FOGLIO LAPIS - FEBBRAIO - 2010

 
 

Negli Stati Uniti il fenomeno viene ormai considerato alla stregua di un’epidemia – Un’università della Pennsylvania scopre che ne soffre in media il quindici per cento degli studenti e lancia un controverso segnale: niente diploma di laurea a chi è soprappeso – Si chiede a gran voce un aumento delle ore di educazione fisica in ogni ordine scolastico, e soprattutto che quel tempo venga riempito con esercizi collaudati di fitness – Ma non tutte le scuole possono disporre di palestre attrezzate

 

Avete un indice di  massa corporea superiore a 30? Niente diploma, fino a quando avrete recuperato un accettabile peso-forma. Ha fatto rumore la decisione della Lincoln University di Philadelphia. Dopo avere accertato che molti, troppi studenti esibivano fisici debordanti di grasso, i dirigenti dell’ateneo hanno scelto di correre ai ripari: vogliamo offrire al paese, devono aver pensato, non soltanto gente intellettualmente ben preparata, ma anche giovani che con un fisico asciutto sappiano dimostrare di essere attenti a se stessi e di curare la propria salute. Di qui l’asticella fissata a un indice di massa corporea (si ottiene dividendo il peso per il quadrato della statura, per esempio se uno è alto 1,70 e pesa 75 chili, il calcolo è questo: 75/2,89 uguale 25,95) che non superi la fatidica soglia di 30, oltre la quale secondo i fisiologi si annidano i molti rischi dell’obesità.

Di obesi, in America ne ce sono sempre di più. Basta fare quattro passi in una qualsiasi città fra Atlantico e Pacifico per notare una presenza assai diffusa. Sono prevalentemente giovani, indifferentemente uomini e donne, bianchi e neri. Né si tratta di fenomeno esclusivamente americano: anche nelle strade europee e particolarmente italiane l’obesità è ormai di casa. Alla Lincoln University hanno voluto vederci chiaro pesando e misurando gli studenti: ne è risultato che mediamente, in ogni classe, il quindici per cento dei ragazzi è soprappeso. Di fronte alla prospettiva di laureare una così imbarazzante quota di ciccioni, è partito l’avvertimento: volete il diploma finale? Lo avrete soltanto se il vostro rapporto peso-statura sarà in linea con le esigenze della salute. Se così non è, dovete iscrivervi agli appositi corsi di fitness. Molti lo hanno fatto, ma si sono levate anche aspre polemiche, con gruppi militanti a favore dei diritti civili che accusavano l’università di discriminare gli studenti sulla base del peso corporeo. I dirigenti dell’università hanno dovuto correggere il tiro, non più imponendo ma limitandosi a “consigliare e raccomandare” la frequenza ai corsi di ginnastica.

Del resto, notano in molti, è un po’ tardi affrontare questo problema nell’età degli studi superiori. È negli anni dell’istruzione primaria e secondaria che va prevenuta l’obesità degli adulti. Per questo va potenziato e riformato il ruolo dell’educazione fisica in ogni ordine di scuola. L’associazione che raggruppa gli insegnanti americani di questa disciplina raccomanda almeno 150 minuti di esercizio fisico per ogni settimana di cinque giorni nelle scuole primarie, 225 minuti nelle secondarie. Siamo molto lontani da queste cifre, secondo stime recenti i tempi dell’educazione fisica nelle scuole degli Stati Uniti oscillano fra gli 85 e i 98 minuti settimanali. Del resto non si tratta soltanto di dedicare più tempo alla ginnastica, ma anche di farne una pratica effettivamente rivolta a tutelare la salute, in particolare prevenendo l’obesità. Dunque non più ore assorbite dai tradizionali giochi di squadra, dal football alla pallacanestro, che non garantiscono un’armonica distribuzione del carico fisico fra tutti gli alunni. Secondo gli esperti, le palestre scolastiche dovrebbero assumere l’aspetto caratteristico delle sale di fitness, dotandosi di quegli strumenti che la tecnologia mette a disposizione, anche per graduare e personalizzare le cadenze e gli sforzi.

Anche qui c’è una lunga strada da percorrere, sia perché molte scuole americane non dispongono di queste attrezzature né delle risorse finanziarie per procurarsele, sia perché l’ambizioso programma di lotta alla dispersione scolastica varato qualche anno fa durante la presidenza Bush junior, denominato No Child Left Behind (nessun bambino lasciato indietro), è stato realizzato in molti casi proprio sottraendo tempo all’educazione fisica per dedicarlo ai necessari corsi di recupero. Per cui capita che effettivamente molti bambini sono stati sottratti alla dispersione, ma per presentarsi alle superiori appesantiti da qualche chilo di troppo.

                                                         l. v. 
                                         

    


                                                  

 
 

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