità. In ogni caso ci sembra il caso di sottolineare, al di là di ogni valutazione di merito sulle scelte che si propongono, che la presenza del tema scolastico in una campagna elettorale è di per sé elemento di civiltà.

La società francese, non diversamente da altre, è giustamente preoccupata per il futuro dei suoi giovani, vittime di un malessere esistenziale e perseguitati dallo spettro della disoccupazione. Anche per questo si parla di loro nei comizi in vista del voto presidenziale. Per esempio François Hollande, il candidato scelto dalle primarie del partito socialista, assicura che in caso di elezione affronterà con decisione il problema del disagio che si manifesta sui banchi di scuola. Per esempio cercando di limitare i danni delle sospensioni dall'attività scolastica. Bisogna far capire ai giovani, sostiene, che questa punizione è legittima, ma non significa che la scuola li abbandona a se stessi: si tratta anzi di trasformare in tempo utile il tempo della sospensione, fin qui porta aperta verso ogni genere di sbandamento.

Secondo Hollande bisogna aumentare gli organici non soltanto docenti nelle scuole maggiormente investite da questi fenomeni, utilizzando personale esperto e creando una nuova specializzazione che formi operatori in grado di prevenire ogni situazione conflittuale. Più in generale, la gestione dei conflitti va inserita fra i temi della formazione docente. Inoltre i docenti non devono essere lasciati soli di fronte alle situazioni di difficoltà, bisogna dunque incoraggiare il lavoro di squadra. Infine scuola, magistratura e polizia devono cooperare strettamente per interpretare le situazioni e organizzare gli interventi, mentre i ragazzi il cui comportamento è tale da generare conflitti vanno individualmente aiutati a superare i loro problemi. Insomma, nessuno dev'essere lasciato solo.

Per raggiungere questi scopi piuttosto ambiziosi, Hollande promette la creazione di sessantamila nuovi posti di lavoro nella scuola. Si tratta prima di tutto di eliminare la prassi attuale, imposta a tutti gli organici statali dai tagli alla spesa pubblica, secondo la quale soltanto metà dei pensionamenti viene sostituita da nuove assunzioni. In questo modo si faranno, soltanto per assicurare la sostituzione dei docenti che avranno terminato l'attività, trentamila assunzioni l'anno. A queste se ne aggiungeranno dodicimila, e in questo modo l'obbiettivo dei sessantamila posti in più sarà raggiunto in cinque anni. Uno scenario davvero roseo, come si conviene da che mondo e mondo a ogni promessa elettorale, che dovrà fare i conti con le ristrettezze di bilancio e l'andamento della grande crisi globale, di cui soffre anche la Francia.

Quanto al presidente in carica Sarkozy, è ossessionato dalla sfida dell'estrema destra, che galoppa nei sondaggi e dunque rischia di erodere il suo elettorato conservatore. Quindi cavalca anche in materia educativa i temi tipici della destra, a cominciare dalla limitazione del tradizionale carattere interculturale e multietnico della scuola pubblica francese.

                                                          f. s.
                                         

    


                                                  

 
 

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