FOGLIO LAPIS - DICEMBRE- 2022

 

Il confronto internazionale rivela che il nostro sistema educativo richiede alcune misure essenziali per essere al passo coi tempi. Dal prolungamento dell'obbligo alla riforma del calendario, fino a una salutare apertura sul mondo

 

Mai sentito parlare di Neet? É un acronimo inglese, sta per Not in Education, Employment or Training e identifica quella massa crescente di giovani che non studiano né lavorano. Per rallentarne la tendenza all'aumento e avviare una parabola discendente servirebbe un generale rilancio dell'economia e quindi dell'occupazione da una parte, dall'altra una più assidua presenza dei ragazzi sui banchi di scuola. Si parla dunque non solo di incentivare e rinnovare il sistema produttivo, ma anche di lottare contro la dispersione scolastica e al tempo stesso di prolungare la scuola dell'obbligo. Questo prolungamento dovrebbe applicarsi a entrambe le estremità, l'obbligo scolastico cioè andrebbe esteso sia alla prima infanzia sia fino alla soglia della maggiore età. Ovviamente è più facile dirlo che farlo, soprattutto in una condizione di stagnante gestione del sistema educativo e di carenze edilizie come quella italiana.

Eppure sciogliere questo nodo porterebbe a una serie di contraccolpi positivi. Prima di tutto si offrirebbe alla scuola il modo migliore di uscire definitivamente dalle conseguenze dell'emergenza pandemica, che oltre a creare con la didattica a distanza un discrimine fra chi poteva disporre di strumenti informatici e chi non vi aveva accesso, ha aggravato decisamente il cosiddetto stress scolastico. Una ricerca recente ha confermato quello che è nella percezione comune: oltre il cinquanta per cento degli studenti italiani trova la scuola noiosa e, appunto, stressante. Estendere l'obbligo avrebbe inoltre ripercussioni abbastanza ovvie sul piano formativo, su quello culturale e in definitiva sull'assetto sociale.

Per alleviare un carico didattico che molti considerano eccessivo, altra criticità della scuola italiana, la soluzione più ovvia è evidentemente la riformando del calendario scolastico attraverso la riduzione della lunga vacanza estiva, che non ha paragoni fra gli altri ordinamenti scolastici europei, e l'introduzione di brevi vacanze autunnali invernali e primaverili. In questo modo si potrebbe centrare l'importante obiettivo della continuità didattica oltre a quello di salvaguardare meglio nella memoria gli insegnamenti dei mesi che precedono l'estate.

Un'altra urgenza di carattere generale della scuola italiana è la sua necessità di aprirsi al mondo che la circonda, di interagire con tutto ciò che sta all'esterno della sede scolastica. Qualcosa è stato fatto con il coinvolgimento delle famiglie nelle attività scolastiche, ma è ancora troppo poco. Bisognerebbe creare una sinergia fra la scuola, le altre istituzioni pubbliche a cominciare dai comuni e la società civile. Lo sport e il teatro sono i due ambiti sui quali si potrebbe puntare perché il mondo della scuola possa proiettare all'esterno la sua identità e i suoi risultati.

 

                                                                  f. s.

 

 


                                                  

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