FOGLIO LAPIS - FEBBRAIO - 2006

 
 

Una singolare iniziativa in Germania: una scuola che offre corsi intensivi per chi deve affrontare studi universitari che richiedono la conoscenza del latino ma non l’hanno imparato a scuola – Dieci settimane al ritmo di sei-otto ore al giorno – Accanto ai forzati dei periodi ipotetici e dell’ablativo assoluto c’è anche chi porta in scena le commedie di Plauto in lingua originale, e perfino chi sogna di resuscitare il latino facendone l’idioma ufficiale dell’Unione Europea
 

 

Imparare una lingua mediante le tecniche intensive dell’immersione totale è ormai diventato prassi comune: ore e ore al giorno di pratica divise fra ascolto, lettura e scrittura, quasi sempre con l’ausilio di mezzi audiovisivi, e alla fine il boccone linguistico risulta, salvo non improbabili crisi di rigetto, felicemente metabolizzato. Ora arriva dalla Germania una interessante novità: l’immersione totale applicata all’apprendimento di una lingua morta, precisamente del venerando latino. Ne parla il settimanale Der Spiegel nel suo numero dello scorso 24 gennaio.

L’iniziativa è stata realizzata a Amburgo da una coppia di latinisti, Martin e Valeska Szalla. La loro scuola ha ovviamente un nome latino, Artes Bonae, e offre al costo di 680 euro, più 375 per l’eventuale alloggio, corsi di dieci settimane. Naturalmente è importantissimo che il tempo non vada sprecato, così gli studenti devono sottoporsi a una volontaria clausura e navigare fra ablativi assoluti e periodi ipotetici fra le sei e le otto ore al giorno. E se proprio se la sentono, altre due o tre ore di ripassi serali.

Si tratta di un’esperienza particolarmente faticosa. Molto spesso i ragazzi si tengono su con vitamine e integratori alimentari. Certi affiancano allo latino lo sport (mens sana in corpore sano!), ma il tempo è quello che è, e oltre allo studio e al sonno ne resta ben poco. La tensione è tale, dicono Martin e Valeska, da produrre un interessante fenomeno statistico: se all’inizio del corso la quota dei fumatori si aggira sul 40 per cento, progressivamente sale fino al 60. Ma alla fine di questo tour de force, garantiscono, per chi ci arriva la lingua di Cicerone non ha più segreti.

L’idea è nata dalla constatazione che molto spesso gli studenti tedeschi si iscrivono a corsi universitari di carattere umanistico senza avere imparato a scuola la lingua di Roma antica. Una studentessa citata dallo Spiegel denuncia le lacune dell’orientamento scolastico: quando avevo sedici anni nessuno mi ha detto, lamenta, che per studiare anglistica avrei dovuto imparare il latino, ho dunque optato per una lingua viva. Gli studenti digiuni di latino devono dunque frequentare i corsi offerti dalla loro stessa università, normalmente suddivisi in tre semestri. In questo caso risparmiano un sacco di soldi, ma molto spesso non imparano la lingua. Infatti quei seminari sono quasi sempre troppo affollati, dunque manca quell’assistenza personalizzata che una scuola come Artes Bonae è invece in grado di assicurare, garantendo così la qualità dell’apprendimento.

Naturalmente sarebbe vano aspettarsi un particolare entusiasmo dal frequentatore medio della scuola di Amburgo. Si considera anzi una sorta di forzato, di fatto si immerge nel latino semplicemente perché è necessario al proseguimento dei suoi studi. La scintilla dell’interesse specifico scocca soltanto di rado. Ma qualche volta determina effetti culturali di notevole rilievo: ci sono in Germania gruppi di giovani in grado di portare in scena Plauto in lingua originale. Riescono persino, altro misterioso miracolo, a trovare un pubblico.

Del resto c’è perfino chi sogna, non soltanto in Germania, di resuscitare la lingua morta, e con un processo simile a quello che ha fatto dell’antico ebraico la lingua ufficiale dello stato d’Israele, farne l’idioma comune dell’Unione Europea. Verrebbero così superati di slancio l’egemonia dell’inglese, la gelosia francese, i complessi di superiorità e inferiorità legati alla diversa diffusione delle singole lingue nazionali, la torre di Babele delle istituzioni di Bruxelles e Strasburgo sovraffollate di interpreti e traduttori. In questo caso i corsi di latino con la tecnica dell’immersione totale non farebbero più notizia.

   

 

                                                                  f.s.

 

 


                                                  

 
 

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