FOGLIO LAPIS - FEBBRAIO - 2007

 
 

Un sogno acquistato in un negozio che piacerebbe moltissimo a Kafka o a Escher, dove gli scaffali sono apparentemente vuoti e le scale si possono soltanto salire - In realtà vi si vende di tutto, dal momento che qualunque cosa può riempire quel vuoto - Del resto l’acquisto può anche essere richiesto in regalo, come è accaduto con questo meraviglioso marchingegno, capace di stendere sulle nostre giornate un velo di penombra, di silenzio, di gioia  

 

 

Siamo tutti Mattei, e qualcuno è più Matteo degli altri. Nel vangelo secondo Matteo, all'inizio dell'epica attuale, si eleggeva questa novella:

«C'era una volta un negozio bellissimo, che vendeva specialità davvero speciali. Dentro sembrava non ci fosse niente, perché quel negozio vendeva sogni, e i sogni non si vedono con gli occhi aperti, siccome la gente va in giro con gli occhi chiusi, entrava, ma non vedeva niente. Diceva: "Boh!". E subito usciva pensando: "Questo negozio non vende niente. Presto chiuderà". Invece, sembra vuoto, mentre in realtà c'era tutto. Ma proprio tutto. Era un Tuttozio.

Un giorno, entra una donnina speciale, che invece di dire "Boh!", si incanta di tutto quel niente, e siccome le sembra che in quel grande vuoto ci potrebbe stare qualunque cosa, comincia a dire "vorrei… vorrei…" – non sapeva bene che cosa voleva, ma aspettava di scoprirlo – "vorrei… vorrei… un Vaporsera!".

Il commesso di colpo diventa attento. "Pronti!" dice. Si gira, e sale una scaletta a chiocciola tutta di legno ricamato a foglie, fiori e moschine con tre ali. (Prima di andare avanti con la storia del Vaporsera, bisogna avvisare tutti che quella scala è speciale, perché la si può soltanto salire: se si prova a scenderla, si arrabbia come una matta, e comincia a urlare: "Aiuto! Aiuto! Mamma c'è un Giù! C'è un Giù! C'è un Giù!". E non smette di gridare finché chi voleva scendere, si arrende, e riprende a salire). Dunque, il commesso, che la conosce bene, sale la scaletta a chiocciola fino a una piccola balconata di brezza, di legno chiaro, che corre in alto lungo tutte le pareti del negozio, la cammina tutta, poi, finito quel giro quadrato, per scendere fa un grande salto e si attacca al lampadario che pende dal centro del soffitto, quindi – hop! – con una elegante piroetta, torna davanti alla donnina, e tutto serio dice: "Ecco qui signora il suo Vaporsera". È fortunata. È l'ultimo che c'è rimasto". Rimastica quello che ha detto, lo manda giù, fa un grande pacco con nastri e fiocchi, e glielo dà. "Vuole pagarlo o preferisce averlo in regalo?" le domanda. "Lo vorrei in regalo, grazie, perché oggi, sa, sono un po' triste". "Benissimo, allora, se è per regalo, ci vuole un bigliettino". Detto fatto, prende un foglietto verde e ci scrive sopra delle belle paroline affettuose. Poi chiama. E tutti i commessi e il proprietario del negozio vengono di corsa a scrivere "baci, baci" e a firmare. Infilano il bigliettino sotto il fiocco, e la donnina va via felice.

Appena a casa, va sotto all'albero del giardino, apre il pacco e rimira il suo Vaporsera. Le viene voglia di provarlo subito, così schiaccia il bottone per accenderlo. Shssshss, Pfffffff, si sente un rumore leggero, come di foglie che accadono, e la luce della mattina si trasforma in fiocchetti che scendono come neve. Poi tutti i contorni delle cose, i bordi dei rami, dei fiori, della casa, del sole, si confondono come un disegno emesso dall'acqua, e il mondo diventa come di fumo, tutto un po' vago, e alla fine, mentre il Vaporsera sbuffa per la fatica, il cielo diventa scuro, il sole se ne va, e una piccola luna si appoggia sulla cima dell'albero. Come un grande respiro, la sera copre il giardino della donnina. È buio. È fresco. C'è silenzio.

"Che pace!" pensa la donnina: "Che gioia!". E mentre la sua vicina, che non ha il Vaporsera, scola la pasta perché è mezzogiorno in punto, in tacchepunta di gatto, la donnina si mette un bel pigiamino grigio chiaro, prende un libro con molte figure di gatti e fila a letto tutta felice. Ogni tanto, guarda fuori dalla finestra per controllare il suo buio: il Vaporsera va a tutta birra, e butta fuori penombra, fresco, stelline e il profumo che fa l'erba quando dorme.

"Che meraviglia!" pensa la donnina: "Non ho mai avuto una mattina con una sera così bella!"».

                                  Filippo Nibbi, Giovanna De Carli 

 

   


                                                  

 
 

Clicca qui per iscriverti alla nostra newsletter!

 

Torna al Foglio Lapis febbraio 2007

 

Mandaci un' E-mail!