FOGLIO LAPIS - DICEMBRE - 2015

 
 

Alcuni recenti episodi di cronaca hanno riaperto la discussione a proposito dell'opportunità dei viaggi scolastici d'istruzione – In realtà si dovrebbe discutere piuttosto sulle misure e gli accorgimenti necessari per fare di queste esperienze un utile supporto didattico, in condizioni di sicurezza – Un problema accessorio è rappresentato dalla riluttanza di molti docenti, che preferiscono evitare le “grane” connesse al ruolo di accompagnatori

 

La morte di un ragazzo, precipitato dal balcone di un albergo milanese durante il viaggio d'istruzione della sua classe all'Expo, ha riaperto un tema che periodicamente si pone al centro dell'attenzione: i viaggi scolastici d'istruzione, le gite scolastiche come sono comunemente chiamati. Del resto questa caratteristica istituzione della scuola italiana viene presa di mira non soltanto in occasione di eventi luttuosi: da tempo si critica una consuetudine che sembra avere smarrito il suo contenuto didattico per approdare a una sorta di folklore giovanilistico, la gita scolastica come valvola di sfogo degli umori troppo spesso repressi dei nostri adolescenti. Si parla di notti brave, di bravate, di avventure erotiche e alcoliche.

Infine, un dato per così dire tecnico-organizzativo: è sempre più difficile trovare docenti disposti al ruolo di accompagnatori. Troppa la responsabilità di fronte all'incontenibile esuberanza dei ragazzi, troppa la delusione di fronte alla loro cronica indifferenza agli aspetti più propriamente culturali del viaggio. É un vero peccato, perché la tanto vilipesa gita scolastica è una delle rarissime occasioni in cui si fa o si dovrebbe fare un'esperienza didattica di squadra. In un sistema educativo che tende a individualizzare all'estremo l'istruzione, potrebbe essere un'opportunità da cogliere al volo. Sarebbe grave dovervi rinunciare.

Che fare dunque, per restituire smalto al viaggio d'istruzione? Prima di tutto è essenziale la scelta del tema, che non dovrebbe essere troppo generico ma individuare un elemento specifico sul quale focalizzare l'interesse della classe. Tanto per fare un esempio: non si va in gita a Parigi, per quanto l'idea possa essere piacevole. Si fa invece a vedere la Gioconda, e attraverso la Gioconda a studiare Leonardo, la sua esperienza francese, l'irraggiamento mondiale della sua arte e della sua scienza. E si invitano i ragazzi a considerare, dalla tribuna privilegiata del Louvre, i problemi della conservazione museale e quelli dei capolavori “esuli”, come le molte opere strappate dagli archeologi in aree sottomesse nell'epoca coloniale, di cui i paesi d'origine pretendono la restituzione.

Quanto al problema degli accompagnatori, non si può che ricorrere a compensi adeguati e a formule assicurative che garantiscano sia gli allievi e le loro famiglie sia i docenti, sia infine gli albergatori che troppo spesso lamentano danni alle loro strutture. Gli autori di questi danni dovrebbero essere individuati e chiamati a risponderne, superando vecchi intollerabili schemi come la tradizionale omertà delle famiglie. Tutto questo per salvare un'istituzione che potrebbe essere didatticamente utilissima, se solo venisse ricondotta alle sue finalità originarie. Del resto la ministra dell'istruzione Stefania Giannini ha messo a tacere il fronte abolizionista: “Le gite scolastiche” ha detto “ non sono in discussione”.

                                                        l. v. 
                                         

  


                                                  

 
 

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