FOGLIO LAPIS - DICEMBRE- 2019

 

Secondo un'indagine della Bocconi non è affatto vero che lo smartphone possa considerarsi un sussidio didattico: per oltre i due terzi dei soggetti interpellati viene usato poco, o non usato affatto, per fare i compiti – É invece abbastanza diffusa l'abitudine di usarlo in classe per copiare – La diversa percezione di genitori e figli del ruolo del digitale

 

Quasi un terzo dei nostri ragazzi dice di avere cominciato a tamburellare sul primo cellulare fra i sei e gli otto anni. Ma i genitori non sono d'accordo: per loro l'accesso al digitale in così tenera età riguarda non più del diciannove per cento dei bambini. É un esempio della diversa percezione che di questo fenomeno, l'uso degli strumenti informatici portatili, hanno adulti e bambini, genitori e figli. Questa contraddizione emerge da una ricerca che l'università Bocconi e l'associazione ImparaDigitale hanno realizzato interpellando millecinquecento ragazzi in età di obbligo scolastico e un migliaio di genitori e insegnanti, oltre ad alcune decine di consigli di classe. Per arrivare alla conclusione che il cellulare è talmente invasivo nella vita dei giovanissimi da determinare forti dubbi sull'utilità e sull'opportunità del suo uso a scuola.

Mettendo a confronto le risposte dei ragazzi e quelle degli adulti emergono altre vistose differenze: per esempio quasi tutti gli alunni della scuola primaria negano l'abitudine di portare il cellulare in classe, mentre i loro insegnanti dicono che quasi un quarto dei bambini lo usa clandestinamente, ad esempio per copiare i compiti. E ancora: mediamente i ragazzi dichiarano di usare il cellulare per un tempo infinitamente più ridotto rispetto a quello che segnalano i loro genitori. Oltre l'ottanta per cento dei genitori dichiara di avere fissato delle regole limitative per l'uso dello smartphone, ma non tutti i figli le riconoscono, e una quota significativa ammette che si guarda bene dal rispettarle. Inoltre usano lo strumento fino a tardi nella giornata: oltre le 23 i bambini delle elementari, oltre la mezzanotte i ragazzi della secondaria di secondo grado.

Il cellulare è dunque ormai un oggetto irrinunciabile per i nostri figli, ma purtroppo questa inchiesta rivela che una caratteristica illusione delle famiglie, secondo cui è anche un utile strumento didattico, capace di aiutare nello studio, è quasi del tutto campata in aria. Infatti il sessantotto per cento lo usa poco, o addirittura non lo usa affatto, per studiare o per fare i compiti. Insomma va in frantumi il mito del “maestro digitale”, o viene almeno fortemente ridimensionato. Certamente l'innovazione delle tecniche educative non può prescindere dal supporto informatico e telematico, ma può utilmente servirsene soltanto se non si limita esclusivamente a quello, ma inserisce la tecnologia un una visione più ampia, al centro della quale rimangono il rapporto umano fra discente e docente e l'obiettivo di aiutare il primo a crescere, creandosi i necessari spazi di autonomia creativa.

 

                                                                 f. s.  

 

 


                                                  

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