FOGLIO LAPIS - GENNAIO 2000

 

Esperienze

 

QUALE SCUOLA PER GLI ESCHIMESI

 

Nel racconto di Silvio Zavatti, geografo, etnologo e esploratore delle regioni polari, due approcci contrastanti al problema dell'istruzione delle popolazioni autoctone - Il caso del Canada e quello della Groenlandia - Il punto essenziale: non si può pretendere di insegnare in una lingua estranea

 
 
Per l'istruzione dei bambini eschimesi a Rankin Inlet, il governo canadese costruì due scuole federali... I fabbricati sono naturalmente di legno e le aule, spaziose e bene illuminate, sono dotate di tutti i più moderni sussidi didattici. Quattro sono i maestri incaricati dell'istruzione elementare: si tratta di giovani o di giovanissimi, alla loro prima, o quasi, esperienza didattica, che vengono dalle grandi città del Sud, pieni di entusiasmo e di teoria.

Amano questi vispi e intelligentissimi bambini e si ripromettono di trarre grandi soddisfazioni dall'insegnamento. E poi si accorgono che in terza elementare quasi tutti gli scolari hanno dai 14 ai 16 anni! Si disperano, si avviliscono e chiedono di essere trasferiti. Ma perché? Cerchiamo di spiegare le cause di questa spiacevole realtà.

Il governo canadese ragiona, grosso modo, così: gli eschimesi sono cittadini canadesi e come tali debbono studiare in una lingua ufficiale, coi metodi e coi libri che sono usati in tutte le scuole del Canada. Ma... non è esprimere una realtà completa affermare che gli eschimesi sono cittadini canadesi. Lo sono, ma bisogna aggiungere: di lingua, di costumi, di mentalità eschimese. Verità questa, che pone il problema dell'istruzione sotto un altro e ben diverso angolo...

A Rankin Inlet i maestri parlano inglese e non sanno una parola di eschimese: l'opposto vale per gli scolari. Come si fa a spiegare? Si attende che i bambini comprendano l'inglese, vale a dire è impossibile svolgere più di un quarto di programma all'anno...

Poca intelligenza? Ma no, tutt'altro, e lo dimostrano in quelle materie dove l'uso della lingua è ridotto al minimo: aritmetica, canto, disegno. I programmi di queste materie sono più che svolti e i risultati sono sorprendenti...

L'insegnamento in una lingua che non conoscono e di cui non comprendono a fondo lo spirito diventa ancor più difficile se si pensa che i libri usati sono quelli delle scuole canadesi dove si parla, ad esempio, di "vie affollate" e di "autobus". Cosa ne sa di un'idea e dell'altra il bambino eschimese che vive nella solitudine della tundra?...

I risultati? Deludenti... Tutti i giovani parlano male la loro lingua materna e non parlano bene l'inglese. Sta formandosi un gruppo ibrido che non ha senso. Gli eschimesi lo sanno e soffrono e ogni tanto abbandonano le occupazioni dei bianchi e vanno alla caccia: "per sentirsi liberi", dicono con fierezza!
Una scuola siffatta non è formativa e può portare a pericolose fratture. Un padre disse un giorno, senza odio, ma con profonda tristezza: "Voi bianchi mi avete mandato due figli a scuola e ne avete fatto dei bianchi. Questo", e indicava un suo figliolo, "non andrà a scuola e resterà un eschimese"...

In Groenlandia, dove invece si insegna in eschimese, la situazione è molto migliore. L'analfabetismo è completamente scomparso fra i groenlandesi, grazie alle cure che la Danimarca ha prodigato nel settore dell'istruzione. Tutti gli abitanti dell'isola hanno l'obbligo di frequentare sette anni di scuola, corrispondenti alle nostre elementari e medie inferiori.

Nei primi anni si insegna in lingua groenlandese (derivata dall'antico eschimese, ma con notevoli peculiarità locali) e si studia il danese. Negli ultimi tre anni si insegna in danese, ma si studia il groenlandese, che continua a essere la lingua in cui si spiegano alcune materie, come la religione.

Le classi che hanno il danese come lingua fondamentale sono frequentate congiuntamente da ragazzi groenlandesi e danesi, figli di operai o di funzionari distaccati temporaneamente in Groenlandia. Tutte le classi sono miste.

L'insegnamento è fatto principalmente a mezzo di disegni perché si sfrutta così la naturale tendenza che hanno tutti gli eschimesi di esporre graficamente il loro pensiero. Non si assegnano compiti a casa... ma si invitano i ragazzi a ricopiare pagine di un libro perché acquistino scioltezza nella scrittura...

I sette anni di istruzione scolastica sono preceduti dalla frequenza, non obbligatoria, dell'asilo infantile, almeno in quegli insediamenti dove esiste. Il metodo globale completo permette poi di fare progressi notevolissimi, tanto più che i giovani groenlandesi amano molto lo studio. Si mantengono, anche a corsi conclusi, dei lettori formidabili e nelle ore libere dal lavoro si riposano leggendo.

A Godthaab esiste una grande tipografia che pubblica giornali, riviste e libri in groenlandese. I volumi per i ragazzi sono vere opere d'arte tipografica magnificamente illustrati con disegni o con tavole a colori eseguite in genere da artisti groenlandesi.

Nell'isola di Kulusuk... c'è una bellissima scuola e il maestro è un colto groenlandese che abita in una bella casa... Ad Angmagssalik, invece, ci sono cinque maestri danesi e un maestro groenlandese, Villads Villadsen, noto poeta e scrittore che ha completato i suoi studi superiori a Copenaghen.

Durante la mia spedizione groenlandese ho conosciuto un solo indigeno analfabeta. Si chiama Emil Kuku, ha 35 anni ed è un famosissimo cacciatore di foche: è vissuto sempre in piccolissimi insediamenti privi di scuole, ma supplisce a questa mancanza di istruzione con una meravigliosa intelligenza e con una volontà esemplare.

 

Silvio Zavatti

 

 

Questo testo e l'immagine di copertina sono tratti, per gentile concessione dell'editore, da Il misterioso popolo dei ghiacci, seconda edizione, Chi Ni, Macerata, 1995

 
     
     

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