FOGLIO LAPIS - FEBBRAIO - 2009

 
 

“L’unica arte è esistere”, sostiene una poetessa americana che è solita, armata di ramazza, di spazzar via opere e pubblico delle manifestazioni culturali – Qualche divagazione linguistica su un’inedita scala planetaria – Come può fare un artista a verificare la propria esistenza in vita? – E come può risolvere il problema del comunicare, se non trova ascolto nemmeno in se stesso, e dunque agisce non per dire ma per sentirsi sentito?

 

Ma sì, dai, ci sono qua e là sulla Terra anche dei meccanismi simpatici, per esempio che gli uomini e le donne facciano all'amore come, di nascosto dal sarto, fanno all'amore gli automatici…

"L'originalità del pensiero – scrive Martinet – non si potrà manifestare che in una disposizione inattesa delle unità di prima articolazione": con l'esercizio, questa "disposizione inattesa" viene provocata ad arte.

A proposito di cosa è l'arte, dice la poetessa americana Anne Inesistant: "L'unica arte è esistere (resistere). Tutto il resto non è che la polvere sollevata dall'azione dell'esistere". Per questa ragione, la signorina Inesistant si presenta all'inaugurazione di mostre, presentazioni di libri, performance nelle scuole e gallerie d'arte con una ramazza in mano e tenta – scacciata – di scopare via le opere e i presenti.

Su Plutone, nella lingua arcaica, ARTE è parola composta da: "art", che è il primo pronome personale, il nostro "io", ed "è" accentata in origine, che ha lo stesso identico significato che ha per noi sulla Terra. Questo non deve stupire: essendo tutti i corpi celesti impollinati dalla luce delle stelle, rivelano allo studio consolanti punti di contatto, come permangono somiglianze fra seppure lontanissimi fratelli. Tornando a noi, su Plutone, ARTE significa, con semplicissima traduzione: IO E'.

Ovvero, nell'universo, ARTE non è che l'oggettivazione di sé, dei propri pensieri, del proprio sentire, della propria visione del mondo, della propria sofferenza e gioia. Un'affermazione di esistenza che, sulla Terra, richiede la presa d'atto dell'altro per via del nostro essere sociali e quindi bisognosi, per esistere, di essere percepiti. Messa in questi termini, cade ogni necessità di qualità, di intrinseca validità, di "bello" e di "brutto": volevi mostrare la tua esistenza interiore, l'hai fatto, ti abbiamo visto, ciao. Un po' come partecipare al matrimonio di un amico: alla sera, ognuno a casa sua. Senza chiedere quanto costa la gioia degli sposi e se si può comprarne un po' da portare a casa e appendere in salotto.

Forse gli artisti sono individui a cui non basta il soliloquio interiore con cui i non artisti si confermano da soli. Forse gli artisti sono individui senza pavimento dell'anima e chiamano!, perché le voci che rispondono da fuori sono corde a cui ci si può aggrappare e risalire il pozzo. Forse sono individui a cui per genetico errore, o per ingeneroso conferimento di amore materno, manca nell'arredo del cervello la specchiera a larghezza naturale in cui verificare la propria esistenza in vita. Sono solo ipotesi necessarie di ulteriori studi, ma da tutte emerge che l'artista è un imperfetto – un perfetto imperfetto – infelice comunicatore: che non sapendo trovare ascolto in se stesso, chiama, bela, scrive, si trucca, dipinge, si mette in mostra non tanto PER DIRE qualcosa ma PER SENTIRE che qualcuno ha sentito. Se tutti restan sordi, duri, come un "sasso", il gioco riprende da qui…

"Nei vari giochi della parola sasso – dice Gianni Rodari – sarà facile riconoscere, confrontando per esempio con gli Elementi di linguistica generale di Martinet (Laterza, Bari 1966), esercizi sulla prima articolazione del linguaggio, nella quale ogni unità ha un senso e una forma fonica, ed esercizi sulla seconda articolazione, nella quale ogni parola è analizzabile in una successione di unità di cui ciascuna contribuisce a distinguerla da altre"…

Non è con i sassi che si fanno le case? Il maschile di casa è un "caso". C'è chi vide. E non era cèchi. Uno ardisse a l'aradio: "Ma sì, dai, ci sono qua e là sulla Terra anche dei meccanismi simpatici, per esempio che gli uomini e le donne facciano all'amore come, di nascosto dal sarto, fanno all'amore gli automatici"…

Al numero "sei" di Hudson Street di New York, c/o Harper & Row in their World, abitava Anne Inesistant

To the memory of my beloved father

who lived many adventures of the boy Stacey

and who was in essence the man David.

 

                   Filippo Nibbi, Giovanna De Carli 
                                         

    


                                                  

 
 

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