FOGLIO LAPIS - FEBBRAIO 2004

 
 

Millequattrocento carabinieri impegnati in una vera e propria operazione militare contro l'evasione scolastica - Teatro dell'offensiva le nove province siciliane, dove sono scattate 1350 denunce a carico di altrettanti genitori - Scoperti quasi ottocento ragazzi che disertavano i banchi di scuola - Sottolineato lo stretto rapporto fra dispersione scolastica e ambienti della criminalità organizzata - Un esempio da seguire: perché il fenomeno non è soltanto siciliano

 

Sono passati poco meno di due anni da quando avemmo occasione di segnalare (Quando i carabinieri acchiappano Pinocchio: http://www.fogliolapis.it/marzo2002-4.htm) un'operazione di contrasto all'evasione scolastica condotta dai carabinieri del comando provinciale di Napoli. In quella occasione ci augurammo che l'esempio fosse seguito, e che sia pure nel quadro di un complesso di attività repressive imposte da un mondo criminale sempre più agguerrito e multiforme, la lotta contro questa piaga sociale assumesse finalmente un carattere di priorità. Due anni dopo la campagna di Napoli, ecco un'analoga operazione, condotta questa volta sul piano regionale.

Millequattrocento carabinieri del comando della Regione Sicilia hanno passato al setaccio oltre 1300 istituti scolastici nelle nove province dell'isola. I risultati confermano la gravità del fenomeno: è stata infatti accertata l'evasione dell'obbligo scolastico da parte di 773 ragazzi. Sono dunque scattate le denunce, 1350, a carico di altrettanti genitori. Trapani e Catania le province con i più alti tassi di evasione. Nel presentare alla stampa la loro guerra contro la dispersione scolastica, il comando dei carabinieri ha sottolineato lo stretto legame fra questo fenomeno e "contesti legati alla criminalità organizzata".

Proprio questo legame dovrebbe finalmente fare emergere il contrasto dell'evasione scolastica fra le grandi priorità operative: non si tratta infatti soltanto di ricondurre a scuola i bambini che ne vengono tenuti lontani, adempiendo così un obbligo morale nei loro confronti, ma anche di aggredire indirettamente le organizzazioni criminali. Quelle stesse che hanno interesse a poter disporre di minorenni, complici non penalmente perseguibili, per la piccola manovalanza come lo spaccio di droga. Dunque combattere la dispersione è anche un modo di combattere la criminalità organizzata.

É anche auspicabile che finalmente si faccia luce nella tenebra statistica che avviluppa questi fenomeni. Noi della Lapis lo chiediamo da tempo: fin da quando ci siamo resi conto che nessuno sa veramente quanti siano i ragazzi che sfuggono all'obbligo scolastico. E ci fa piacere notare che le nostre sollecitazioni hanno contribuito, in qualche misura, a una più concreta presa di coscienza del fenomeno. Ma sulle cifre è ancora buio fitto. Si continua a sostenere per esempio che nella scuola elementare c'è un tasso di evasione dello 0,08 per cento, e dello 0, 33 alle medie. Ma questi sono in realtà tassi di abbandono, non tengono cioè conto di chi è vittima di evasione totale: e in più si riferiscono a casi per così dire ufficiali, per i quali esiste una documentazione amministrativa. Per vederci chiaro, alcuni anni or sono decidemmo di tentare noi stessi la misurazione del fenomeno: d'intesa con il comando della regione militare Sud, fu condotto un sondaggio su un campione di 3368 giovani di leva in tre province meridionali.

I risultati (articoli e tabelle sono consultabili in http://www.fogliolapis.it/settemb99.htm) furono sconvolgenti. Altro che zero virgola zero: venne fuori che oltre il 6 per cento (un ragazzo su 15) non aveva finito le elementari, e più del 10 (uno su 9) non era arrivato a completare le medie. É vero che quel campione era solo maschile, e geograficamente circoscritto, e trattandosi di diciottenni riferito a alcuni anni prima: tuttavia la differenza fra quei dati e quelli ufficiali balza agli occhi. Inoltre il fenomeno è indirettamente confermato dai desolanti risultati delle indagini sulle capacità di lettura: se davvero il livello di dispersione fosse così basso, non si vedrebbe perché mai una preoccupante quantità di cittadini sia affetta da semianalfabetismo, quando non addirittura sprofondata nell'analfabetismo totale.

La campagna contro l'evasione scolastica merita dunque un plauso e un incoraggiamento: se mai una guerra può essere definita giusta, questo è certamente il caso. Fermo restando, ovviamente, che tocca poi all'autorità giudiziaria accertare le effettive responsabilità personali e che allo stato si tratta soltanto di denunce e ipotesi di reato, non possiamo non salutare con favore il fatto che i genitori vengano chiamati dai giudici a rispondere della mancata scolarizzazione dei figli. Sarebbe anche opportuno che la stampa desse maggiore risalto a notizie di questo tipo: dobbiamo invece purtroppo registrare, una volta ancora, che su molti giornali eventi non sempre degni di nota, anzi spesso molto futili, hanno relegato nelle pagine interne questa promettente operazione siciliana.

                                 a.v.

 

 

 

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