FOGLIO LAPIS - FEBBRAIO 2004

 
 

La lunga gestione del Centro Laila di Castel Volturno, durante i quali sono stati assistiti oltre ottocento minori, conferma che l'inserimento scolastico dei piccoli stranieri deve essere preceduto da un accurato corso di alfabetizzazione - Senza la padronanza della lingua italiana, gli alunni stranieri sono infatti condannati ad un mediocre rendimento scolastico - Né serve a molto affidarli a insegnanti di sostegno: il problema è cominciare la scuola alla pari con gli altri

 

L'incessante attività del Centro Laila di Castelvolturno (Caserta), che ormai da diciotto anni è volta a sensibilizzare il territorio verso un cammino di integrazione sociale, ha motivato tutti gli operatori ad andare avanti, anche di fronte ad ostacoli apparentemente insuperabili. Con questo spirito, nel 1999 il Centro Laila ha voluto con forza una sede più grande in località Mazzafarro, dove sono state costituite due case-famiglia, denominate "Il sole" e "La luna", per l'accoglienza di minori immigrati da zero a 18 anni, in regime residenziale e semiresidenziale.

Dopo tanti anni di esperienza viene fuori che è necessario l'ampliamento dei servizi per una più larga e qualificata assistenza scolastica. Non è più valida la formula del semplice inserimento a scuola dove il bambino viene inserito immediatamente in una classe dopo essere stato sottoposto ad un sommario accertamento culturale: è necessario assolutamente iniziare con un corso di alfabetizzazione serio e di qualità della lingua italiana, altrimenti avremo sempre dei ragazzi stranieri a scuola di serie B ed in molti casi affidati ad insegnanti di sostegno come se fossero dei ritardati mentali.

Ma soprattutto si sollecita la tutela della parte più vulnerabile, cioè quella dei minori stranieri non accompagnati. Poiché appare che non sempre i diritti riconosciuti sono effettivamente goduti, parliamo del diritto alla protezione da ogni sfruttamento, come lo sfruttamento di minori nell'accattonaggio, nella commissione di piccoli furti ecc., questi ragazzi e ragazze vengono affidati o venduti dai loro genitori ai famosi "zii" per realizzare facili guadagni, poiché essi risultano essere soggetti non imputabili. Per questo essi devono essere inseriti nel tessuto sociale attraverso adeguati progetti finalizzati all'accoglienza e all'integrazione dando loro la possibilità di uscire dall'invisibilità e dalla clandestinità, di non cadere vittime di sfruttatori e di potersi inserire nel territorio. Bisogna creare per questi ragazzi dei percorsi di semiautonomia che devono essere agevolati e non ostacolati.

Queste nostre sollecitudini sono in rapporto con il fatto che il problema dei minori in difficoltà viene sicuramente seguito dai vari organismi istituzionali, ma è pur vero che la reale accoglienza dei minori è sostenuta solo da pochi soggetti in grado di operare concretamente. Bisogna far notare che molte volte la burocrazia è l'ostacolo maggiore da superare e spesso si verifica uno scollamento nei rapporti tra i vari organismi che dovrebbero lavorare di concerto, oppure spesso si nota che molti strumenti offerti dalla normativa a tutela dei minori in difficoltà non vengono utilizzati.

Quindi, in collaborazione con le varie Agenzie sul territorio, come la scuola, la parrocchia, ecc., e con le strutture che lavorano in rete con il Centro Laila, si vanno ad incrementare le attività di orientamento della famiglia con progetti concreti per la socializzazione, risocializzazione e integrazione della famiglia di origine, inserendola in un percorso interculturale, favorendo così una convivenza pacifica e civile di quelle differenze culturali che sembrano così lontane fra loro.

                                           Angelo Luciano 
 

 

                                 

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