FOGLIO LAPIS - DICEMBRE- 2021

 

Un editoriale a fumetti è comparso sul Los Angeles Times. Il tema: il senso d'identità dei giovani americani di origine asiatica e la loro esperienza scolastica. La maggior parte degli studenti tende a considerare le proprie radici indipendentemente dal fattore razziale

 

Malaka Gharib è una giovane giornalista americana attiva nella NPR (National Public Radio), un'emittente privata finanziata con denaro pubblico con base a Washington. Le sue radici in parte filippine e in parte egiziane, sono all'origine di una sua pubblicazione del 2019, I Was Their American Dream, (ero il loro sogno americano) in cui racconta la sua esperienza di immigrata che è riuscita a integrarsi, realizzando appunto il “sogno americano”. Da tempo Malaka si occupa con particolare sensibilità dei problemi connessi con l'appartenenza etnica in quel crogiolo di provenienze che alimenta il melting pot degli Stati Uniti. Abile disegnatrice, ama esprimersi con una sofisticata grafica.

Un suo editoriale a fumetti è comparso nei giorni scorsi sul Los Angeles Times, in cui prova a delineare il quadro delle identità etniche così come si manifestano nell'esperienza scolastica. In particolare parla della sua esperienza nella scuola che ha frequentato, un istituto secondario a Cerritos, nella California meridionale, affollato di alunni di provenienza asiatica. Ebbene, in quella scuola non si parlava quasi mai di questioni connesse con la diversità etnica e culturale. Per capire le ragioni di questo silenzio, Malaka ha interpellato alcuni ex compagni di scuola.

Molti di loro dicono che non se ne parlava proprio perché quella scuola era già di per sé molto “diversa”, visto che era frequentata prevalentemente da allievi delle più disparate provenienze asiatiche. Ovviamente si chiedevano a vicenda “chi fossero”, ma la cosa non andava oltre. Non era che uno scambio di convenevoli: Sei filippina? Non sembra dal tuo aspetto... Un ex compagno di scuola di origine indiana spiega questa apparente reticenza riportando uno scambio di battute fra due pesci. Com'è l'acqua? chiede uno. E l'altro risponde: l'acqua? Ma cosa diavolo è l'acqua? Non ho mai sentito il bisogno di specificare la mia identità: sono indiano ma ho amici coreani, messicani, filippini. E con questo?

Un altro, di provenienza coreana, conferma: ero circondato da tanti compagni con radici in Asia orientale che non mi sono mai preoccupato delle mie radici familiari. Ho sempre trovato naturale portarmi kimbap per colazione o levarmi le scarpe ogni volta che entro in casa o andare fin da piccolo a lezione di pianoforte, come fan no tutti i bambini coreani. Una ragazza di origine filippina distingue la sua esperienza, immigrata di seconda generazione, da quella dei compagni di prima generazione, ancora permeati della cultura d'origine:eppure anche per loro non esiste, o almeno non esisteva fra i banchi della scuola di Cerritos, qualcosa che potesse chiamarsi Problema razziale.

Un'ex allieva di origini indiane ricorda che circolava a suo tempo qualche luogo comune, che la induceva a mostrarsi “non troppo” indiana. Altrimenti temeva di essere giudicata come poco cool, insomma una ragazza non proprio alla moda. Ora sono madre, rivela, e insegnerò a mia figlia a non preoccuparsi di qualsiasi cosa le dicano. Malaka ha sentito anche il parere di un docente della scuola di Cerritos, il quale sostiene che non avrebbe saputo come trattare il tema.

Non avevamo a disposizione un lessico razziale: Malaka è convinta che una corretta integrazione delle comunità di origine straniera non può prescindere dalla conoscenza e dalla cura della proprie caratteristiche culturali. Quindi saluta con soddisfazione il fatto che oggi, a differenza dagli anni della sua esperienza nella high school californiana, c'è molto materiale a disposizione i chi voglia approfondire questi argomenti e imparare a non temere di essere orgoglioso della propria cultura d'origine. Inoltre a partire dal 2025 le scuola della California dovranno offrire corsi di studi etnici.

 

 

                                                                 Fredi Sergent

 

 


                                                  

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