FOGLIO LAPIS - FEBBRAIO 2004

 
 

La vicenda di una donna che dopo avere conosciuto l'inebriante successo negli spettacoli circensi si è dedicata all'assistenza ai minori disagiati - Suo marito, oggi nostro collaboratore, ha a sua volta abbandonato la carriera di cantante e batterista per seguire la nuova vocazione solidaristica - Insieme hanno fondato e gestiscono il Centro Laila a Castel Volturno (Caserta): una struttura che ha visto passare in meno di vent'anni 800 bambini, quasi tutti stranieri

 

Esiste un tipo di bellezza fisica che nessun beauty center può procurare. Questa è il risultato l'espressione di un'armonia e di un equilibrio che sono connaturati alla persona. Qui comincia la storia di un essere maraviglioso che abbandonò il mondo di fiaba in cui viveva felice, fatto di luci suoni colori e di tantissime soddisfazioni professionali, come soltanto gli artisti al suo livello conoscono, e lasciati gli abiti dalle paillettes sfavillanti si mimetizzò a tal punto in mezzo a quel pubblico che l'applaudiva da arrivare a condividerne i dolori più profondi, riuscendo a vibrare all'unisono con gli ultimi, le genti più emarginate nella nostra società, per confortare, per alleviare le pene, per "essere tutto per tutti" come diceva San Paolo. Per essere la dolce fatina in carne ed ossa nella cui casa sono stati ospitati con amore più di ottocento bambini.  

Marcelle, a sinistra, con la sorella

Questa è la storia di Marcelle, nata a Parigi in una famiglia dalla lunga tradizione circense. Il padre di origine spagnola, Najarros, la madre francese di origine italiana, di nome Lavacchi. I Lavacchi di Firenze erano una famiglia di artisti di circo. Il padre equilibrista cominciò prestissimo la carriera in Algeria ed è lì che incontrò lei, acrobata. Secondogenita tra un fratello e una sorella, Marcelle all'età di quattro anni cominciò a lavorare nel circo come contorsionista fino a tredici anni, poi ha fatto l'acrobata sempre con la famiglia. Ha lavorato in Germania, Spagna, Francia, Cina, Giappone. A Parigi nei circhi stabili più famosi, Medrano, Bublion, poi in Germania con Krone, Collins, Sarrazani, quindi in teatri a Mosca, in Danimarca. In Persia ha lavorato per lo Scià, per esempio per l'incoronazione di Farah Diba nel suo castello. A Mosca per Kruscev nel circo di stato. La madre di Marcelle era una grande artista ed anche insegnante, ed è ancora ricordata nell'Enciclopedia del circo.  

Marcelle e il fratello tra i genitori

In Israele Marcelle incontra Angelo, che si esibisce a Tel Aviv come cantante e batterista. Si forma così una coppia di artisti che improvvisamente decide di voltar pagina. Eccoli infatti a Castel Volturno, dove i due comprano un terreno per allestire un campeggio turistico. L'operazione riesce bene dal punto di vista commerciale, ma la loro prospettiva è destinata a cambiare profondamente. Perché il luogo è fra i più problematici d'Italia: da quelle parti più che altrove un'immigrazione incontrollata offre migliaia di emarginati allo sfruttamento nei lavori agricoli, per non parlare del facile richiamo della criminalità. Cediamo la parola alla stessa Marcelle: "Un giorno siamo andati con la macchina in un posto dove c'era una donna di colore, venditrice ambulante, con un bambino appeso alla schiena. Io  le dissi che se voleva sentirsi più libera sul lavoro poteva affidare a me il bambino. Dopo una settimana i bambini erano quaranta. Venivano tutte queste donne nere in ginocchio, mi dicevano 'Tu pigli bambino mio, io lavoro'. Insomma era un affar serio". In mezzo a quelle donne, ricorda Marcelle, "c'erano anche delle prostitute, ma non era compito nostro giudicare, compito nostro era aiutare quei bambini".

L'improvvisa vocazione assistenziale di Marcelle e Angelo si scontra con l'ostilità locale, perfino delle istituzioni cattoliche, ma nonostante questo l'iniziativa va avanti. Anche grazie a un singolo sacerdote che mette a loro disposizione un vecchio furgoncino nel quale Angelo sistema delle amache, perché i bambini da prendere al mattino sono tanti e così piccoli che non saprebbe in quale altro modo trasportarli. Marcelle racconta che anche nei momenti in cui sembrava non potessero più andare avanti il cibo alla fine per i bambini non mancava mai, magari solo la pasta, perché le mamme poi non avevano niente e dormivano negli scantinati al freddo. Come tutta questa vicenda sia cominciata e come sia potuta proseguire nè lei nè suo marito sono in grado di raccontarlo razionalmente: è andata e basta, sta di fatto che adesso si può tracciare un primo bilancio incredibile: in quasi venti anni circa ottocento bambini sono passati dalle loro cure.  

Marcelle con il padre

Chi lavora nel circo ha un modo di arrangiarsi non comune: se non si può fare in un modo si fa nell'altro. Bisogna essere veloci, intelligenti e sapersi adattare alle circostanze. Proprio in questo sta l'unicità del Centro Laila (nome della loro secondogenita). Nel fatto che due artisti, un'acrobata e un cantante, unendosi, hanno creato un piccolo mondo nel quale le differenze linguistiche, culturali, di colore della pelle vengono vissute come elementi che arricchiscono. Un piccolo mondo che si considera una famiglia, quasi tutti i bambini chiamano Marcelle e Angelo mamma e papà, anche perché loro medesimi fra loro si chiamano così. E c'è allegria, come potrebbe non esserci, e c'è pure spazio e amore per alcuni fortunatissimi cani e gatti ex randagi: questo a dimostrazione che come dice Marcelle "nei circhi seri gli animali vengono amati e rispettati".

Adesso qualche bambino che fu tra i primi ospitati ha studiato ed è diventato "operatore", e la primogenita Gisèle (che si chiama come la famosa nonna materna) è la principale coordinatrice del centro. Proprio come nel circo: di padre in figlio, la tradizione continua, e se come dice Shakespeare "tutto il mondo è una ribalta" noi spettatori-attori non possiamo che unirci almeno con il cuore a questa meravigliosa famiglia che ha reso realtà la finzione dello spettacolo. Il nostro applauso così forte da oltrepassare le montagne e da arrivare fino alle orecchie della nostra dolcissima parigina, la più bella ed equilibrata artista, così brava che Dio l'ha scelta per riequilibrare dove maggiore è lo squilibrio sociale e umano.

                                                  Marilena Farruggia

 

 

 

 

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