FOGLIO LAPIS - DICEMBRE- 2020

 

La necessità indotta dalla pandemia di mantenere il distanziamento sociale ha obbligato il sistema educativo a riscoprire l'insegnamento open air – Il modello è quello scandinavo della “scuola nella foresta” e tutto lascia credere che sopravvivrà all'emergenza sanitaria

 

Perfino a Manhattan, dove la massiccia concentrazione urbana sembrerebbe contraddire al fenomeno, ci hanno provato con successo. La scuola che la drammatica emergenza pandemica ha sospinto fuori dalle aule, dove è problematico rispettare le regole del distanziamento sociale, si è guardata intorno e ha cercato nuovi spazi dove ritentare il rito e la prassi dell'insegnamento. Perché non riprendere le lezioni nel vicino parco pubblico, o nella piazza che si allarga fra i grattacieli, al limite nello stesso cortile dell'edificio scolastico?

Certo molto dipende dalle condizioni meteorologiche, è chiaro che se piove a dirotto l'esercizio diventa impossibile, e allora bisogna rifugiarsi con tutte le cautele del caso negli angusti spazi interni. Ma c'è chi ha provveduto ad attrezzarsi con ampi tendoni, attivando l'emozionante novità del learning in the rain. Più difficile superare l'insidia del freddo, anche se qualcuno ci ha provato con caloriferi e abbigliamenti particolari.

Nell'America flagellata dalla pandemia (gli Stati Uniti sono di gran lunga il paese più colpito dal coronavirus sia per numero di contagi, sia per il tragico bilancio delle vittime) la scelta di contrapporre la ricerca di spazi aperti alla didattica a distanza si è imposta non soltanto nelle grandi città, ma a maggior ragione nelle aree rurali o nei centri urbani minori, che non di rado possono contare su ampie aree verdi a ridosso dell'abitato.

In ogni caso le ore di lezione passate all'aperto hanno spalancato inesplorati orizzonti davanti agli operatori del sistema educativo, hanno proposto nuovi stimoli all'avventura dell'apprendimento. L'emergenza ha aperto la strada verso un inedito rapporto dell'istituzione scolastica con l'ambiente stimolando un nuovo capitolo della ricerca pedagogica.

In fondo il modello al quale si ispirano queste soluzioni è quello scandinavo della “scuola nella foresta”, che certo non concede sconti in materia di meteo. La differenza consiste nel fatto che in quel caso non è un'emergenza, sanitaria o di altro genere, a sospingere le classi fuori dagli edifici scolastici, ma piuttosto il desiderio di inserire al meglio la scuola nel contesto ambientale. Non si tratta soltanto di studiare l'ambiente, si tratta soprattutto di farne la sede dello sforzo educativo, di trarne quegli stimoli e quelle suggestioni che nello spazio chiuso dell'aula tradizionale si possono soltanto immaginare.

 

                                                                 f. s.  

 

 


                                                  

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