FOGLIO LAPIS - DICEMBRE- 2022

 

Un comune della Brianza, Cesano Maderno, ha costruito fra i rami di un parco di cedri un'aula completamente attrezzata. Un esempio di quell'outdoor learning che offre ai bambini immersi nella natura esperienze e stimoli capaci di migliorarne il processo formativo

 

E’ il litigio familiare per un piatto di lumache ad indurre il giovane rampollo di una nobile famiglia ligure di Ombrosa a rifugiarsi su di un albero e ad eleggere questo a propria dimora esistenziale. Se Cosimo Piovasco, il dodicenne protagonista de Il barone rampante di Italo Calvino, è l’emblema di tutti quei ragazzi che compiono una fuga anarchica per la libertà e che con tenacia e caparbietà perseguono una autoimposta regola interiore, la casa sull’albero è il tropo dell’infanzia capace di marcare la propria distanza dall’età adulta.

A dar vita ad un luogo che nell’immaginario collettivo è destinato ai bambini, e a loro soltanto, nascondiglio ideale e meta di fuga perfetta, ci ha pensato il comune brianzolo di Cesano Maderno che ha terminato da poco la realizzazione di una casa-aula posizionata a tre metri di altezza fra i rami di un parco di cedri. E così il parco urbano di via San Bernardo è divenuto il primo in Italia ad ospitare una treehouse didattica.

L’aula, ampia 17 metri quadri, è stata costruita con materiali ecocompatibili e legno certificato PEFC (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes), programma di certificazione internazionale che garantisce la gestione sostenibile delle foreste. L’interno è arredato con lavagna, banchi e sedute, una libreria per il book crossing e la xiloteca, utile per conoscere e distinguere le diverse varietà di legno. Non mancano oggetti di design ecosostenibili capaci di stimolare la fantasia e rendere più accattivanti le attività didattiche: un oblò di osservazione, la casetta per impollinatori e quella per gli uccelli, uno speaking tube, utile per parlarsi a distanza, e un Eco Phone Speaker, un amplificatore per smartphone realizzato con il legno recuperato dagli alberi del Trentino abbattuti dalla tempesta Vaia del 2018.

Grande cura è stata rivolta anche agli spazi esterni dotandoli di parete e rete di arrampicata, scivolo, terrazza, ponte tibetano, palo da pompiere e, naturalmente non poteva mancare, la scala che si inerpica fra i rami degli alberi. Il tutto con l'unico obiettivo di offrire ai bambini uno spazio per sognare, per fare attività all’aperto, per imparare divertendosi.

La didattica contemporanea sembra sempre più orientata verso una maggiore integrazione degli spazi outdoor negli ambienti scolastici tradizionali. Il modello educativo è quello dell’outdoor education, una didattica capace di offrire una molteplicità di esperienze pedagogiche in ambienti esterni alla scuola modellandole sulle caratteristiche del territorio e del contesto sociale e culturale in cui essa è collocata.

L’outdoor learning, come modello educativo capace di superare e rimettere in gioco gli spazi classici dei processi d’apprendimento, è nato in Germania nella seconda metà del Novecento ed è diffuso soprattutto nel Nord Europa in paesi quali la Svezia e la Norvegia. Basato non su una didattica precostituita, ma su un lavoro per competenze, si traduce anche in benessere psicofisico per i bambini, i quali hanno la possibilità di sperimentare, di stare a contatto con la natura e di imparare a rispettarla.

Le basi concettuali sono rintracciabili nel movimento di pensiero e approccio educativo della scuola nuova e nel movimento pedagogico della scuola attiva, sviluppatesi tra il 1800 e il 1900 e che vedono fra i principali teorici: Dewey, Ferrière, Bovet, Freinet, solo per citarne alcuni.

Nella scuola en plein air lo spazio esterno si propone come una fonte alternativa di apprendimento atto a favorire esperienze dirette e concrete in natura: stabilire un legame con l’ambiente aiuta i bambini a sviluppare aspetti importanti della loro formazione e della loro personalità. Un luogo dove curiosità e creatività, sogno e avventura vanno a braccetto. Concetto che già nell’anno mille Bernardo di Chiaravalle sintetizzava in questo modo: “troverai più cose nei boschi che nei libri. Gli alberi e i sassi ti insegneranno cose che nessun uomo ti potrà dire”.

 

                                                                  Clemente Porreca

 

 


                                                  

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