FOGLIO LAPIS - DICEMBRE- 2020

 

L'educazione prioritaria cerca di realizzare nel sistema scolastico francese il secondo degli obiettivi fissati nella trilogia rivoluzionaria, necessario per dare un senso agli altri due, libertà e fraternità. Nata nel 1981, questa politica si scontra con mille difficoltà, accentuate dalla pandemia

 

Secondo Jules Ferry, il politico francese che lanciò fin da metà Ottocento l'idea della “scuola repubblicana” gratuita e obbligatoria, si trattava di vincere le inaccettabili disuguaglianze sociali attraverso l'insegnamento indiscriminato del francese, della morale e del calcolo. In questo modo ogni cittadino raggiungerebbe il livello formativo minimo necessario all'esercizio delle sue responsabilità civili. Il sistema educativo avrebbe così realizzato il secondo degli obiettivi proposti dalla celebre trilogia rivoluzionaria, l'uguaglianza, senza il quale gli altri due, libertà e fraternità, resterebbero privi di senso.

L'esperienza dimostrerà rapidamente che non basta rendere le aule scolastiche accessibili a tutti per raggiungere lo scopo egualitario, ancora una volta il tipico ottimismo ottocentesco sconfinava nell'utopia scontrandosi con una realtà ostile. In realtà la scuola non ha fatto che confermare una discriminazione che aveva le sue radici nel profondo della società, e come sempre gli alunni provenienti da famiglie povere o contesti degradati ne risultavano fortemente svantaggiati. Bisognava affrontare il problema non limitandolo al sistema educativo ma allargandolo alla condizione sociale.

Fu così che nel 1981 nacque in Francia l'educazione prioritaria, una strategia d'intervento diretta a combattere tutti quei problemi sociali che hanno riflessi visibili sul rendimento scolastico. Un documento ministeriale specifica che “la politica di educazione prioritaria ha lo scopo di correggere l'impatto delle disuguaglianze sociali ed economiche sulla riuscita scolastica attraverso un rafforzamento dell'azione pedagogica ed educativa nelle strutture scolastiche dei territori in cui si manifestano le maggiori difficoltà sociali”. Si punta in particolare su uno sforzo pedagogico mirato, sul coinvolgimento delle famiglie, sulla mobilitazione dei servizi di assistenza sociale, sul miglioramento del contesto ambientale scolastico.

Di fronte allo spessore della finalità che s'intende raggiungere, far sì che ogni giovane alla fine della scuola dell'obbligo possa disporre delle conoscenze, delle competenze e della cultura necessarie per poter vivere da cittadino responsabile, la politica dell'educazione prioritaria ha dovuto fare i conti con una serie di gravi difficoltà. La prima è l'atteggiamento delle famiglie, che soprattutto fra le comunità di origine straniera non sempre sono in grado di comprendere appieno le esigenze dei loro figli in fatto d'istruzione. Inoltre gli insegnanti spesso non riescono ad avere una percezione corretta delle capacità potenziali degli alunni, e di fronte a classi con una forte presenza di ragazzi particolarmente svantaggiati hanno la tendenza a ridurre le aspettative e dunque l'impegno.

Ma nonostante tutto il sistema dell'educazione prioritaria procede, arricchendosi costantemente di contributi teorici e cercando di adattarsi alla mutevole realtà di un Paese fortemente segnato dalle disparità etniche e sociali, dalla presenza di desolate banlieues attorno alle maggiori città, da una discriminazione di fatto che anche la pandemia attualmente in corso ha contribuito a manifestare accentuandone il peso sui ragazzi più svantaggiati.

 

                                                                 l. v.  

 

 


                                                  

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