FOGLIO LAPIS - DICEMBRE- 2019

 

La sera del 29 ottobre 1969 due computer provarono a scambiarsi dati – A tre mesi dallo sbarco sulla Luna si compiva una volta ancora “un grande balzo per l'umanità” - Con quel primo scambio nasceva Internet, che oggi connette quattro miliardi di utenti, ben oltre la metà della popolazione terrestre – Polemiche e problemi, e una possibile soluzione

 

Sono le ore 22,30 del 29 ottobre 1969 e su una tastiera Charley Kline inizia a digitare le lettere “L” e “O”. Crash! Non si tratta di un messaggio criptato o l’inizio di un romanzo, ma le prime avvisaglie di qualcosa che nel giro di pochi anni avrebbe trasformato le nostre vite. L’umanità è ancora stupita, non ha ancora abbassato gli occhi dalla straordinaria impresa che Neil Armstrong ha compiuto il 20 luglio 1969, che a distanza di pochissimi mesi (questa volta lontano dagli sguardi della folla acclamante) emette i suoi primi vagiti quella invenzione formidabile che è Internet.

Quel giorno due computer distanti tra loro (uno posizionato presso l’Università di Los Angeles e l’altro presso lo Stanford Research Institute) provano a scambiarsi dati. Il primo avrebbe dovuto trasmettere “LOG” e l’altro rispondere “IN”, in modo da comporre la parola “LOGIN”. Peccato che giunti alla lettera “G” il primo computer sia andato in crash per un errore di memoria e solo dopo un’ora di lavoro la situazione sia stata ripristinata. D’altronde era un periodo pionieristico dove si lavorava su una trasmissione telefonica di 50 kbps fornita dalla AT&T, una velocità di comunicazione circa tremila volte più lenta rispetto a quella odierna.

La rete, progettata e finanziata dal Dipartimento di Difesa americano, si chiamava Arpanet (Advanced Research Projects Agency Network). I nodi che collegavano inizialmente solo Los Angeles e Santa Clara si moltiplicano in breve tempo, a tal punto da richiedere regole comuni e condivise. E’ così che nel 1974 gli informatici Vinton Cerf e Bob Kahn (il primo ad usare il termine Internet) presentano al mondo il TCP/IP (Transmission Control Protocol/Internet Protocol). Grazie a questi protocolli viene definito lo standard utile per il trasferimento di pacchetti di dati. Tuttavia, occorrerà attendere il 1989 affinché dai laboratori Cern di Ginevra nasca il WWW (World Wide Web). L’invenzione è da attribuire allo scienziato britannico Tim Berners-Lee. L’idea di creare una rete composta da collegamenti ipertestuali (link), indirizzi (url) consultabili tramite un browser viene dapprima perfezionata nel 1991, anno del primo sito web, fino a raggiungere il suo culmine nel 1993 quando il Cern decide di rendere disponibile gratuitamente il protocollo WWW.

Abbandonando l’ambiente accademico è riuscito velocemente a condizionare, modificandoli, usi ed abitudini. Oggi a 50 anni esatti dal primo collegamento fra due computer, possiamo asserire di vivere in una società connessa con circa quattro miliardi di utenti che hanno accesso alla Rete, ossia quasi il 60% della popolazione mondiale.

Se da una parte si è rivelato un potente strumento per lo scambio circolare di conoscenze ed informazioni, dall’altro si accompagna ad elementi ancora oscuri, o volendo tossici. Dal deep al dark web, dalle fake news alla profilazione degli utenti in grado di influenzare non solo le logiche commerciali, ma anche quelle politiche, in quel fenomeno ormai noto come bubble democracy. Gli algoritmi vengono utilizzati non per informare ma per promuovere reazioni, sfruttando i contenuti più polarizzati, tali da catturare l'attenzione e dare la sensazione di coinvolgimento. L’idea utopica originaria di un nuovo socialismo del web in molti casi ha mostrato il suo vero volto, palesandosi come una sorta di capitalismo digitale.

Fra la passiva accettazione e la demonizzazione della Rete esiste una terza via, è quella che Tim Berners-Lee ha cercato di indicare al Web Summit di Lisbona nel 2018 e ripreso proprio in questi giorni a Berlino: un Contratto per il Web, destinato a singoli utenti, aziende e governi. In nove principi e settantacinque clausole invita ad un ripensamento generale di Internet e alla sua protezione come un bene pubblico ed un diritto fondamentale per tutti. Al momento è stato sottoscritto da numerose organizzazioni fra le quali Facebook, Google e Microsoft. E' vero, mancano ancora colossi del calibro di Apple e Amazon, ma sono i primi segnali di un percorso di maturazione ed autoriflessione collettiva che intende recuperare l'idea originaria di una Rete aperta a chiunque in modo costruttivo.

 

                                                                 Clemente Porreca  

 

 


                                                  

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